Recensioni e servizi culturali
Estensione del dominio della lotta di Houellebecq, Bompiani
TRENTENNI SENZA ILLUSIONI NELLA LOTTA CONTRO
L'UMANITÀ
Verrebbe voglia di sottotitolarlo subito "Trentenni senza illusioni nella
lotta contro l'umanità", il nuovo libro di Michel Houellebecq -
"Estensione del dominio della lotta" - che Bompiani porta in Italia
per noi, accuratamente tradotto da Sergio Claudio Perroni -, dopo averci già
fatto conoscere "Le particelle elementari", uno dei libri più
discussi del '99.
Se ci sono autori che sembrano nati per creare dei casi letterari, pubblicando
libri che dividono la critica e fanno parlare a lungo di loro e della loro opera,
certamente Houellebeccq appartiene a buon diritto a questa schiera, visto che
- anche sul piano umano, al di là di quello strettamente correlato all'ambito
della scrittura -, non esita a fare affermazioni ("Questo mondo non mi
piace. Decisamente non lo amo, la società in cui vivo mi disgusta; la
pubblicità mi nausea; l'informazione mi fa vomitare
un inutile ingorgo
per i neuroni"), non si trattiene insomma dall'esprimere opinioni tali
da renderlo, a dir poco, antipatico. E sembra infischiarsene di questo alone
negativo che gli palpita intorno, mostrando un'indifferenza almeno pari a quella
del personaggio principale del suo romanzo: un trentenne indifferente alla vita,
estraneo persino a se stesso, in compagnia soltanto della propria solitudine,
squallido controcanto di un'esistenza senza valori. Programmatore in una società
di informatica, il protagonista di "Estensione del dominio della lotta",
vive analizzando con la chirurgica freddezza di un anatomopatologo, tutti i
momenti della vita sua ed altrui: il suo "bisturi" è una razionalità
lucida ed implacabile.
L'immenso coro delle relazioni umane si riduce - nella sua algida ottica - a
un crescendo verso la vittoria o la perdita. Sesso e danaro sono le uniche voci
ad aver diritto di spietato canto, dentro questo sfibrante concerto ("
noi
viviamo in un mondo enormemente semplice: da un lato c'è un sistema basato
sulla dominazione, sul denaro e sulla paura - un sistema decisamente maschile,
che chiameremo Marte; dall'altro c'è un sistema femminile basato sulla
seduzione e sul sesso, che chiameremo Venere. Tutto qua. È davvero possibile
vivere e credere che non ci sia altro?"). Chiamare lavoro il danaro e amore
il sesso non è che una scappatoia eufemistica per indorare la pillola,
rendendo più sopportabile la lotta.
Consapevolezza e sarcastica ironia non preservano il super razionale eroe houellebecqiano
dalla urente ferita del dolore esistenziale: non è detto che la sua indifferenza
prefabbricata cerebralmente gli faccia da paravento contro le imboscate dell'esistere.
La consapevolezza di essere un superdotato intellettualmente, non preserva -
chi vive senza il calore di reali rapporti umani, chi riceve per posta solo
bollette da pagare e ha una segreteria telefonica costantemente muta, e un isolamento
alienante, tale da incattivirlo e renderlo meschino - da una rovinosa caduta
psicologica, quella proprio che lo psichiatra-scrittore Vittorino Andreoli,
come ha fatto nella sua ultima raccolta di racconti, definirebbe "Tra un'ora,
la follia
".
È una negazione della vita, una filosofia esistenzialista negativa, quella
sostenuta dallo scrittore francese, con lingua beffarda e surgelata che getta
manciate di ghiaccio nei pensieri del lettore, ma è anche una contraddizione
voluta, uno restare in bilico tra la meta dell'indifferenza assoluta e la sotterranea
necessità di affetto, non solo di sesso senza sentimento.
Sembrerebbe, di primo acchito, che gli eroi letterari dell'autore francese non
avessero più nulla da perdere poiché non hanno mai avuto nulla
in cui sperare e nessuno a cui affidarsi, poiché la crudele lucidità
delle loro intelligenze ha tolto loro la capacità di amare e di credere
negli ideali, eppure è proprio la loro sofferenza a darci la misura della
ancora possibile speranza di salvezza: basterebbe poco, anzi pochissimo, perché
allungassero una mano per cogliere quelle occasioni che non sanno più
vedere, ma che passano ancora insistenti davanti ai loro occhi, resi ciechi
dal disincanto.
È proprio la contraddittorietà esistenziale dei suoi personaggi
- così dibattuti tra la solitudine, che credono di aver adottato per
scelta, nata anche dallo spietato desiderio di primeggiare sull' "altro"
(uomini lupi per i loro simili) - e un sotterraneo bisogno di sentimenti, a
rendere affascinanti le figure dell'autore francese, scritte su misura per coinvolgere
- inquietandoli - gli animi dei lettori più all'erta.
Grazia Giordani