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Appendice alla lezione quarta MARTIN HEIDEGGER: "Essere e tempo"

Appendice alla lezione quarta
MARTIN HEIDEGGER: ESSERE E TEMPO
(1889- 1976)
Martin Heidegger nasce a Messkirch nel Baden nel 1889. E’ figlio di Friedrich, sagrestano e bottaio e di Johanna, entrambi cattolici.
Dopo gli studi ginnasiali (Costanza e Friburgo), si iscrive all’Univ.di Friburgo in cui frequenta i corsi di teologia e filosofia, allievo di Rickert, con cui si laurea nel 1913, subito dopo guadagna la libera docenza, divenendo allievo di Husserl .
Nel 1917 sposa Elfride Petri dalla quale avrà due figli.
Nel ’23 lascia Friburgo per Marburgo dove ottiene la cattedra all’università e vi rimane fino al ’27; qui ha modo di conoscere da vicino eminenti personalità; in seguito torna a Friburgo per sostituire Husserl nella sua cattedra. Con il maestro fenomenologo si verifica una rottura culturale e dottrinale per la pubblicazione nel ’27 di Essere e tempo.
Nel 1933 viene nominato rettore dell’Univ. di Friburgo e aderisce quindi al nazionalsocialismo per un breve periodo, per dissensi con il governo nazista viene riabilitato all’insegnamento solo nel 1952. Nel 1955 si ritira nella Foresta Nera, dove continua la sua attività di ricerca.
Dopo aver tenuto importanti seminari su Eraclito, nel maggio del ’76 muore a Messkirch.

H. è il pensatore che , per primo nel nostro secolo, ha riproposto l’antica questione del Senso dell’Essere in modo nuovo criticando l’ontologia classica e moderna dalle sue origini greche fino alle sue estreme conseguenze idealistiche e nietzschiane. Il suo è comunque un programma costruttivo e propositivo in vista di una comprensione autentica della verità dell’essere.
L’uomo non è un che cosa. Ma un chi, un’esistenza, il suo modo di essere costitutivo è di «esser-nel-mondo», non come la parte nel tutto o come «l’acqua nel bicchiere», ma come apertura a esso, in quanto – proiettato in esso - vi abita e ne ha cura, in quanto è familiare ad esso, è l’esserc-ci nel senso di essere aperto, di essere l’apertura. A sua volta il mondo non è semplicemente l’insieme delle cose e delle persone presenti in esso, ma è la «significatività» di ciò con cui si ha a che fare, ovvero delle cose a nostra disposizione che servono a qualcosa (come il gesso per scrivere o il martello per battere).
H. parla di un’esistenza autentica per l’uomo che assume il progetto del suo esistere, uscendo dalla genericità delle opinioni personali, per
cui chi vive autenticamente il proprio tempo è il tempo stesso.
«L’esser-ci (l’uomo) compreso nella prospettiva della sua possibilità di essere più estrema, è il tempo stesso, e non è semplicemente nel tempo»
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 23 Febbraio 2009

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