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L'urlo fa già eco
Le celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Edvard Munch, a cui la sua Oslo ha dedicato una grande retrospettiva, hanno innescato un fenomeno planetario: è come se l'Urlo dell'artista norvegese, raffigurazione dell'angoscia contemporanea, echeggiasse ovunque. Non solo a Genova, che fino al marzo prossimo gli sta dedicando la più grande mostra mai allestita in Italia (vedi in basso nella pagina). L'eco rimbomberà in modi e siti imprevisti: le sorprese che l'arte sa provocare. A Rovigo, per esempio, si annuncia dal 22 febbraio al 22 giugno 2014 un evento di eccezionale spessore. Munch (con Böcklin e Klimt, altri sommi esploratori dell'inconscio) hanno invogliato i curatori di Palazzo Roverella ad accostare «L'ossessione nordica e la pittura italiana»: così s'intitola la mostra annunciata.
L'esposizione riprodurrà l'emozione suscitata alle Biennali veneziane quando, tra il cadere dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo, arrivarono le opere di tedeschi, scandinavi, svizzeri, e l'arte italiana subì una scossa. I paesaggi del profondo nord, i ritratti e le scene d'interno, conducevano a mondi e sensibilità diverse e, proprio per questo, al massimo grado coinvolgenti. Il fascino che sprigionavano ancora lo avvertiamo. Luoghi reali e fantastici dove sentimenti profondi, miti, sogni e simboli mettevano radice. Gli artisti italiani dell'epoca non seppero sottrarsi a questa fascinazione, stregati dalle opere di Klimt, Boecklin, Hodler, Klinger e Munch. All'epoca, Vittorio Pica, il critico più aggiornato nel 1901, osservò come gli artisti italiani fossero presi dall'«ossessione nordica» (ecco chi ha inventato il titolo per la mostra annunciata): «parecchi dei nostri pittori, specie se veneti o lombardi, si appalesano profondamente influenzati dall'arte nordica, tanto da rinunciare ad alcuni tradizionali caratteri dell'arte italiana per presentarsi camuffati da Scozzesi, Scandinavi o Tedeschi».
LA MOSTRA rodigina documenterà, per la prima volta in un'esposizione comparativa, quanto i «nordici» — Boecklin, Hodler, Klimt, Klinger, von Stuck, Khnopff — e gli Scandinavi di varie tendenze come Zorn, Larsson e ovviamente Munch, abbiano influenzato gli italiani. Si potrà ammirare una selezione di opere fondamentali, nel tracciato della scelta nordica alle prime Biennali, con particolare rilievo per l'influenza esercitata da Arnold Boecklin.
Il percorso espositivo comprende diverse sezioni: Centauri, Tritoni, Sirene dalle Alpi alla Laguna, Dal Simbolo alla Natura: Gente del Nord; La Poesia del Silenzio; Il Paesaggio dell'Anima: Neve e Fiordi, Il Tempo e le Stagioni; Le Maschere e i Volti; Venere senza Pelliccia, Virtuosismi in nero. Uno degli assunti della mostra è quello di proporre un percorso soprattutto intellettuale, come sottolinea il curatore: «Si pensi solo, per citare uno dei nodi più intricati e, insieme, più affascinanti, al groviglio di tematiche che si agita attorno a personalità quali Boecklin e Klinger; e poi, però, seppur per strade diverse, a Stuck e De Chirico, Savinio e lo stesso Klimt; e gli agganci letterari e filosofici da Nietzsche a Burckhardt; ma anche Bachofen e von Hofmannsthal, e addirittura D'Annunzio. Qui la cifra esoterica si mescola in poeti e visionari con un'insaziabile sete di classicità pagana non meno che di sprofondamenti della coscienza dentro abissi mistici piuttosto che in religiosità nere e blasfeme, come in Khnopff e soprattutto in Rops».
Per capire in che modo hanno subito l'influenza nordica i nostri artisti di quel tempo, basterebbero alcuni nomi esposti in mostra: da De Chirico premetafisico, al fratello Savinio, da De Carolis e i dannunziani, a De Maria (il pittore delle lune); da Sartorio a Laurenti, per giungere a Bonazza, quasi un Hodler minore, non trascurando il più klimtiano dei paesaggisti nostrani, l'elegante e raffinato Wolf Ferrari. Bisogna dire che gli artisti italiani, pur ammaliati dallo charme nordico, raramente ne eguagliano il talento, un po' come i macchiaioli, pur essendo i precursori della corrente pittorica, mai hanno raggiunto la grandezza degli impressionisti francesi.
Chi ha avuto la grazia di leggere, in passato il capolavoro della svedese Selma Lagerloff (prima donna a guadagnare il Nobel nel 1909), qui troverà molto del suo approccio grandioso e visionario con la natura, non trascurando il fatto che vedremo anche esposto un raro Klimt, pervaso di delicatissima poesia e un Munch inedito che difficilmente avremmo potuto in altro luogo ammirare.
Grazia Giordani
Pubblicato sabato 16/11/2013 in ARENA e Bresciaoggi
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 17 Novembre 2013