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Duetto letterario - Clarissa Mortara Fürst e Simonetta Villoresi
IL RACCONTO DEL MESE a cura di GRAZIA GIORDANI
Un ironico e pungente duetto letterario quello formato dalle due nobili fiorentine Clarissa Mortara Fürst (madre) e Simonetta Villoresi (figlia) - lettrici attente della nostra rivista e delle nostre pagine culturali. Minimale ed incisiva la penna di Clarissa che ci regala il ritrattino di una ragazza spocchiosa e sopra le righe, vittima delle sue presuntuose aspettative; tagliente come un bisturi la penna espressionista di Simonetta, a cui bastano brevi aforismi per comunicarci il folgorante flash di uno stato d'animo.
ANNA MARIA BELLINBAU
Non ho mai visto una ragazza più bella di lei. Sembrava una bambola antica, di quelle che non ammiccano, non sorridono, sicure di se stesse. L'avevo incontrata altre volte da amici, poi un giorno per strada, in piazza Santa Trinita, mi bloccò per salutarmi.
Aveva un colbacco grigio, stivaletti di pelle grigia, una figura slanciata da fare invidia. Gli occhi erano di un tale azzurro che - in contrasto ai capelli corvini e lunghi, facevano impressione.
Quello che mi stupiva in lei e mi dava pensiero, anche se fra noi non c'era una vera amicizia, era la sicurezza che aveva di un destino importante. Piena di ammiratori, non li degnava di un segno di apprezzamento o di considerazione delle loro aspirazioni; era più che mai convinta che grandi eventi l'attendevano. Mi considerava un essere sognante (ed era vero); non avevo infatti ambizioni speciali, salvo la musica e la speranza di un affetto.
Camminando, arrivammo sui lungarni.
Lei aveva dipinta in volto una tale assenza dal presente, dagli interrogativi del momento, che io - solo di due anni più giovane di lei - ne ebbi paura.
A quel tempo non mancavano certo per tutti noi i problemi grandi della vita. Anche per questo, non ebbi altre occasioni di incontrarla. Molti amici si spostarono un po' ovunque: seppi che lei si era trasferita a New York.
Quando Renzino tornò, mi disse:
"L'hanno trovata"
"Dove?"
"Ad Harlem. Incatenata a un letto, strangolata".
Clarissa Mortara Fürst
LE HOSTESS INGLESI
Gentili assenze.
***
LONDRA
Il Tamigi galleggia su se stesso increspandosi nel vento della sera. I Docks sono grigi di fumo e di polvere. C'è l'insegna di un pub: "Un elefante nel fiume" e l'elefante è lì, sul cartello che, grave e paziente, attraversa il Gange, senza farsi illusioni
***
FABIO
È contento di vivere le proprie emozioni fra due linee parallele. Fa pochi sbagli tutti sostanziali. Programma, si analizza con affetto, si sente straordinario. Bravo ragazzo, atletico, in salute, intelligente, si è innamorato di mia figlia. Peccato che Shakespeare e Villaggio gli procurino la stessa emozione: anzi due emozioni identiche che passano per lo stesso bottone.
"Eccezionali, straordinari, magnifici. (Scusi, signora, mi passerebbe il sale?)"
Parla lentamente, sulla stessa nota, a metà sale un po'. Oppure attacca sordo e finisce sospeso, come una ruota ben oliata, perfettamente funzionale, assolutamente sferica, che farà molta strada, a patto di restare a terra.
Noi siamo uccellini che hanno freddo e fame, volano alti quando splende il sole e cinguettano se piove. È provato, non diamo alcun affidamento, se non per le nostre commoventi intenzioni
Chi ci imprigiona è morto!
UNA COPPIA COLLAUDATA
Occhi spenti, gentili e tristi: senza curiosità. C'è da credere che sia davvero il massimo - come dicono - avere di fronte a sé un orizzonte senza scosse, fatto di pensione, cartoline e viaggetti in classe turistica?
LA VECCHIA SIGNORA
Dopo aver guardato il vassoietto, ringrazia per la merenda.
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006