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Donne al potere

Se rispondesse al vero - e non avesse piuttosto la forza di una freddura - il detto di Andreotti sostenitore del fatto che "il potere logora chi non ce l'ha", le donne dovrebbero sentirsi se non tutte, almeno in buona parte, delle frustrate. Ci auguriamo che così non sia, tenendo conto delle prodigiose risorse interiori di cui spesso è dotato l'animo e ancor più l'intelligenza femminile.
Per noi che viviamo in questa terra - la piccola Mesopotamia, chiusa nell'abbraccio fra Adige e Po - sarebbe interessante una classifica delle donne che contano in Polesine, per quanto rientra nelle nostre conoscenze, possiamo anticipare che si distingue per fattiva operosità Antonella Bertoli, assessore provinciale e direttore della nostra rivista.
Nella classifica dei "grandi del mondo", compilata dal mensile americano "Vanity Fair", le donne che contano sono solo quattro, e di queste una è la regina Elisabetta che vanta autorità e poteri, ma dinastici. Così il numero si restringe a tre: la segretaria di Stato americana Madeleine Albright, la commissaria Onu per i diritti umani Mary Robinson e la proprietaria del "Washington Post", Katherine Graham.
Sono dunque solo queste a livello mondiale le donne che contano nell'ottica americana? Se spostiamo lo sguardo dagli States alla nostra Italia, veniamo informati che tra poco comparirà in libreria un testo da cui è possibile apprendere che le "vip" nostrane occupano circa il 10 per cento della lista. Un gotha femminile esteso a tutti i campi, dall'economia alla politica, dalla cultura all'arte e selezionato sulla base del prestigio.
Qualche anticipazione sulle donne importanti del 1998:
Debuttanti: ovvero nuove leve del potere che fanno il loro ingresso per la prima volta nel mondo del potere. Giovani dirigenti ed imprenditrici come Sonia Bonfiglioli, Giovanna Pianca Petrovich, Chiara De Poli, le attrici Valeria Bruni Tedeschi e Isabella Ferrari, la scrittrice Carmen Covito, la cantante Giorgia.
Dirigenti d'azienda (Top management): Emma Marcegaglia, Letizia Brichetto Moratti, Federica Olivares e Fiorenza Mursia, Inge Feltrinelli e Rosellina Archinto (presidenti delle omonime case editrici). E le stiliste da Mariuccia Mandelli a Donatella Girombelli, dalle sorelle Fendi a Laura Biagiotti.
In politica, fra le più influenti: le "ministre" Livia Turco e Anna Finocchiaro, il commissario europeo Emma Bonino e il giudice della Corte Costituzionale Fernanda Contri.
Le primatiste sono le atlete. Come Manuela di Centa, Fiona May, Dorina Vaccaroni, Fabiana Lupertini, Paola Pezzo.
Le donne copertina, le star di sempre: Sophia Loren, Claudia Cardinale, Stefania Sandrelli, Ornella Muti, la nuova generazione del cinema italiano Margherita Bay, Maria Grazia Cucinotta, Francesca Neri, le cantanti Patty Pravo, Mina, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini.
Arte, letteratura & C: il panorama è fra i più vari e si va da una giovane arpista come Cecilia Chailly alle cantanti liriche di fama internazionale quali Mirella Freni; dalla poetessa Alda Merini (che era fra i candidati al Nobel), alla psicoterapeuta Giovanna Schelotto, all'antropologa Ida Magli, all'astronoma Margherita Hack.
Proprio Anna Finocchiaro, ministro delle Pari opportunità, in un convegno sulle donne nei governi dell'Europa ha dichiarato:"Le decisioni sono concentrate in mano a pochi e quei pochi non sono donne. E l'impermeabilita della politica alle proposte femminili non è superata. Anzi, appare più netta che mai. L'elenco potrebbe continuare con i disegni di legge sul gratuito patrocinio nei giudizi contro le discriminazioni sul lavoro, sull'apertura del servizio civile volontario alle donne, sull'ampliamento del potere dei sindaci in materia di orari delle città. Tutti passi in avanti, ma insisto nel dire che sulle decisioni centrali noi donne abbiamo inciso limitatamente".
L'Italia risente di una tradizione conservatrice: la donna italiana quando non ha un'occupazione extradomestica è etichettatta nel documento d'identità quale casalinga, ovvero occupata in casa; finché non si esce da questa banale prospettiva, è inutile sperare che la donna possa assurgere ad alti vertici di potere nelle assemblee parlamentari, nei ministeri, negli organi di stampa e d'informazione.
Il mondo dell'economia e della finanza non fa certo eccezione. Nelle aziende gli ingressi femminili sono aumentati, cresce la presenza nei ruoli di media responsabilità, ma guadagnare le posizioni al vertice è ancora un sogno, se si eccettuano pochissimi fortunati casi. Le donne, prese dalle mansioni di casa e di famiglia, non possono concedersi il lusso di una dedizione assoluta sia fisica che psicologica, strette come sono dentro la tenaglia di madri e di figlie, obbligate alla cura della prole e degli anziani di casa.
Finché si continua a definire il potere in modo maschile, è difficile che la donna possa naturalmente raggiungerlo (quanti primari medici donna vedete negli ospedali, quanti direttori di quotidiani nazionale e TV, quanti direttori d'azienda?). I sociologi - e sarebbe più veritiero affermare le sociologhe - auspicano che si affermi un potere al femminile, fatto più di autorevolezza che di titoli, più di affidabilità che di forza.
Merita una meditata riflessione il tema dei tempi del potere, contrapposto agli spazi del medesimo. E' bene considerare a fondo i tempi di vita e di lavoro. Rendere accessibile il potere significa anche dargli una scansione temporale, un orario, un inizio e una fine, un'entrata e un'uscita. Nessuna azienda italiana, per esempio assume le ultraquarantenni che - nel mondo del lavoro al primo impiego - sono del tutto out; nel mercato americano una donna può concedersi una fermata, una stazione d'attesa anche di cinque o dieci anni e poi rientrare. Si potrebbero inoltre emulare le "isole integrate" che si verificano in alcune zone della Francia, ovvero sinergie intelligenti di negozi, uffici, servizi pubblici con aperture e chiusure scandagliate, orari di lavoro differenziati. Un lavoro così frazionato e gestito da lontano, per agevolare la presenza femminile, potrebbe essere produttore di nuove forme di potere, ma resterebbe finalmente in mano alla donna? Questo nuovo tempismo cucito addosso alla sua operosità e alle sue esigenze la farebbe salire all'apice della piramide?
I sociologi se lo domandano, ma noi non siamo in grado di rispondere.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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