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Balzac e la Piccola Sarta cinese di Dai Sijie, Adelphi

STORIA DELLA SALVIFICA MAGIA DI GRANDI LIBRI D'AUTORE
Due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di "sporchi borghesi" e nemici del popolo", sono in rieducazione, sulla montagna della Fenice del Cielo, nella Cina rossa. Il presidente Mao, nel '68, aveva infatti avviato un piano destinato a cambiare radicalmente il paese: chiusura delle università e nuovo trattamento per i liceali, mandati in campagna per essere rieducati dai contadini poveri.
Questo è il destino anche dei due protagonisti del delizioso romanzo di Dai Sije che Adelphi - dopo lo strepitoso successo francese - ha portato in Italia per noi, nella ottima traduzione di Ena Marchi.
Una valigia di "libri proibiti", fortunosamente rubata ad un ingrato e sfuggente compagno di sventura - Quattrocchi -, sarà strumento di insperata salvezza per i due sventurati e darà la possibilità a Luo, il più fortunato dei due, di conquistare l'affascinante Piccola Sarta cinese, ammirata e corteggiata da tutti i ragazzi di quella desolata montagna.
"La principessa della montagna della Fenice del Cielo - così ce la descrive l'autore - portava un paio di scarpe color rosa pallido, di una tela robusta e morbida a un tempo, attraverso la quale si potevano seguire i movimenti delle dita dei piedi ogni volta che premeva il pedale della macchina per cucire. (…) Le sue caviglie e i suoi piedi avevano una forma aggraziata che i calzini di nylon bianco contribuivano a valorizzare.(…) Quando si chinava sulla macchina per cucire, il lucido ripiano rifletteva il colletto della sua camicia bianca, il viso ovale e lo splendore degli occhi, senz'altro i più belli del distretto di Yong Jing, se non di tutta la regione."
In mezzo ai patimenti, alle torture della rieducazione: arare ore e ore con il vomere trainato da un bufalo, trascinarsi carponi dentro miniere di carbone, trasportare a spalle pesanti recipienti di sterco umano su per scoscesi dirupi, sottoalimentati, alloggiati in abitazioni malsane su palafitte, i due "rieducandi", anche se afflitti dalle sofferenze fisiche e dalla lontananza della famiglia - figlio di un pneumologo l'io narrante e di un dentista famoso (che aveva curato i denti di Mao), il suo amico -, non perdono del tutto il senso dell'umorismo.
Gustosissima la situazione in cui, per salvare il violino, che all'ottuso capo del villaggio era apparso un oggetto quantomeno sinistro, inventano la trovata per cui la sonata che verrà eseguita si intitola: "Mozart pensa al presidente Mao". Esilaranti le descrizioni dei due giovani inviati - ancora una volta dal capo del villaggio, che eccezionalmente concede loro giorni di vacanza dallo sfibrante lavoro - ad assistere a proiezioni cinematografiche che poi loro dovranno riproporre in versione orale: insomma un cinema raccontato, molto più apprezzato di quello proiettato in sala. La più buffa di tutte le pagine è quella in cui Luo - in quanto figlio di dentista - deve otturare una carie dolorosissima che affligge il capo della montagna, con l'ausilio di un ago azionato dal pedale della macchina da cucire, del sarto, padre dell'ambita ragazza.
Divertente anche la pagina dei due ragazzi che si recano a circuire un mugnaio, per carpirgli antichi canti di montagna, da barattare con Quattrocchi, speranzosi di averne qualche libro in prestito, in cambio; nella sordida casa del mugnaio sono aggrediti dai pidocchi e devono cibarsi di sassolini in salsa, improponibile pasto, a cui si assoggetteranno.
Senza Balzac, Flaubert, Dostoevskij, Tolstoj, Dickens, per citare solo alcuni dei grandi autori, contenuti nella valigia, sottratta al compagno ingeneroso che avrebbe voluto queste preziosità tutte per sé, la vita dei due giovani sarebbe stata ben più grama e non avrebbe soprattutto loro permesso di erudire e sensibilizzare la Piccola Sarta, insegnandole che esiste un mondo fatto di pura, immaginifica bellezza.
Si leggono anche pagine d'amore, in questo spumeggiante romanzo, intrise di candida sensualità, come quelle di Luo e la sua bella al fiume, dove vivono momenti di gioiosa intimità, in una luminosa cornice naturale.
Il guaio finale è che la Piccola Sarta, sollecitata dalle letture e da una sventura (che non vi vogliamo anticipare), si occidentalizza un po' troppo, smette gli abiti di cinese della montagna, e scappa di casa, se ne va incontro ad un destino che, tutto sommato, ci lascia addolorati.
Non ci stupisce il fatto che, proprio in questi giorni, si comincerà a girare il film, in Cina, tratto dalla trama del libro: queste pagine sono un copione perfetto, lo si è capito sin dalle prime righe di lettura.

Grazia Giordani

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