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I mille anni della Vangadizza
IMPORTANTI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI IN ABBAZIA DELLA VANGADIZZA A BADIA
Ultima tappa della mostra itinerante I Mille Anni della Vangadizza
4 settembre 3 ottobre '99
"La Vangadizza è tornata a casa" - ha detto, con grande compiacimento, il sindaco di Badia Edo Boldrin, in apertura della mostra che a Badia ha concluso felicemente il suo viaggio. L'occasione ha prestato l'estro ai relatori, convenuti nella preziosa cappella, affrescata dallo Zaniberti, per commemorare ancora una volta la figura e l'opera di Guido Mora, solerte ed indimenticabile presidente del Sodalizio Vangadiciense, la cui improvvisa scomparsa ha lasciato un doloroso vuoto nella comunità badiese.
Al pari di enigmatiche signore, mai del tutto uguali a se stesse, pronte a mostrare sempre un nuovo volto del loro fascino, così la millenaria Abbazia della Vangadizza, nel corso delle tre tappe della mostra itinerante a lei dedicata, promossa dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo - sotto la guida sollecita di Giovanni Sammartini -, ha presentato aspetti sempre più accattivanti, a partire dall'esposizione patavina, proseguendo con quella rodigina, per terminare a Badia Polesine, luogo in cui l'Abbazia gioca veramente in casa. Qui infatti trovano dimora le sue antichissime vestigia e qui sono state poste in luce recentissime scoperte archeologiche di cui ha sapientemente parlato al pubblico numeroso - accorso in occasione dell'apertura della mostra - l'archeologo responsabile degli scavi, Massimiliano D'Ambra, sottolineando la sorprendente scoperta di tracce della prima organizzazionme romanica della chiesa; già si può ammirare, nell'esposizione che occupa gli spazi dell'ex refettorio benedettino, la foto di una grande scala semicircolare che porta ai piani esterni dell'abbazia con paraste molto particolari, ovvero eleganti lesene, e si possono vedere inoltre alcune ceramiche usate come ossari, ritrovate sui gradini della scalinata..
E questo è solo l'inizio dei preziosi rinvenimenti. Si può proprio dire che all'archeologia ha portato fortuna il fortuito lavoro di sistemazione della piazzetta, dalla quale si accedeva alla chiesa di Santa Maria della Vangadizza. Dai primi interventi sono subito apparsi sepolture, oggetti, una rete presumibilmente fognaria e quanto abbiamo più sopra descritto.
I visitatori della mostra avranno la solleticante illusione di farsi trasportare all'indietro da una macchina del tempo, per approdare al nono secolo, quando tra i boschi e i canneti della sponda destra dell'Adige, proprio là dove il corso dell'acqua forma una grande ansa, giunsero i primi monaci benedettini. Da allora e sino al 1810, anno della soppressione napoleonica degli ordini monastici, quel primo insediamento si trasformò in una delle più potenti abbazie della pianura padana con possedimenti che si estendevano su cinque province ad di qua e al di là dell'Adige.
Dalle pergamene e dai codici dell'archivio ora esposti esce, a chiare lettere, la magnifica storia della potentissima abbazia, un centro monastico che coltivava l'amore per l'arte e conservava i documenti della sua storia. Bolle papali ed imperiali, carte dei possedimenti, lettere di grandi personaggi che della Abbazia furono ospiti o che erano in relazione con gli abati, ma anche libri dei conti e testimonianze della regolata quotidianità di un monastero che sopravvisse, per quasi u millennio, tra momenti di grande splendore e epoche di crisi, risentendo delle infinite tensioni e vicende che travagliarono questo lembo d'Italia dal Medio Evo alla ventata napoleonica.
Dalla dissoluzione dell'immenso patrimonio abbaziale, culminata negli anni Sessanta quando gli ultimi eredi dei d'Espagnac alienarono anche le proprietà di quello che era stato un colossale sistema agrario e sociale monastico, è stato salvato fortunatamente gran parte dell'archivio dell'abbazia, un tesorio eccezionale, composto da centinaia di carte, faldoni, pergamene, documenti, mappe e disegni. Da alcuni anni questo straordinario patrimonio storico è stato adottato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha finanziato integralmente il lavoro di riordino, catalogazione informatica e restauro affidato alla passione e competenza di un gruppo di studiosi locali, riuniti sotto l'egida del Sodalizio Vangadiciense.
Tra le novità della mostra badiese, non va taciuta l'edizione del prezioso "Inventario delle Pergamene", a cura di Camillo Corrain e Alessandro Righini, atto ad acclarare i precisi connotati di un giacimento culturale di raro ed ora imperituro spessore.
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006