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La Beata Vergine della Salute

È un vero gioiello architettonico la Chiesa della Beata Vergine della Salute di Badia Polesine, originale anche per il contrasto tra la sua serena facciata neoclassica e l'interno barocco, immerso in un'umida ombra misteriosa. La fecero costruire i nobili Loredan nel 1630 - questa elegante piccola chiesa - quale ex voto, in occasione della storica peste, quella che falcidiò un numero alto di badiesi, decimandoli inesorabilmente. Gli studiosi affermano e in particolare Ivan Tardivello(*) che l'altare, in stile barocco e il campanile sono opere posteriori e precisamente del XVIII secolo. Questa osservazione spinge lo storico locale a propendere per l'ipotesi che l'oratorio sia stato rifatto in quest'epoca, a pianta ottagonale e con la ricca facciata di oggi.
"Chi osserva la pianta prospettica della città di Badia Polesine - sottolinea Tardivello - del sec.XVII, eseguita in tempera dal pittore Eugenio Piva, può rilevare che l'Oratorio della B.V. della Salute è rappresentato come una piccola costruzione a pianta rettangolare, con tetto a due spioventi, la facciata nuda e un accenno di abside".
Questi rilievi spingono giustamente lo storico a ritenere che l'ampliamento e abbellimento della chiesa, sia avvenuto un secolo dopo della stesura della pianta Piva, altrimenti non avrebbe senso che il pittore l'avesse riprodotta depauperandola in tal modo.
Lo studioso di storia locale sottolinea soprattutto il fatto per cui "nello stesso luogo in cui sorge l'attuale Chiesa della Salute anticamente esisteva un pilastro su cui un ignoto pittore aveva dipinto l'immagine della Madonna, per essa vi era una grande devozione e molti fedeli ne ricevevano favori e grazie".
È interessante rilevare come proprio attorno a questo pilastro i Loredan abbiano fatto erigere l'oratorio, dunque - secondo Tardivello - è quel pilastro il "Santuario", la parte più sacra del tempio. Nelle chiese paleocristiane l'altare maggiore era costruito sopra le reliquie del Santo cui veniva poi dedicata la chiesa; e il presbiterio spesso era rialzato per creare la cripta, dove i fedeli potevano raccogliersi a pregare davanti alla tomba del Santo. A parere dello storico, qualcosa di simile deve essere accaduto nel nostro Oratorio, per cui il pilastro con l'immagine della Madonna, certamente da conservare per la sua importanza taumaturgica, doveva essere prossimo all'altare in luogo accessibile ai fedeli. Nel retro dell'altare, alla metà, si apre infatti una piccola galleria, in fondo alla quale, in una nicchia quasi quadrata, notiamo l'immagine di una Madonna. Lo schema di questa è triangolare, come si usava nello stile popolare rappresentare la Vergine (stesso schema della Madonna del Pilastrello di Lendinara). Era perciò la Madonna dipinta sotto l'altare la meta dei fedeli? - si chiede Tardivello.
L'enigma della doppia Madonna ci intriga e lo storico propone alcune interessanti soluzioni, ma dobbiamo sottolineare che soprattutto ci addolora vedere lo stato di degrado di questa "chicca" architettonica, misteriosa, contraddittoria nello stile, ornata da un altare marmoreo ricco che contrasta con lo spazio spoglio, un luogo mistico in cui il passato ha coagulato i suoi giorni e non vuole svelarci tutto, preferisce che la fantasia degli storici si arrovelli ancora: il Tempo è geloso dei suoi misteri, a volte sa coprirli di un velo a maglie impenetrabili, e a noi resteranno per sempre insoluti.

(*) Cfr. I.Tardivello, Quaderno del Museo Civico A.E.Baruffaldi, Badia Polesine, 1987

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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