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Il gabbiano
di Sandor Màrai, Adelphi

Il destino di fronte
Chi ha avuto occasione di vedere il celebre film di Hitchock La donna che visse due volte, ritroverà qualche motivo di analogia nel romanzo Il Gabbiano di Sàndor Màrai (Adelphi, pp.163, euro16, traduzione di Laura Sgarioto) anche se le circostanze sono molto diverse. Differiscono soprattutto per il clima dell’anima d’impronta màraiana, per l’atmosfera carezzevole e nel contempo crudele che l’autore riesce da sempre a creare, giocando sugli elementi classici della sua prosa speciale, quelli in cui il clou di essenziale importanza è racchiuso nel tempo (una sola notte, come già nel suo capolavoro Le braci) e nello spazio di una stanza (che può essere di una casa di Buda o di un castello nei Carpazi). Strette dentro luoghi e tempi così esigui e stilizzati, due persone si confrontano attraverso sofferti monologhi, dentro cui aleggia la presenza-assenza del triangolo amoroso.
Il consigliere di Stato, coprotagonista della narrazione ha appena controfirmato il documento che stabilisce che anche l’Ungheria sarà una delle nazioni travolte dallo scempio della guerra. Ancora il documento è segreto. Budapest sta vivendo, ignara degli eventi, le ultime ore spensierate.
Appena qualche minuto dopo, entra nella stanza e nella vita del quarantacinquenne uomo di Stato una giovane donna che gli ha chiesto udienza.
E’ un incontro molto strano quello con la bellissima giovane che si è presentata alla porta del suo ufficio in tarda mattinata, portando con sé un’aura di mistero. Il suo volto è identico a quello di Ilona che, morendo suicida, ha lasciato uno strappo incolmabile nel cuore dell’uomo. L’incontro col “doppio” della donna tanto amata spinge il consigliere a indagare sulla vita della giovane finlandese, tempestandola di domande, alieno da ogni forma di riserbo. Tanto che, nemmeno il pensiero della guerra imminente, riesce ad arginare la frenesia dei suoi pensieri, più forti e lancinanti di quelli della guerra alle porte.
Aino Laine (Unica Onda) aveva affermato di chiamarsi la giovane finlandese, in cerca di un permesso di soggiorno per una borsa di studio, ma il consigliere la stava studiando, non avendole creduto, subodorando piuttosto un losco complotto, forse legato ad affari di Stato, se non addirittura alla morte misteriosa della sua giovane sosia, Ilona.
Aino Laine accetta un invito a teatro, all’Opera e questo presta il destro al consigliere per ripercorrere in uno struggente flash back ogni momento della storia con la donna un tempo tanto amata e perduta, rivivendo l’amore, la morte, la guerra e quel doloroso senso di inutilità dentro cui fluttuava ormai la sua esistenza.
Solo alla fine di una lunga notte di confidenze e sospetti, inframmezzati da tenerezze insieme alla misteriosa Aino, l’uomo finisce col pensare che l’affascinante ragazza fosse la personificazione della guerra, “perché la guerra si cela dietro molti travestimenti, e a volte si presenta con un abito di seta come questo”-
Abbiamo letto un raffinato romanzo – pubblicato per la prima volta nel 1943, ancora attualissimo, come sanno esserlo solo i capolavori - in cui la tensione è tutta estrema ed intellettuale, atto a porgerci – attraverso gli intensi dialoghi dei protagonisti – un dramma privato che si dilata configurandosi come “un circuito elettrico che collega tre persone e una defunta in una trama comune”, proiettandoci, inoltre, nel clima martoriato della guerra capace di annientare crudelmente uomini e cose.
Grazia Giordani
Pubblicato nei tre consueti quotidiani martedì 12 luglio 2011

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 13 Luglio 2011

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