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Cattivi

Dicono che cattivi si nasce. Dicono che cattivi si diventa. Dove sta la verità? Probabilmente queste due teorie, intersecandosi, sono valide entrambe, come a dire che genetica e ambiente giocano in sinergia dentro il cervello e l’animo umano. Scienziati e psicologi da anni si arrovellano e propongono teorie intorno al problema del male. Argomento – questo – che ha fatto spandere fiumi d’inchiostro in letteratura e impegnato i migliori registi cinematografici. Nelle sale cinematografiche e nelle librerie ora si parla molto di Hannibal Lecter, le origini del male, perché l’argomento non perde certo di spessore e di interesse agli occhi del pubblico.
Secondo gli uomini di scienza – quelli che non si perdono dentro le fantasie letterarie e dentro i dostoevskijani “doppi” -, ma che osservano dati ai loro occhi incontrovertibili, tre sembrano essere le radici del male: genetiche, cerebrali e alimentari. Genetiche a causa di un enzima, la monoamina oxidase colpevole di agire sul livello di aggressività delle persone. Ne sono maggiormente forniti gli uomini che – stando alle statistiche – rappresentano il 90 per cento dei responsabili di omicidi; cerebrali perché è stato riscontrato che alcuni criminali hanno in comune tra loro delle evidenti lesioni al cervello. Considerevole, in proposito, un deficit del lobo frontale, quello che avrebbe l’incarico di controllare gli impulsi; alimentari poiché sembra esservi uno stretto legame tra cibo e violenza. Gli Omega 3 acidi grassi essenziali, contenuti soprattutto nel pesce e i complessi multivitaminici possono ridurre l’aggressività degli esseri umani. In Inghilterra e in Belgio si stanno eseguendo test a questo proposito nelle prigioni.
Viene fatto di chiedersi, anche, se sia bene somministrare un’alimentazione carnea così precocemente ai nostri figli, a pochi mesi d’età, sotto forma di omogeneizzati. Non potrebbe essere questa una delle cause dell’aggressività così prorompente nei nostri anni? Anni in cui pullulano le madri assassine in numero preoccupante. E pensare che Cesare Lombroso usava sostenere che “una mamma che uccide il figlio è un errore di natura”. Troppi errori del genere, in questo nostro difficile momento storico in cui i delitti di famiglia non si contano nemmeno più.
Tornando all’Hannibal cinematografico e letterario, ora riproposto in veste di ragazzo, sembra che sia diventato un cannibale colto e sanguinario, vero genio del male, non privo di un suo fascino perverso – del resto nessuno potrebbe negare lo charme intellettuale di Raskol’nikov che, pur omicida in Delitto e castigo, sembra aver ispirato Nietzsche per il suo Superuomo – divenuto mostruosamente crudele, dopo aver assistito al barbaro omicidio della sorella.
Ecco, stiamo palleggiandoci tra letteratura e realtà, poiché se nel romanzesco basta assistere a uno straziante omicidio per divenire degli Hannibal, o avere un iper concetto di sé , un ipertrofico io, tanto da autogiustificare il proprio crimine, come nel caso dell’eroe dostoevskijano, nella vita reale, sembra non basti un singolo evento traumatico a trasformare una persona normale in un criminale. Le ombre e i traumi profondi devono essere certamente plurimi e di varia natura. La violenza ha dunque molte cause, annidata in nuce dentro le caratteristiche psicologiche e genetiche del soggetto, stimolate dall’ambiente familiare e dal mondo esterno.
Sembra addirittura che – stando alle statistiche – vi siano fattori di rischio atti a predire se da adulto un bambino potrà diventare un criminale. Gli scienziati ci esortano a tenere d’occhio i bambini iperattivi, troppo impulsivi, tendenti alla violenza nei confronti dei compagni, con difficoltà di concentrazione e di apprendimento. Corre pericolo anche il bambino che non riceve sufficienti attenzioni familiari, esposto o oggetto di violenza domestica , testimone di indigenza economica persistente per cui in età adolescenziale potrà cadere preda di alcol e droghe. Queste caratteristiche assommate, potrebbero essere la malefica porta che apre al giovane la via del crimine. Potrebbe, ma non vi sono regole inderogabili: l’animo umano non ha le caratteristiche di un’operazione matematica.
Grazia Giordani

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 05 Giugno 2010

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