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La moglie dell'artista
di Max Phillips, Ponte delle Grazie

ALMA MAHLER: LA "FEMME FATALE", DAL PASSATO CHE NON PASSA
Chiamarla Alma Mahler sarebbe restrittivo, visto che in seguito si chiamò Gropius e infine Werfel, senza contare gli "intermezzi". Alma dal passato che non passa. Alma che dopo un secolo continua a stregare. E a regalarci un ritratto della più affascinante "femme fatale" del ventesimo secolo, è ora Max Phillips ne "La moglie dell'artista", peri tipi di Ponte alle Grazie, nella bella traduzione di Riccardo Cravero.
E sta per arrivare un film "Bride of the wind" ad eternare sullo schermo la vita inquieta e fulgente di questa "musa" passionale ed anticonformista che, alle soglie di una promettente carriera di musicista, preferì essere ispiratrice di artisti, piuttosto che coronare il suo personale sogno di gloria.
I biografi ufficiali dicono che Gustav Mahler (il grande compositore, suo primo marito) morì perché l'amava troppo; che il pittore Oskar Kokoschka (l'espressionista "visionario") non fu mai in grado di riprendersi dalla sua perdita; che l'architetto Walter Gropius (fondatore della Bauhaus), suo secondo marito, era diventato un giocattolo nelle sue mani; che lo scrittore Franz Werfel (l'autore del bestseller "I quaranta giorni del Mussa Dag, suo terzo marito) la definì "una delle rarissime donne magiche"; e che persino un prete, Johannes Hollnsteiner, non resistette al suo charme senza confini.
Maliosa come un mito, trasgressiva come solo sanno esserlo le dive strafottenti, è divenuta un'icona che, con la sua intelligente passionalità, ha saputo ispirare alcune delle menti più grandi del Novecento.
Con penna raffinata e rara capacità di trascinare il lettore, Phillips ha saputo regalarci "un romanzo irresistibile - annota acutamente J.D. Landis, a sua volta autore di "Struggimento", splendida biografia romanzata di Schumann - Mi sembra ancora - scrive - di udire la voce di Alma Mahler: seducente, spassosa, irritante, commovente fino a spezzarti il cuore".
Figlia di un paesaggista affermato, Alma è "la più bella ragazza di Vienna", ai primi del Novecento, frizzante come un coppa di champagne, di quel vino che amava tanto bere, visto che, sensualissima e gaudente su tutta la linea, non disdegnava i piaceri di tavola e cantina.
Dunque uomini super, sempre artisti, sempre speciali sono impazziti per Alma, affascinati e distrutti, sedotti e respinti, presi e lasciati in un continuo frenetico gioco, alieno da pietà.
Alma viveva un irrefrenabile bisogno di conquista: "Un quantità di cose erano cambiate nella mia vita, ma una era rimasta la stessa: ogni volta che ottenevo ciò che volevo, non mi interessava più. Non mi ci volle molto per iniziare a stancarmi di Franz…". Molto del suo fascino, addirittura il suo segreto sta proprio nell'amare più di ogni altra cosa, più dei suoi stessi figli, la passione in quanto tale e non gli uomini che il destino le offrì opportunità di incontrare.
Dicevamo: più dei suoi stessi figli. Perse figlie deliziose per malattia; un figlio maschio nato macrocefalo; abortì spontaneamente e di proposito, ma nulla la distrusse mai veramente: Alma cadeva sempre in piedi. Eppure non era un mostro, nel suo eburneo egoismo c'era spazio anche per aliti di dolcissima femminilità.
Nel bel romanzo di Phillips è la voce di Alma stessa autoironica e senza indulgenze, che, dopo la sua morte, ci racconta il suo turbinoso passato e si ferma a riflettere.
"Ero terribilmente interessata a me stessa, quando ero in vita. Ma ora la mia vecchia me, i miei vecchi mariti, i vecchi nemici, i vecchi figli, ora sembrano tutti un poco trasparenti, come fantasmi, o astrazioni, come dati e cifre. E così rumorosi: quanto baccano facevano sempre. Vi dirò: guardarci dovrebbe essere divertente".
E così, dall'infanzia ai suoi ultimi giorni sfila davanti ai nostri occhi un'esistenza straordinaria a partire dall'infanzia nell'impero austro-ungarico ormai agonizzante, passando attraverso agli anni dell'ascesa nel bel mondo mitteleuropeo, alle tribolazioni della vita coniugale che le andava sempre stretta - infedele costituzionale quale era -, ai lutti dei figli, alla fuga da Hitler, all'esilio dorato in America.
Un passato sempre vivo, riscaldato dal fuoco di passioni folgoranti, perché l'abilità di Phillips sta non solo e anche nel far scorrere le vicende quotidiane sul fondale della Storia grande, quella degli avvenimenti del secolo scorso.

Grazia Giordani

Data pubblicazione su Web: 12 Settembre 2006

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