Recensioni e servizi culturali
La donna dei fiori di carta di Donato Carrisi, Longanesi
Un Carrisi fantasy tra Titanic, fumo e trincea del 1916
Più evanescente e delicato l'ultimo Donato Carrisi, dopo il conclamato successo che gli hanno procurato Il suggeritore e Il tribunale delle anime. Come a dire che dal thriller macchiato di violenza e di sangue, con La donna dei fiori di carta (Longanesi, pp.169, euro 11,60) l’autore si sia concesso un tema più gentile, quello del noir d’amore. Anche qui la morte è presente, ma in maniera meno impressionante e densa d’inquietudine. Siamo nel 1916. Sulle pendici del Monte Fumo gli austriaci difendono il loro ultimo avamposto contro gli italiani. A Jacob Reuman, medico dell’esercito austriaco, viene affidato l’incarico di far confessare un prigioniero italiano che dovrà rivelargli nome e grado. Da questa rivelazione potrebbe derivargli la salvezza della vita assieme ai suoi compagni. Apparentemente, sembrerebbe avere un grado abbastanza alto da poter ottenere dal nemico uno scambio: la sua vita per quella del tenente colonnello austriaco. Nello spazio di una sola notte dovrebbe avvenire la rivelazione apportatrice di salvezza. Un’esplosione di gas interromperà il colloquio che avrà uno strascico ventun anni dopo.
Il medico austriaco, Jacob Reuman, è stato scelto dal maggiore per questo incarico perché parla italiano e perché ha un aspetto meno militaresco degli altri ufficiali, essendo un uomo provato dall’umiliante dolore procuratogli da Anja (la “donna dei fiori di carta”, da cui mutua il titolo il romanzo) che lo ha abbandonato. Il prigioniero italiano pone una condizione prima di rivelare il suo nome e il suo grado. Ovvero Reuman dovrà ascoltare una segreta storia che gli offrirà il modo di rispondere a tre domande: “ Chi è Guzman? Chi sono io? Chi era l’uomo che fumava sul ponte del Titanic che stava affondando?” A questo punto la narrazione prende sempre più il sapore di favola dal clima orientale e non possiamo passare sotto silenzio l’accortezza di Carrisi nel tirare in ballo il Titanic proprio in un momento storico così folto di commemorazioni. Ma l’autore sa farlo con una grazia tutta speciale, presentandoci figure mitiche come questo Guzman, irriducibile affabulatore secondo cui ‹‹un giorno, nel futuro, tutte le famiglie all’ora di cena, avranno qualcuno che si siederà a tavola con loro e gli racconterà delle storie. Sarà una cosa normalissima, vedrai. Come avere il teatro in casa››. E poi il settecentesco capitano portoghese Rabes e l’affascinante Davì. Personaggi che si sovrappongono e rincorrono, intorno alla bellissima Isabel, affascinati dalla voce di Guzman che pratica l’arte dell’ozio e del fumo (non dimentichiamo che fumava anche l’uomo in smoking sul Titanic naufragante . . .) che racconta storie sue e altrui, trasportandoci in tempi e paesi lontani. La favola di Carrisi si fa sempre più intrigante con tutti i suoi paralleli tra il Monte Fumo e i sigari preziosi fumati da Guzman. E non è un’altra solleticante coincidenza che la montagna dell’ultimo avamposto sembri un monte di ghiaccio come l’iceberg che squarciò il transatrantico?
Dire di più, sciogliendo l’enigma, in una storia tra invenzione e realtà dove il Monte Fumo e il Titanic sono esistiti veramente, dove il Guzman e Isabel e non solo loro, ci sembrano parto della fervida fantasia dello scrittore, sarebbe improvvido ed inopportuno. Lasciamo gustare ai lettori l’atmosfera sognante e fatata di questo breve romanzo, esortandoli a non imitare Guzman con la sua passione per i preziosi sigari perché il tabacco fa male e lo ribadisce Carrisi stesso in una sua simpatica postfazione.
Grazia Giordani
Pubblicato in Arena & C unedì 21 maggio 2012
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 30 Maggio 2012