Recensioni e servizi culturali
La sinfonia di Parigi di Irène Némirovsky, Elliot
Irène e il Cinema
Che Irène Némirovsky abbia scritto capolavori con forte allure biografica, o si sia cimentata nella saggistica o nella sceneggiatura cinematografica, è sempre e comunque una fuori classe. Prova ne abbiamo, riguardo a quest’ultimo genere - leggendo La sinfonia di Parigi e altri racconti (Elliot, pp.91, euro 9, traduzione di Ilaria Piperno).
Infatti, l’autrice non ha mai negato l’influenza che il cinema ha esercitato sulla sua opera, anche quando questa influenza, evidente in romanzi come Suite francese e David Golder – con le dissolvenze incrociate e le sovrapposizioni d’immagine in linea col cinema d’avanguardia – le valse, nei primi tempi, la reazione ironica della critica. Si sa che gli innovatori, coloro che tentano nuove vie, sconcertano da sempre i cosiddetti benpensanti, coloro che restano ancorati al déjà vu, in quanto più rassicurante. ‹‹Il cinema – usava dire – è l’arte più vicina alla vita, la più apparentata alla verità››. Quindi, la settima arte può essere una straordinaria risorsa per la scrittura, una fonte di suggerimenti e spunti persino tecnici in grado di regalare maggior rilievo alle possibilità espressive. Coerente con le sue convinzioni, nel 1931, Irène scrisse lo schematico trittico compreso in Sinfonia di Parigi, tre racconti elaborati in un’ottica decisamente cinematografica con tanto di flashback, piani di sequenza e indicazioni sonore (musiche, colpi di clacson, suoni ambientali).
Natale, il racconto che sta al centro della triade, offre pungenti spunti sociali: la festività religiosa è occasione per stigmatizzare l’ipocrisia degli adulti. Papà e mamma non perdono l’abitudine di frequentare i rispettivi amanti, mentre i bambini, sinceramente gioiosi, rappresentano l’innocenza dell’infanzia. Non manca nemmeno una figlia minorenne, sedotta e abbandonata che ripiegherà sul fidanzato della sorella. Le adorabili perfidie della Némirovsky che guarda al mondo borghese con occhio spietato, punteggiano anche la sua scrittura cinematografica, ove i suoni e i rumori e le musiche sono così ben descritti da creare un vero effetto Dolby, per noi lettori che la stiamo leggendo, ammirati per il suo modo moderno e anticipatorio di concepire la scrittura.
Certo, non sono allegri i suoi racconti. L’occhio dell’autrice è troppo acuto per non vedere le brutture della vita che le sta attorno.
I suoni, naturalmente, e lo si evince anche dal titolo, sono particolarmente vivi in Sinfonia di Parigi, il racconto d’apertura, protagonista un musicista che abdica al talento, preferendogli un facile successo.
Il racconto che conclude la raccolta, Il carnevale di Nizza è particolarmente amaro. Incontriamo il classico triangolo, con tradimento all’interno della stessa famiglia.
Possiamo brevemente riassumere la trama, ma questi racconti vanno letti per goderne l’innovativa musicalità e per vederli in un ipotetico schermo perché sembrano vere proiezioni cinematografiche. E non è nemmeno escluso che un giorno possano veramente godere di questa fortunata sorte.
Grazia Giordani
Grazia Giordani
Data pubblicazione su Web: 30 Novembre 2012