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Una "rosa" di eventi attorno al Déco
A nostro avviso, il grande successo di «Déco Arte in Italia 1919-1939» (40 mila visitatori tra Palazzo Roverella a Rovigo e Villa Badoer a Fratta a soli tre mesi dall’apertura) si deve all’intelligente estensione del tema – quello del Déco – che assembla un nuovo gusto estetico, piuttosto duttile a cui Accademia dei Concordi, Cariparo e Comune di Rovigo, promotori dell’evento, hanno voluto aggiungere una vera rosa di incontri di approfondimento con importanti personalità della critica e del giornalismo, con concerti di musica classica e jazz. L’estensione di un evento può forse far incorrere nella distorsione del tema centrale, ma regala pur sempre festoso richiamo nei confronti del Déco, vero cuore degli avvenimenti. Sviluppatasi negli anni Venti, questa nuova tendenza era maturata nei Trenta, traendo ispirazione da varie fonti, compresi gli aspetti più severi dell’Art Nouveau, dal Cubismo, dai Balletti Russi, dall’arte degli indiani d’America e dal Bauhaus, incline alla simmetria e alle forme rettilinee, rispondendo alle richieste della macchina e dei nuovi materiali con l’assunto ultimo di porre fine al conflitto tra arte e industria.
Dopo l’anteprima condotta da Vittorio Sgarbi, è stato il critico e storico dell’arte Beatrice Buscaroli, commissario della Biennale di Venezia, a parlarci – in Sala degli Arazzi, nella Concordiana rodigina – di «1919-1939 Tra Futurismo e Déco», un tema specifico e nel contempo vasto che ha posto in luce il sottile fil rouge che imparenta il Futurismo al Déco e viceversa, ovvero i tre punti basilari di contatto che appartengono ad entrambi: il mito della macchina, la geometria e l’arte per tutti.
Confortata da diapositive, la brava relatrice ha offerto al folto uditorio un colto excursus dentro la nascita del Futurismo, a partire dalle bizzarre vicende del primo proclama, comparso sull’importante quotidiano francese «Le Figaro» il 20 febbraio 1909 a causa della superstizione di Marinetti – fondatore del movimento – che riteneva nefasta la coincidenza dell’uscita con il 1908, anno del terremoto di Messina. Il manifesto si è divulgato poi anche nei quotidiani italiani tra Bologna, Verona e Mantova. «A Milano – ha sottolineato Beatrice Buscaroli – Marinetti ha trovato il seguito di un pifferaio magico, poiché il Futurismo ruota soprattutto attorno al suo fondatore che segue generosamente i proseliti di un movimento che si diffonde in tutto il mondo, persino nelle isole caraibiche. Modernismo e modernità sono i due elementi che i due movimenti hanno veramente in comune, comprensivo di cinema, automobile, moda, grande architettura newyorkese. Nel 1910 avremo i primi manifesti tecnici. Nel 1912 il primo manifesto della letteratura sperimentale, con l’invenzione della “parolibera”». Balla, Boccioni e Severini saranno i grandi seguaci di Marinetti.
La relatrice ha offerto un esaustivo quadro di concomitanze tra Déco e Futurismo, passando anche attraverso l’architettura di Sant’Elia, la musica di Francesco Balilla Pratella, sottolineando come non ci fosse “gerarchia” e come, in entrambi i movimenti, l’arte fosse aperta a tutti, con il comune assunto di «ricostruire il mondo rallegrandolo».
«Purtroppo – ha sottolineato in chiusura – siamo l’unico Paese che ha fatto distruggere i capolavori razionalisti, testimonianza di un’epoca che ponevano in luce gli ideali dell’uomo nuovo.»
Grazia Giordani
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 15 Maggio 2009