Recensioni e servizi culturali
A cena con Alain Elkann
Chi ha detto che la provincia è statica,
una "morta gora" dove non avviene nulla? Probabilmente, in momenti
diversi, qualcosa di simile l'abbiamo detto o pensato un po' tutti, soprattutto
noi che viviamo in questi spazi stagnanti. Eppure, a Rovigo (che è "provinciale"
come di più non si potrebbe), sta avvenendo un piccolo miracolo culturale.
E ad accenderlo non sono le istituzioni, non sono i luoghi deputati ad operarlo,
ma una rivista locale che sta generosamente offrendo, con ritmo più che
incalzante, incontri con l'autore.
L'incipit delle intelligenti iniziative, promosse da Antonella Bertoli - direttore
della "Repubblica Veneta" -, coronate da un'affluenza di pubblico
straripante, si è aperto con Luca Goldoni, a cui ha fatto seguito Matteo
Collura, e poi Margherita Hack e quindi Massimo Salvatori e poi Mario Capanna
e finirà provvisoriamente con Paolo Mieli, in attesa di riprendere, dopo
la pausa estiva, con altri nomi di fama nazionale e con le loro opere, pubblicate
dagli editori italiani più noti ed ambiti.
Il penultimo incontro di questa prima serie, ha portato a Rovigo Alain Elkann
(e il suo "Padre francese"), accolto da un'entusiastica partecipazione
di pubblico e portato a tavola in un simpatico ristorante che va ospitando,
nei lunedì letterari, gli autori che accettano di pernottare a Rovigo
e gli addetti culturali della rivista.
All'inizio della cena, il fascino dell'autore (che alcune signore presenti all'incontro
letterario già avevano sussurrato essere "lunare"; oppure "delicato,
come quello del giovane Steerford, di dickensiana memoria), appariva lievemente
appannato dalla grande stanchezza. Forse avrebbe voluto conoscere un po' lo
spirito, l'anima della città e dei suoi abitanti.
Al suo: "Cosa c'è a Rovigo? Sono venuto qui in passato solo una
volta, per incontrare l'amico Cibotto", si sarebbe potuto rispondere: "Una
delle pinacoteche più importanti del Veneto", oppure "Una splendida
chiesa a pianta ottagonale, pavesata di tele ad olio di raro pregio", invece
la fine ironia del professor Sparapan - che aveva suscitato la grande approvazione
dell'autore alla presentazione del suo "Padre francese" - sembra averlo
sconcertato un po', rispondendogli: "Zanzare, tante zanzare!".
Abituato com'è a intervistare nei giornali e in Tv (famose sono le sue
interviste lampo "Due minuti un libro" per Telemontecarlo e quelle
per la "Stampa" di Torino), dimostra un lieve disagio, se non addirittura
noia per la mitragliata di domande che gli piomba addosso.
A chi gli chiede se abbia trovato "intervistandi", difficili, a cui
si debbano estrarre le parole dalla bocca con le tenaglie - lapidario - risponde:
"Sono un maieuta" e non sorride e non dà segno di cogliere
l'uscita birichina di chi sottolinea: "Come Socrate?" . Del resto
non risponde mai alle osservazioni che non gli piacciono o che gli appaiono
impertinenti o invasive troppo della sua privacy, poiché un fatto è
certo: da parte sua non porrebbe mai domande impertinenti; la permanenza nei
collegi ginevrini della sua giovinezza gli ha insegnato un invidiabile self-control
che sembra confinare da vicino con un impercettibile snobismo che indossa come
un naturalissimo vestito.
La buona cena agli "Amici", ravvivata da un Barbera perfetto per corpo
e colore, dalle saporite pietanze e dalla bionda avvenenza di Antonella Bertoli,
sua dirimpettaia, che gli rivolge garbate domande sulla realtà ebraica,
certamente uno degli argomenti che gli stanno maggiormente a cuore, sembrano
animarlo un poco. Afferma di detestare i "pietismi" sulla sofferenza
degli ebrei, nei lager, quel continuo compiangersi non gli appare dignitoso.
Comunque è più che mai significativa la sua icastica ripetizione,
di quanto già aveva affermato pubblicamente: "Fortunatamente anche
Israele adesso ha la bomba atomica". E, con questo, congeda l'argomento.
Si meraviglia della "sapienza filosofica" del dottor Gianni Magnan,
che rappresenta la "proprietà" della rivista, e poi sorride
nell'apprendere che si tratta di un laureato con 110 e lode proprio in filosofia
Non esprime pareri sui colleghi scrittori né in bene né in male,
in linea con la sua estrema correttezza, ma sottolinea amaramente la desolante
diseducazione alla lettura degli italiani, raffrontati agli anglosassoni e ai
francesi: E i raffronti di Elkann non sono certo virtuali, visto che - newyorkese
di nascita, francese di educazione, torinese per parte di madre - il mondo l'
ha girato in lungo e in largo non solo per motivi professionali; e, invidiabile
poliglotta, collabora anche a pregevoli testate straniere e di parola stampata
quindi se ne intende più che mai.
Il suo telefonino squilla continuamente, costringendolo a frequenti uscite dalla
stanza, perché non vuole disturbare la tavolata. La preoccupazione per
la madre, ricoverata molto grave nell'ospedale torinese, è l'unica nota
personale che gli sfugge, riconducendolo ancora a brevi accenni sulla fine sofferta
del padre: una nota breve, un lampo di abbandono raro che commuove chi gli siede
vicino, ma non ha il coraggio di confortarlo.
Domani sarò a Venezia - dice -, e questa prospettiva lo illumina -. La
magia della città lagunare sembra piacergli molto. Andrà a intervistare
Cacciari: l'aspettativa sembra rallegrarlo. Speriamo non si scrolli subito di
dosso l'affettuosa accoglienza della nostra provincialissima provincia.
Grazia Giordani