Recensioni e servizi culturali
L'ospite inquietante di Umberto Galimberti, Feltrinelli
Come "sfrattare" il nichilismo
Non sempre i filosofi dedicano il loro studio ad astrazioni del pensiero, chiuse in un mondo “iperuranio”, quindi non accessibile alla gente comune, a quella che lotta coi problemi del quotidiano. Tra i maestri del pensiero che sanno rendere socialmente utile la loro ricerca, ci sembra spiccare in maniera decisa e tangibile il cattedratico Umberto Galimberti che da lunghi anni dedica impegno allo studio della psiche, attento ai “paesaggi dell’anima” in tutte le loro più intime sfumature. Con il suo ultimo volume L’ospite inquietante (Feltrinelli, pp.180, euro 12), l’autore – mutuando il titolo da frammenti postumi di Nietzsche (“Il nichilismo è alle porte. Da dove ci viene costui, il più inquietante fra tutti gli ospiti?”) - ci introduce nel milieu del mondo dei giovani che vediamo fiaccati nei sentimenti e obnubilati negli orizzonti, proprio perché il nichilismo ha sbiadito la loro volontà e le loro passioni, privandoli di salvifici ideali, conducendoli nelle pericolose vie del bullismo e della droga. L’”ospite inquietante” è come un’ombra sinistra che si aggira dentro le nostre dimore, ignorarlo sarebbe più che dannoso, bisogna imparare ad affrontarlo, in un momento così cruciale, dove le famiglie si sentono impotenti e la scuola stessa non sa più cosa fare. Sembra che solo il mercato s’interessi ai problemi del mondo giovanile con le fatue lusinghe del consumismo. Il terribile malessere – sottolinea Galimberti – non è materia degli psicologi, trattandosi di un disagio non psicologico, ma culturale, visto che ci siamo impegnati a fortificare il corpo e a istruire il cervello dei nostri figli, disabituandoli però a coltivarne i sentimenti, ponendo attenzione alla loro anima, al loro cuore. Il filosofo – dopo aver sottolineato come gli appaiano inefficaci i rimedi classici – sia nella versione religiosa, sia nella versione illuminista, ritenendo che anche la via della tecnica presenti carenze (e già aveva ampiamente esposto queste sue perplessità nel bel saggio Psiche e tecne) azzarda l’ipotesi per cui si potrebbe sfrattare il nichilismo – conseguente alla percezione della caduta di tutti i valori - dalle nostre case insegnando ai nostri figli “l’arte del vivere”, secondo il pensiero della Grecia antica, inducendo i ragazzi a riconoscere le proprie capacità. Un‘autoconsapevolezza dei propri valori, una scoperta delle proprie intime propensioni, atta a far fiorire ed esplicitare le proprie capacità, potrebbe trarre in salvo chi si sta abbrutendo nel nichilistico horror vacui, quello che spinge a trovar soluzione nelle droghe e nell’annientamento più assoluto.
Certamente, il nostro filosofo-saggista sa bene di non avere fra le mani la bacchetta magica, ma è profondamente persuaso del fatto che l’ospite inquietante non sarebbe dunque passato invano, se proprio oltrepassando il nichilismo, i giovani sapessero compiere – adeguatamente sostenuti da validi insegnanti e dalle famiglie - il passo di “incuriosirsi di sé”, mutando i propri orizzonti.
Grazia Giordani
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 24 Novembre 2007