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Crociata contro l'anoressia
Se il mese scorso ci siamo occupati dell'indagine
dell'Istat che ha lanciato il grande allarme "Emergenza obesi", per
cui in Italia vi sarebbero quattro milioni di abitanti largamente in soprappeso,
con danno grave di salute ed estetica, l'argomento di oggi è quello opposto,
riguarda l'altra faccia dell'obesità, ovvero l'anoressia, o meglio si
occupa dei disturbi alimentari (obesità anoressia, bulimia) visti in
a loro ottica complessiva.
In questo senso, possiamo affermare che Hollywood crea ed Hollywood distrugge,
e che - purtroppo - noi siamo "figli" dell'America in troppe cose,
volenti o nolenti: basterebbe esaminare l'andamento delle borse europee "americadipendenti",
per rendersi conto del fatto che usi, costumi, mode, tendenze e, persino il
mercato finanziario, siano legati al carro degli States.
Dopo aver proposto per anni il deleterio modello della donna grissino - secondo
molti psichiatri all'origine della dilagante anoressia che affligge adolescenti
e donne mature in tutto il mondo, vittime degli improbabili modelli imposti
dal grande schermo - la Mecca del cinema lancia una nuova sfida, all'insegna
dello slogan: "grasso è bello".
Paladina della mini-rivoluzione è la venticinquenne Gwyneth Paltrow.
La splendida e magrissima star di "Shakespeare in love" ha deciso
di "indossare" i panni dell'obesa nel suo prossimo film: "Shallow
Hai", storia di un giovane superficiale e vanesio, ma assetato d'amore,
che sotto ipnosi si invaghisce perdutamente di una ragazza grassa e goffa di
oltre 150 chili, di cui vede solo la bellezza interiore.
Quando l'incantesimo sparisce, l'uomo si rende conto di trovarsi davanti a una
donna cannone - per quanto tenerissima e dal cuore d'oro - e deve decidere se
la ama ancora per la sua interiorità, passando sopra al suo aspetto.
Non è la prima volta che una star americana si dà al sovradosaggio
di pastasciutta per esigenze di copione. Basta pensare a Robert De Niro, che
in "Toro scatenato", acquistò 50 chili. O a Kathleen Turner
ea Ellen Burstyn, entrambe costrette ad ingrassare per interpretare, rispettivamente:
"Ho perso la testa per un cervello" e "Requiem for a Dream".
Il messaggio di questi film e di altri ancora sull'attuale argomento, è
un'arma a doppio taglio, in un'America ossessionata dal cibo e dal look, che
non sembra riuscire a trovare il giusto mezzo tra anoressia, bulimia e obesità.
Mentre a Filadelfia il sindaco mette tutta la città a dieta per rispondere
all'emergenza grasso che affligge la popolazione - per il 44% afro-americana
- il Center for Disease Control di Atlanta rivela che il 61% degli americani
è obeso o soprappeso; preoccupante la percentuale di ragazzini fra i
6 e i 13 anni e alta quella delle donne (59%).
E l'anoressia continua a mietere milioni di vittime ogni anno. Il problema non
è solo estetico e psicologico, ma medico e sociale, visto che i disturbi
alimentari costano miliardi alle strutture sanitarie pubbliche e private.
Gli esempi di morti per anoressia sono sempre più frequenti, purtroppo,
anche da noi In Italia.
Non troppo tempo fa in un ospedale vicino a Lecco si è spenta la trentunenne
Laura, che pesava 25 chili. L'anoressia, dicono coloro che - fortunatamente,
con opportune cure mediche sono riusciti ad uscirne - è una malattia
spietata che entra nel cervello, allontana dalla realtà, porta lontano
da tutto e da tutti per seguire quegli ordini assurdi di: non mangiare, essere
in continuo movimento, dando illusione di forza, di falsa energia.
L'anoressico che mangia mezza mela è preso da gravi sensi di colpa e
cerca di smaltire con ginnastica, cyclette, non può fermarsi perché
lo "schiavista" (malattia) gli ordina di continuare, schiavizzandolo
all'obbedienza.
Opportunamente assistiti, la malattia si può vincere. Esistono appositi
centri che associano alla prestazione di medici addetti specialisti, anche tutto
un contorno di assistenti e volontari preparati allo scopo.
Visto che l'America "impera" su gusti e tendenze anche europee, speriamo
che la nuova crociata che va improntando contro i modelli estetici tipo "magro
è bello", tendano a smitizzarsi, ma soprattutto speriamo che i giovani
prendano ad avere buonsenso, non ignorando certo il valore di un aspetto decoroso
e gradevole, senza dimenticare però di dare ogni tanto un'occhiata al
loro patrimonio interiore, a quello che portano dentro
GRAZIA GIORDANI