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Flaminio De Poli: uomo d'eccezione e poeta
di pensiero
La nostra terra vanta pochi "capiscuola",
insegnanti talmente forti nella personalità da "marchiare"
gli scolari, lasciando nella loro mente un patrimonio intellettuale così
importante da farli sentire dei privilegiati. Nella schiera esigua di questi
maître à penser eccezionali, va annoverato Flaminio De Poli
che . nei giorni scorsi - a molti anni di distanza, ha rivisto un folto gruppo
di suoi ex allievi mescolarsi al pubblico che ha affollato la sala della Cassa
di Risparmio in Piazza Vittorio Emanuele a Rovigo.
Uno degli ex allievi del Professore - Ercole Chiari, preside del Liceo Classico
e delle Magistrali di Rovigo - ha avuto il compito di presentare "Flaminio
De Poli poeta", ma non si è limitato a questo, l'oratore, che ha
saputo ricreare l'atmosfera dei beati giorni liceali, ricordando l'eccezionalità
del personaggio, così sui generis per assoluta originalità di
pensiero e di non appartenenza a nessuna scuola, maestro di se stesso.
Chiari ha spesso citato uno dei saggi del Maestro - a suo avviso - maggiore
paradigma della pienezza del suo pensiero: "L'uomo, le cose, l'aggettivo",
sottolineando come "mai - il Professore - si sia fissato in una formula
definitiva". Un pensiero coerente, quello di De Poli, ma nello stesso tempo
mai cristallizzato, mummificato in una staticità inerte, un pensiero
ricco di paradossi, in linea con il clima culturale e sociale di cui si è
fatto portavoce.
I "testimoni" dell'intenso pomeriggio hanno apprezzato non solo la
finezza intellettuale delle argomentazioni del relatore, ma anche l'afflato
affettuoso - senza stucchevoli sentimentalismi - che potevano leggere dentro
le affermazioni di Chiari che "rievocava" l'ideologia del Professore,
per quanti gli erano stati scolari, e la illustrava a quanti non avevano avuto
questa fortuna.
"Non è poesia filosofica quella di De Poli - ha detto Chiari - ma
espressione di natura asseverativa che si imprime nella mente del lettore: poesia
di pensiero."
Il relatore ha riportato in luce temi cari al pensiero depoliano: la Necessità
(la greca Anànke) e la Pietà (un sentimento intellettivo
che mette in rapporto le persone perché possano fruire della loro esistenza);
leggi che condizionano l'esistenza biologico-psicologica e non sono oggetto
di scelta. Quindi ha sottolineato l'"estraneità" dell'uomo
che ha sempre manifestato distacco. Estraneità che De Poli si è
imposta quale scelta di carattere morale e civile.
Dalla dotta e coinvolgente relazione dell'oratore è uscito il ritratto
di un umanista che ha sempre rifiutato lo schema di commisurare l'uomo - operando
un'astrazione - ad un tipo fisso, ad un modello.
La religiosità del poeta (vedi "Preghiera per un laico", "Preghiera
in volgare") - agli occhi del critico - è apparsa profonda, ma non
di tipo dogmatico, dottrinale, specchio dell'atteggiamento dell'uomo che - attraverso
la formula del linguaggio - chiede a Dio quello ch'Egli ha già deciso
per noi (homo homini deus, secondo una visione "spinoziana"
dell'inevitabilità).
Temperamento lirico-tragico (preso profondamente dai contrasti insanabili dell'esistenza),
il Poeta esprime una sua concezione "non romantica, ma tecnica", espressiva
all'interno di ogni stato d'animo dei problemi socio-esistenziali. De Poli ha
sempre manifestato nella sua opera un netto "rifiuto della sopraffazione,
dell'uomo sull'uomo". L'Autore tende indefessamente a "una nuova sintesi
espressiva", prendendo posizione contro l'estetismo e il realismo, sostenitore
sempre dell'"intransitività dell'esperienza", per cui non si
può comunicare o fare esperienza per interposta persona.
Alla sottile analisi estetico-filosofica per frammenti di opere del Poeta (partendo
dal '53, con "Dal seno dell'amaro", fino ai giorni nostri, passando
attraverso a "Psalmi" e alle pregevoli opere in lingua euganea), in
chiusura si è sentita la voce di De Poli che ha riproposto i suoi grandi
amori poetici di sempre, quali grandi della "potenza espressiva":
Omero, profondamente lirico, Dante, Garcia Lorca, Ezra Pound, e ha proseguito
ribadendo i temi portanti del suo pensiero: "La lettura rinnova la scrittura"
- per cui oggi Omero è più apprezzato da noi che dai contemporanei,
poiché lo leggiamo arricchiti da secoli di storia e cultura; "Il
segreto del mondo poggia tutto sull'individuo"; il Poeta deve imparare
a comunicare con un numero sempre minore di vocaboli, fino a "diventare
un enigma".
E De Poli, poeta riservato, autore per pochi individui privilegiati, l'enigma
l'ha raggiunto e noi ci sentiamo felici quando ci accoglie dentro il suo segreto
pensiero.
GRAZIA GIORDANI