Recensioni e servizi culturali
A CENA ALLE "GIUBBE ROSSE"
Alle Giubbe Rosse, il mitico caffè letterario
fiorentino, così chiamato dal colore delle giacche dei camerieri, si
può respirare ancora una ventata di alta cultura. Qui non si è
spento il ricordo delle riunioni dei futurist del gruppo lombardo - Marinetti,
Boccioni, Carrà - e di quelli del gruppotoscano, intorno alla rivista
di Vallecchi, Lacerba, impreziosita da nomi quali Papini, Soffici, Palazzeschi
e Viviani.
A introdurci nel suggestivo sancta sanctorum della cultura internazionale
è il libro denso di memorie di Albero Viviani, che così descrive
questo luogo incantevole. "Due grandi vetrate, una chiusa e una che serviva
da ingresso, sormontate da un fregio in legno massiccio con un angiolo ghiotto
di birra, sotto una grande scritta Reininghaus ; molte lampade ad arco,
di quelle che oggi si rincontrano soltanto a Parigi e che spandono una strana
luce rosa riposante, sfolgoravano all'ingresso. I camerieri attillati in uno
smoking rosso fiamma e con un ampio grembiule bianco, che li fasciava
tutti come una sottana, davano all'ambiente una nota di originale gaiezza...".
Chi oggi ha la chance di presentare alle Giubbe Rosse un suo libro,
può accostare ancora qualche esemplare dell' "intellighentia"
fiorentina e cenare con letterati quale il poeta Arnaldo Pini che ha appena
dato alle stampe il suo prezioso Marginalia - prefato da Giuseppe Pontiggia
- un raffinato reportage d'anima, "uno specchio non illusorio che
riflette le stagioni insicure e contraddittorie del nostro tempo".
"Difficile immaginare libro - sottolinea Pontiggia - meno attuale di questo
dove l'ardore religioso è alimentato dalle speculazioni dei teologi antichi
e medievali e dalle visioni indicibili, eppure partecipate, dei mistici e dove
la coscienza esistenziale si nutre della radicalità di Kierkegaard e
di Dostoevskij". Pini, ha conosciuto i più bei nomi della cultura
italiana e ha frequentato, proprio qui, alle Giubbe Rosse, Montale e
Landolfi, solo per citare alcuni dei grandi che nomina nel suo intenso "Diario
senza data"- come leggiamo nel sottotitolo del suo libro. Al suo stesso
tavolo siedono ora il critico letterario Piergiovanni Permoli, un'autorità
anche in fatto di critica cinematografica e teatrale, che sta per pubblicare
l'atteso volume Cinema allo specchio e l'amico Francesco Gurrieri, profondo
umanista e acuto conoscitore della cultura artistica toscana che ha appena pubblicato
Palazzo Novecento, recensito e presentato da geno Pampaloni che sottolinea
come in questo autore "i ritratti si allineano con il garbo della discrezione
alla letteratura fiorentina del nostro secolo, da Cicognani a Palazzeschi a
Pratolini, testimoni a favore di quella letteratura.
Chi è particolarmente fortunato può dunque ancora nel leggendario
caffè fiorentino - condotto da Fiorenzo Smalzi - fare simili incontri
e soprattutto respirare l'atmosfera rarefatta, ancora intrisa dell'afflato storico
e poetico di uno spaccato di vita culturale fiorentina - in prospettiva europea
- che ha segnato il clima di una generazione.
Grazia Giordani