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Esperimento di verità di Paul Auster, Einaudi

VENTIQUATTRO RACCONTI RITMATI SULLA "MUSICA DEL CASO"
Ancora una volta Paul Auster ci dà prova della sua originale capacità di saper ascoltare la fatalità della vita, quella "musica del caso" che ritma da sempre la sua pagina, in maniera inconfondibile.
Già in "Trilogia di New York" avevamo assaporato la propensione dell'autore a costruire storie "attraverso i ricordi - per stare alle sue stesse affermazioni - e i racconti del passato per definire chi siamo e cosa saremo", giocando in una continua creazione di doppi, in un ammiccamento che intriga e meraviglia il lettore.
Nei suoi ultimi ventiquattro microracconti, intitolati "Esperimento di verità", che Einaudi porta in Italia per noi nelle efficaci traduzioni di Magiù Viardo e Massimo Bocchiola - lo scrittore, cinquantaquattrenne, considerato una delle penne in grado di incidere fortemente nella storia della letteratura - si fa più che mai attento alle coincidenze, a quella casualità, in cui la Sorte (la "Moira" degli antichi greci), può prendersi il lusso di muovere gli eventi umani in maniera imprevista ed imprevedibile.
Disseziona gli avvenimenti - questo brillante americano, che ha soggiornato a lungo in terra francese - meticoloso quanto un anatomopatologo, quasi volesse entrare dentro le viscere di corpo e pensieri dei personaggi dominati dal "caso", eterno motore delle sue storie.
"Sono le coincidenze che mi attirano - ha infatti chiarito in proposito -. Tutta la mia vita è segnata da strani eventi. Nelle storie vere, come quelle che racconto, le coincidenze semplicemente accadono. E io le registro. Non credo nel piano divino. (…). Credo che tutto sia dovuto alla Sorte: la vita è un gioco di specchi, ma in un certo momento, per puro caso, capita una certa cosa. Che ti obbliga a una certa scelta".
E così leggiamo, dentro le tessere musive che compongono "Esperimento di verità": la storia di un ragazzo stroncato da un fulmine, mentre il coetaneo Auster - che gli era vicino - è salvo per miracolo; come un tamponamento d'auto salvi, in via indiretta la vita di un gatto tanto amato dalla sua padrona; come un numero di telefono sbagliato faccia nascere l'idea di un romanzo fortunato. E anche in "Trilogia", appunto, tutto era cominciato con uno squillo di telefono, a notte inoltrata, tale da spezzare la solitudine di Daniel Quinn. Avevano sbagliato numero, qualcuno cercava Paul Auster, per affidargli un'inchiesta. Nel nuovo racconto invece, la telefonata sbagliata era diretta a Quinn: anche in questo sta la paradossale abilità dell'autore che gioca con le identità dei suoi personaggi, creando un clima inquietante e surreale che stuzzica la fantasia del lettore.
Nell'ultima pubblicazione - in "Esperimenti" - leggiamo anche come una storica dell'arte sposi, senza saperlo, suo fratello; come l'autore salvi la vita a una piccola amica che stava precipitando sotto un'auto non correttamente frenata; come un salvifico mister Sugar porti allo scrittore e alla moglie, custodi di una splendida villa nella campagna francese, insperati mezzi di sostentamento, quando la fame si era fatta insostenibile; come uno stesso film accompagni la nascita di due sorelle . a distanza di anni; come Exupéry avesse scritto il suo "Il piccolo principe", soggiornando nello stesso palazzo parigino in cui madre e zia di Auster avevano vissuto.
Non contento della casualità, chiusa nel corpo di un racconto, Auster si diverte a creare intertestualità tra un brano e l'altro, con giocosi quanto ammiccanti richiami, visto che l'aspetto ludico non occupa certo un ultimo posto, nella sua scrittura.
Dicono che sia un uomo spiritoso, e non stentiamo a crederlo.
In lui vi è anche un compiacimento etimologico ed anagrammatico riguardante i nomi: "Sugar" si chiama una persona dolce e generosa, di cui abbiamo detto più sopra; "Argue and Phibbs è il nome di uno studio legale, quando "to argue" significa discutere e "fibs", significa frottole. Insomma sarebbe come a dire, uno studio legale di "Contafrottole". E gli esempi potrebbero essere ancora molteplici, a sottolineare il ping-pong interiore, il rimando sempre vivo di richiami lessicali nell'opera di questo singolare autore.
Tanto che si ha l'impressione che - se gli si affidasse una bolletta del gas o un elenco telefonico - non avrebbe difficoltà a trarne romanzesche casualità, tali da divenire suggestivi racconti.

Grazia Giordani

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