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La finestra dei Rouet
di Georges Simenon, Adelphi

La doppia vita spiata e assimilata da una zitella
Scritto nel luglio del 1942 e apparso a stampa nella primavera del 1945, La finestra dei Rouet (Titolo originale: La fenêtre des Rouet,, pp. 177, euro 18, traduzione di Federica di Lella e Maria Laura Vanorio) ci viene ora riproposto da Adelphi che prosegue la pubblicazione delle opere di Georges Simenon (1900-1989) iniziata nel 1985 con Lettera a mia madre.
Da allora a oggi Adelphi ci ha dato modo di gustare più di venti romanzi di un autore dotato di singolare talento, tardivamente apprezzato dalla critica mondiale e ci chiediamo ragione del capriccio editoriale per cui il volume antologico Romanzi in copertina azzurra, sia ancora fermo al primo numero, privando gli appassionati del grande belga dei numeri successivi.
Unico nel saper descrivere atmosfere, facendoci odorare profumi ed afrori, capace di indurci ad udire voci e suoni, gustando la musica della vita, mentre respiriamo il clima dei suoi personaggi, con questo suo romanzo intriso di ipersensualità, Simenon ci porta, in un soffocante pomeriggio parigino, all’interno di un appartamento di Faubourg Saint-Honoré, dove Dominique – protagonista della narrazione – sta rammendando un suo troppo già rammendato vecchio vestito.
Orfana di un generale e di una madre dolcissima – quintessenza del modello di femminilità mite e rinunciataria dei suoi tempi – Dominique, ormai quarantenne, vive dell’esistenza altrui, origliando nelle vite della casa e della strada, non avendo una vita propria. Al di là della sottile parete che divide la sua stanza da quella attigua, avverte il rapporto amoroso di una giovane coppia cui ha affittato l’abitazione e ne immagina i voluttuosi gesti come se li vedesse «carne contro carne».
Nello specchio dell’armadio, prima di provarsi l’abito consunto, ormai rammendato sui rammendi, guarda il suo corpo – mai sfiorato da mano maschile – ancora fresco corpo d’adolescente, nonostante i suoi quarant’anni, compiangendo se stessa per il suo ingeneroso destino.
Il suo precipuo interesse è ormai quello di spiare, nelle finestre di fronte, la ricca famiglia dei Rouet, proprietari non solo del palazzo in cui abitano, ma di buona parte delle abitazioni della via. Per ore e ore Dominique spia le loro vite: quella dei vecchi al piano di sopra e quella di Hubert – costretto malato in un letto – e della sua carnale ed irrequieta consorte, la bella Antoinette che sfoggia costosi vestiti e non dimostra affetto nei confronti dell’incolore marito, cui non si appresta a somministrare la salvifica medicina durante uno spasmodico accesso della sua malattia.
Scontenta della sua vita, Dominique subisce un curioso transfert con la vita di Antoinette, una vita «prolibita» che sentirà sempre più sua, divenendone ossessionata in maniera sottilmente perversa.
Esperto di tortuosità psicologiche, l’autore ci porta dentro le contorsioni dell’animo di questa involontaria zitella, frugando nei suoi ricordi, nei suoi insoddisfatti desideri, fino a un triste epilogo a sorpresa che suggella uno splendido romanzo.
Grazia Giordani
Pubblicato in Arena, Bresciaoggi e Giornale di Vicenza marted' 21 luglio 2009

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 10 Settembre 2009

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