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DNA: tutti schedati?
Sapevamo che il DNA fosse importante, una specie
di carta d'identità indelebile di quello che siamo corpo ed interiorità,
ma il fatto di sangue avvenuto a Castiglioncello, con l'uccisione di Annalisa
Vicentini, una bella ragazza di 24 anni, trovata morta in una pineta, sottolinea
ancor più l'importanza di questa proteina complessa che abita perennemente
dentro di noi.
Infatti, il presunto killer della sventurata ragazza, apprendiamo dai media,
è stato "incastrato" dal sangue trovato sul luogo del delitto,
inviato alle polizie di tutto il mondo.
Dunque, una banca dati con le impronte genetiche darebbe informazioni utili
alla medicina, e non solo ad essa, visto il caso più sopra descritto.
Si parla già di raccogliere e archiviare il Dna di tutti i nuovi nati
per disporre di un "archivio" sulle malattie rare e per consentire
test di prevenzione delle patologie ereditarie. E non è certo fantascienza,
perché un legge impone già da anni - almeno per alcune malattie
- uno screening neonatale. E presto, a partire dalla Lombardia, sarà
creata una "Banca materiali" che conserverà per dieci anni
un campione sanguigno di tutti i neonati. È un progetto che, al momento,
non ha lo scopo di rendere più precise e fulminee le indagini sui crimini
(come nei giorni scorsi - apprendiamo da "Io donna", inserto del Corriere
della sera - ha proposto il comandante della Racis, Raggruppamento Carabinieri
Investigazioni Scientifiche - ma che potrebbe avere sviluppi in futuro. L'utilità
della banca dati genetica - secondo gli addetti ai lavori - consisterebbe, attraverso
un campione del Dna di tutta la popolazione, nella possibilità di fare
studi epidemiologici su larga scala su molte malattie ed anomalie genetiche.
E nei casi di morte prematura agevolerebbe la comprensione delle cause. Già
in Italia esistono archivi genetici. In linea con altre realtà europee,
si potranno conservare per almeno dieci anni campioni di sangue, prelevati di
routine a tutti i neonati. Questo materiale biologico potrà essere utilizzato
per la ricerca biomedica e genetica e potrà migliorare le conoscenze
sulle patologie rare, con possibilità di sviluppo verso un'utilità
anche più espansa.
L'importanza del Dna dal campo strettamente sanitario, dunque si dilata a quello
giudiziario (cfr. il caso del delitto di Castiglioncello), spingendosi fino
al delicatissimo settore del riconoscimento di paternità, per cui viene
a cadere anche il brocardo: "Mater semper certa, pater numquam" del
diritto romano, ora anche il "pater" avrà una sua certezza.
E qui sorge il grande problema della privacy. Sempre i responsabili del
progetto e della sua esecuzione, assicurano che prima di effettuare il prelievo
al neonato, consegneranno ai genitori un foglio con le informazioni sulla banca
e sulla sua finalità e in cui sarà prevista la possibilità
di negare l'assenso alla conservazione del materiale biologico del proprio bambino.
I campioni, comunque, saranno catalogati, utilizzando un codice a barre, e quindi
qualunque studio avverrà "in cieco", mantenendo l'anonimato
della persona che ha fornito il Dna.
Certo è che anche le novità più positive, possono nascondere
qualche risvolto negativo. Non possiamo nascondere il fatto per cui conoscere
la predisposizione alle malattie può creare ansia; fortunatamente esistono,
però, strategie di difesa, visto che la vita umana non è matematica,
e quindi nulla è totalmente determinato.
GRAZIA GIORDANI