Articoli e servizi culturali


Scrivere al caffè

Scrivere al caffè
In un’ epoca in cui la vita scorre sui binari della fretta e il libro da cartaceo tende a farsi anche telematico, come se la gente non ne amasse più il profumo e il fruscio della carta sotto le dita, sembrerebbe anacronistico parlare degli storici caffè letterari, sparsi ovunque nella nostra nazione. Eppure, alcuni – i più affermati ancora tengono botta, seppur ammodernati e in parte usciti dall’antico cliché. A Roma, Bologna, Torino, Padova (chi non conosce il Caffè Pedrocchi?), Trieste che ne conta ben quattro, col Tommaseo in testa, ove nei suoi anni fulgenti chi sta scrivendo per voi poteva incontrare l’amico carissimo Fulvio Tomizza, in un tavolino appartato, vergare fogli con la sua minutissima, illeggibile scrittura o intravedere Claudio Magris, al Caffè degli Specchi conversare con i suoi fan. Ma il più ostinato nel tener aperta la tradizione, tra questi luoghi storici d’incontro resterà sempre le Giubbe Rosse di Firenze, il più chic ed aristocratico, sulla cui vita si sono sprecati litri d’inchiostro da parte di storici e letterati, teatro anche di una memorabile rissa fra vociani e futuristi, frequentato dai nomi altisonanti di Montale, Luzi, Landolfi, Campana, solo per citarne pochi fra i tanti; attualmente condotto dal rodigino Massimo Mori che nel 1995 ha ospitato e fatto presentare alla grande il romanzo Signora a una piazza, di chi non sa trattenere la civetteria di comunicarvelo qui in pagina, esterrefatta dall’accoglienza, per la prima volta tributata ad una polesana.
Purtroppo, non tutti i caffè letterari hanno saputo camminare al passo coi tempi, adeguarsi, uscendo dalla veste settecentesca che indossavano agli esordi, e quindi ci sono stati alcuni funerali, citandone uno d’eccellenza fra tutti, parleremo con rammarico del veronese Caffè Dante che tanto lustro aveva saputo dare alla cultura della città scaligera.
Perché alcuni sopravvivono al passo coi tempi e altri, pur pregevolissimi, chiudono le porte? La risposta potrebbe venirci proprio dal giovane Gilberto Moretti che a Badia Polesine, un centro che non supera i 10.000 abitanti, poco più con le frazioni, ultimo baluardo fuori provincia di Verona, dove il nostro quotidiano vende con successo, vista la grande pendolarità tra le limitrofe province Verona-Rovigo, ha avuto l’idea tanto rischiosa, quanto fortunata, di creare l’Antica Rampa Caffè Letterario, in quanto “proveniente dal mondo dell’associazionismo ha compreso che fare impresa nel mondo della cultura – in buona armonia con biblioteca ed assessorato - poteva ed è diventato un investimento”. Fiero di poter offrire un servizio socialmente utile, ha dato un input talmente convinto e forte alla sua iniziativa, da raccogliere attorno a sé visitatori e clienti di tutte le età – con l’ausilio anche della piattaforma di facebook che gli fa conoscere anche gente di fuori provincia, offrendo servizio integrativo di un fornito bar che non guasta per chi viene da lontano. Qui, dunque è stata l’idea quello che conta, è stato il credere nella cultura, andando controcorrente, in un’epoca in cui parrebbero trionfare la fatuità e l’apparire.
Ai nomi di consolidato prestigio, quelli che tirano e fanno vendere libri, come Andrea Molesini (Premio Campiello 2011) o Pietrangelo Buttafuoco che prossimamente presenterà il suo nuovo romanzo Il lupo e la luna o il grande cattedrattico, scrittore di pregevolissima penna Franco Cardini che porterà, tra qualche giorno Il turco a Vienna, Gilberto Moretti inframmezza, con acuta intuizione, nomi di giovani di grande fascino intellettuale, come il marchigiano Cesare Catà che con la sua “Follia in Shakespeare” ha incantato una platea di tutte le età, col fascino della sua frizzante cultura.
E poi, anche il luogo dove sorge questo caffè letterario ha una sua ragione di charme, adagiato su tre piani di un antico edificio che conserva nel seminterrato i resti della medievale porta de mezo, atta a presidiare il settore militare del tempo, attraverso un ponte in pietra di un’antica rampa – da cui il caffè letterario mutua il nome – sopra la fossa che cingeva, assieme ad un terraglio, la cittadella di Badia.
Diviso da scale, il vasto locale da modo ai fruitori di sfogliare testi, acquistarli, se crede, rifocillarsi ai piani inferiori, leggere riviste e quotidiani italiani e stranieri.
Ci auguriamo che la giovane iniziativa di Moretti si espanda, uscendo dal Polesine e che altri imprenditori capiscano il valore di investire nella cultura, vivacizzandola, rendendola abbordabile e comprensibile a tutti, senza ghettizzanti snobismi, perché un popolo che legge, socializzando, potrà avere una speranza in più di sollevarsi dalla crisi.
Grazia Giordani
Pubblicato il 30/12/2011 in Arena, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 02 Gennaio 2012

Torna all'indice degli Articoli