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Bortoloni, il grande defilato

Si è aperta una vera gara tra le città del Nord Est nell’organizzare esposizioni d’arte di alto livello. E Rovigo sembra brillare in questa direzione, intesa inoltre come intento di ridare luce ad artisti celebri in vita e poi offuscati dalla polvere del tempo. La grande mostra del 2010 di Palazzo Roverella ci parla finalmente di Mattia Bortoloni (Canda di Rovigo, 1696 – Bergamo 1750) ponendolo a confronto con Piazzetta e Giambattista Tiepolo con cui a lungo collaborò - tanto che ancora oggi si stenta a distinguere la mano del veneziano da quella del polesano – sottolineando, quindi, la statura autonoma di un artista di rara originalità, messo in ombra dall’aver operato con i giganti dell’arte veneta del Settecento.
«Conosciuto dai più solo per un’opera gigantesca – sottolinea Alessia Vedova, curatrice della mostra - ovvero il più esteso affresco di tutti i tempi e luoghi: 5500 metri quadrati di raffinata pittura per l’enorme cupola ellittica (a sua volta la più grande del mondo) del Santuario di Vicoforte, in Piemonte, considerata il capolavoro del barocco, affrescata per celebrare la Beata Vergine e insieme la gloria di Casa Savoia». E «non solo notevole per le dimensioni dell’affresco – puntualizza il critico d’arte Vittorio Sgarbi -, ma anche e soprattutto perché Bortoloni è stato fra gli ultimi artisti che hanno dipinto il cielo, quindi possiamo dirlo l’ultimo grande pittore cristiano».
Nella prima sezione della mostra possiamo ammirare i pennelli celebri che hanno preceduto Bortoloni nel suo cammino artistico. Quindi, il suo maestro veronese Antonio Balestra, da cui il polesano si stacca per la cifra ironica e meno accademica, quasi avesse un animo bifronte, capace di dipingere anche un vescovo in stato di ebbrezza, come di affrescare con mano innovativa e sapiente gli interni di Villa Cornaro, capolavoro del Palladio, a Piombino Dese (PD. In questa occasione diede prova di essere anticipatore del rococò, in seguito espresso da Giambattista Tiepolo. Sue opere sono disseminate tra il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. Tra i suoi capolavori i cicli affrescati per il Duomo di Monza, per il Santuario della Consolata e per Palazzo Barolo a Torino, solo per citare qualcuna fra le tante delle sue opere d’ampio respiro La multimedialità ha sopperito, in questa prodigiosa mostra, proponendo grandi affreschi con effetti tridimensionali riprodotti in maniera suggestiva.
Affascinante l’accostamento, delle opere inedite del Bortoloni coi giganti del Settecento, che gli sono stati maestri o semplicemente compagni di strada con particolare rilievo per la tela con “San Tommaso di Villanova” dell’Accademia dei Concordi in cui l’artista supera i contemporanei e per l’”Adorazione dei Magi e dei Pastori” di Fratta Polesine. Il confronto si fa sempre più ravvicinato col Piazzetta, Pellegrini, Ricci, Balestra. Vedasi, in proposito qualche capolavoro giovanile di G.B. Tiepolo, come la “Gloria di San Domenico” e le “Tentazioni di Sant’Antonio”, accanto a prove di soggetto mitologico quali “Diana e Atteone, concesso dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Resta impressa in maniera particolare una toccante pala di Giambattista Piazzetta, raffigurante l’ “Estasi di San Francesco” (Museo Civico di Vicenza)
Preziosa la sezione dei bozzetti dei più grandi frescanti del Settecento, oltre ai due Tiepolo, Piazzetta e lo stesso Bortoloni, anche Diziani, Crosato, Fontebasso, Guarana.
Grazia Giordani
Pubblicato domenica 31 gennaio 2010 in Arena, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 31 Gennaio 2010

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