Articoli e servizi culturali
Quando la ville lumière fremeva di euforia
Federico Zeri sosteneva che basterebbe la "Vanitas" del Mabuse per giustificare una visita a Rovigo e adesso, non esiterebbe certo a rafforzare la sua convinzione, avvalorata dalle mostre che la piccola città va offrendo a un sempre più grande pubblico. Sull’onda dell’antologica dedicata a Mario Cavaglieri, gli appassionati d’arte - dal 10 febbraio al 13 luglio – potranno gustare a Palazzo Roverella il fascino brillante della “Belle Epoque 1880-1915”. Voluta dalla sinergia della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dall’Accademia dei Concordi con gli Enti locali, l’esposizione – curata da Dario Mattoni e Francesca Cagianelli - ci regala un variegato spaccato del “beau monde” quando tutto sembrava permesso e possibile, quando la felicità, per le classi elevate, sembrava obbligatoria. Euforia, frivolezze ed eccessi dominavano il mondo, Nell’immaginario collettivo si era creata l’illusione che questi anni di progresso e spensieratezza dovessero rimanere eterni, senza soluzione di continuità. Le conquiste della tecnica e l’incremento della produzione industriale modificarono in pochi decenni le condizioni di vita di milioni di persone e soprattutto la loro visione della realtà. Basterebbe pensare all’energia elettrica, ai nuovi mezzi di comunicazione e – sul versante dello svago – alla nascita del cinema. Grazie alla strada ferrata e allo sviluppo dei mezzi di trasporto, si diffuse poi il piacere di viaggiare e di villeggiare in località balneari e termali, alla ricerca di evasione e mondanità. E i pittori italiani del momento, ispirati da Parigi, addirittura pendolari tra la “ville lumière” e le città natali., divenuti cronisti attenti ed ispirati di questo quarantennio – tra il cadere dell’Ottocento e l’inizio del Novecento -, tra cui si distinguono Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos, Gioli, Banti, Panerai, Mariani, Chini, Bonzagni, Bocchi e ancora il rodigino Cavaglieri, sono testimoni, armati di pennello, dell’epoca briosa che traducono - illuminata dalla loro nuova, sensualissima luce - in artistica indagine della clandestinità in luoghi d’incontri proibiti o nelle atmosfere leggere dei café-chantant. Centotrenta dipinti e una ventina di sgargianti affiches (bellissime quelle di Leonetto Cappiello!) privilegiano il mondo femminile. Quindi, incontreremo persino la prima donna manager, col ritratto di Diana Borsi, di Leonetto Cappiello, o l’interpretazione anticonvenzionale di Galileo Chini che ci offre un ritratto della moglie, mani in tasca, chiusa in un cappottino di taglio maschile, veramente controcorrente, per giungere all’elegante, carnale visione di Giovanni Boldini con le sue dame viste di profilo, piene di enigmatico charme, soffermandoci ancora una volta sulle donne di Cavaglieri, sfavillanti di briose tinte, raccolte nel suo atélier. Fresca e ariosa la donna di G.B. Carpanetto, estasiata dal suo “sogno d’estate”, rassicurante la visione di V.M.Corcos, nel presentarci la famiglia in lettura sullo sfondo del mare, in un mondo idilliaco che nessun uragano potrebbe turbare; G.Giani sa ritrarre con delicatezza la malinconia di una fanciulla sognante tra le rose, simbolo di una vita che sta sbocciando, ormai aperta alle passioni .Pompeo Mariani ci offre, per contrasto, una visione autunnale, col passaggio di una donna fra le foglie cadute. Molto interessante il ritratto della moglie di P.Marussig. Lino Selvatico ha interpretato in maniera suggestiva il carattere di Irma Grammatica. Solo per citare alcuni dei dipinti di maggior effetto, passeggiando tra le tele di una mostra che meriterebbe più di una visita, per essere gustata appieno. Vedremo la donna nell’intimità, nei momenti di ricreazione, nei rendez-vous, nelle sfilate di moda, in villeggiatura, a cavallo, in calesse e in bicicletta. La femminilità si è fatta specchio di un tempo dagli estremi di lusso e mollezze, di una vita pubblica e privata che inizia a sospettare il presagio di un paradiso che si sta disfacendo, come un sogno che fatalmente si scioglie.
Grazia Giordani
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 13 Febbraio 2008