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Sessantasette deputate compatte contro lo
stupro
La violenza contro la persona annulla
gli schieramenti politici
E' proprio vero che la realtà può
superare il romanzo: forse per assenza di strategie e ancor più perché
non c'erano di mezzo interessi economici, il fatto straordinario è che
in Parlamento non si erano mai viste 67 deputate - appartenenti a tutte le fazioni
politiche - presentare un testo di legge comune, in tema di stupro.
La penna acuta di Miriam Mafai sottolinea in proposito: " E vi assicuro
che martedì 23 maggio, nella Sala della Lupa a Montecitorio, faceva una
certa impressione vedere, al tavolo della presidenza, pronte a spiegare il significato
dell'iniziativa, deputate come Alessandra Mussolini di Alleanza Nazionale e
Alberta De Simone della direzione del Pds; la giovanissima Sonia Viale della
Lega Nord, alla sua prima esperienza parlamentare e Tina Lagostena Bassi, protagonista
di decennali battaglie in difesa dei diritti delle donne; Rosa Russo Jervolino
del Partito popolare, già ministro della Pubblica Istruzione, insieme
con Rita Commisso di Rifondazione Comunista. Insomma, c'erano tutte".
"E in tempi di lacerazione, risse, insulti - prosegue la Mafai - in una
scena politica che sembra ogni giorno di più trasformarsi in campo di
battaglia sul quale contare morti e feriti, mi è sembrato straordinariamente
significativo che sia venuto dalle donne questo segnale di unità e responsabilità
nei confronti dell'elettorato".
Certo il fatto sottolineato dalla Mafai è significativo e straordinario
solo in apparenza, perché in realtà racchiude tutta la determinazione
e il "buon senso" che vive dentro le menti e il cuore delle appartenenti
al Pianeta Donna, da anni avviate verso un cammino di positivi traguardi.
E' bello, per noi che ce ne stiamo a casa e che ci sentiamo rappresentate da
queste deputate, pensare al testo di legge che è stato prersentato, sottoscritto
da firme rigorosamente in ordine alfabetico, in attesa di essere approvato dalla
Commissione Giustizia della Camera. L'iter sarà quello di sempre, con
il consueto passagio al Senato; si spera che i tempi siano brevi e che la scelta
così unitaria e corale delle donne venga premiata.
Il testo della legge è chiaro, anche perché composto di pochi
articoli ove il reato, spostato dai delitti contro la morale, a quelli contro
la libertà personale, viene punito con la reclusione da 5 a 10 anni,
con l'aggravante qualora sia commesso nei confronti di un minore di 14 anni
e quando sia stato consumato in gruppo, al fine di escludere l'ipotesi del patteggiamento
che consente al condannato di essere scarcerato dopo la sentenza.
L'iter della legge ha potuto prendere libero corso (superando le controversie
del passato) scegliendo la strada della querela di parte, per cui è lasciata
libera decisione alla donna, entro sei mesi se presentare denuncia o meno, con
gratuito patrocinio garantito dalla legge; il dibattimento si svolgerà
a porte aperte, se c'èil consenso della vittima, a meno che la parte
offesa non sia minorenne.
La Mafai sottolinea che bisogna fare presto, perché: "Un eventuale
scioglimento anticipato delle Camere, sempre possibile nella confusa situazione
politica che attraversiamo, manderebbe ancora una volta delusa la nostra speranza".
E sarebbe un vero delitto - aggiungiamo noi - visto che, dopo vent'anni di lotta,
finalmente é arrivata una risposta positiva a una richiesta sacrosanta
delle donne, anche polesane, sebbene la nostra terra, fortunatamente occupi
postazioni di coda nel malcostume: nelle nostre piccole città e paesi
lo stupro non é ancora entrato nell'"ordinaria amministrazione".
GRAZIA GIORDANI