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Il conclave di Giancarlo Zizola

"I conclavi hanno una storia tormentata. Ve na furono di poche ore, altri durarono anni. Ma non sempre la fretta fu buona consigliera. Alcuni furono irrorati dalla forza dello Spirito, altri dalla potenza del denaro. Gli attori di volta in volta furono dei santi, oppure, per dirla con Dante, dei barattieri. Coi primi l'elezione del papa fu un compito teologico, coi secondi, semplicemente un affare". Così scrive il vaticanista Giancarlo Zizola in prefazione al suo "Il conclave", un vivido affresco di storia le cui tessere riproducono fatti noti e segreti che vanno dall'elezione di san Pietro a quella di Giovanni Paolo II.
Il tessuto narrativo, sebbene folto di date e citazioni, tiene viva la curiosità del lettore che nel rigoroso saggio, trova anche note umane, dove i conclavi hanno certamente una parte importante, ma sono anche pretesto per proporre ritratti di papi dei secolo scorsi e soprattutto del nostro tempo.
Collegio cardinalizio, potenze politiche italiane e straniere e popolo romano avranno un peso alterno nel tempo, tale da rendere i conclavi talvolta telegrafici - come quello di Perugia del 1216 - per cui bastarono 2 giorni ai 19 cardinali reclusi nel palazzo pontificio per fare papa Cencio dei conti Savelli, che regnò per 11 anni col nome di Onofrio III. Assai lungo, invece il conclave di Viterbo (1268-1271) a cui la penna di Zizola dedica pagine dotte e sapide a un tempo, descrivendo i 18 cardinali murati dentro il palazzo pontificio, temporeggiatori, nonostante i solleciti dei re di Francia e di Sicilia. Il colpo di scena avviene quando il popolo, stanco delle liti porporate, raggiunge il tetto del palazzo e lo scoperchia. Sole e pioggia imperversano e così, finalmente, viene incoronato Gregorio X.
Bolle, concili, Riforma di Lutero e Controriforma, si inseguono nelle pagine e fanno da documentata cornice a conclavi sempre più intriganti e intrigati, dove lo Spirito Santo, purtroppo non sempre sembra essere un Ospite gradito. Senza atteggiamenti moralistici, il vaticanista non passa sotto silenzio il peso degli anni più antichi in cui la sede di Pietro non sempre fu occupata da uomini di specchiata virtù. Il Cinquecento appare come secolo particolarmente dissoluto per la Roma pontificia. Nel secolo seguente, avremo i conclavi nell'Europa di Westfalia (1648) che Zizola descive "nel segno della stanchezza della Controriforma". Con Innocenzo XI (1678-1689) si avrà un ritorno alla sovranità spirituale del papato.
Nel 1799 - sotto il regno austriaco - il sofferto conclave di Venezia, con le fazioni degli "zelanti" e dei concilianti". Dal 1815 al 1831 la sede papale torna in mano a papi pessimisti, con cui "si predica il vangelo e si serve il Corano".
Con papa Sarto (1903-1914) si avrà per la prima volta un pontefice di origine campagnola che sembra non suscitare gli entusiasmi del vaticanista che non esita a sottolinearne lo spirito "reazionario" di papa" pessimista e teocratico".
Gradimento del nostro storico per Benedetto XV (1914-1922) la cui scelta religiosa fu improntata a "un bagno salutare di realismo umano". Combattutissimo il conclave per Papa Ratti, Pio XI (1922-1939) di cui Zizola pone in rilievo la "mania concordataria" di papa troppo politico.
Un conclave rapido per Eugenio Pacelli, Pio XII (1939-1958) "Un papa solo - scrive il saggista - che ha consapevolezza di essere investito di una missione per la salvezza della civiltà umana e cristiana, come guida morale del mondo, autentico 'defensor civitatis' ". Un "monarca solitario", aristocratico, asceta.
Grande spazio dedica il saggista alla figura di Giovanni XXIII (1958-1963) la cui elezione è avvenuta con solo 36 voti. Papa Roncalli avrebbe dovuto avere una funzione di transizione, invece è stato un papa di svolta. Ebbe un peso determinante, non per autorevolezza, ma perché- ispirandosi a S.Bernardo - ritenne che "papa dicitur quasi amabilis pater". Abolitore dei formalismi, portò importanti riforme.
Paolo VI (1963-1978) fu eletto con un duro conclave. Affronterà la sua missione secondo l'imput giovanneo. Sarà detto "principe riformatore" e "papa del dubbio", "papa diplomatico".
Fumata bianca per Albino Luciani, Giovanni Paolo I (1978) dopo un conclave lampo.
IL "papa meno papa" è morto dopo soli 33 giorni di regno, la sua morte ha lasciato sospetti incresciosi fra la gente.
Zizola si ferma a considerare il diverso modo di morire di questi ultimi pontefici: Giovanni XXIII, da patriarca, Paolo VI fuori le mura, Giovanni Paolo I dentro il palazzo, "ma da emarginato, sperduto nella grande Istituzione, come un immigrato della provincia, disorientato nell'anonimità metropolitana".
Quello che conta soprattutto in questo saggio sui conclavi, al di là del rigore storico, è - a nostro avviso - l'intelligente lettura dei fatti dell'autore e, in particolar modo, lo spulciare tra i segreti e le circostanze meno evidenti che, senza la sua curiosa penna, sarebbero andate perdute,
Intrighi, logica degli schieramenti: in questo clima non proprio mistico, Wojtyla ottiene 75 voti più del necessario per l'elezione. Giovanni Paolo II è il raro caso di papa straniero, è un uomo dell'Est. Lancerà lo slogan "Aprite le porte a Cristo". Il suo pontificato è stato segnato nel 1989 dal collasso del comunismo (fine della guerra fredda, divisione del mondo in due blocchi) . eppue questo pontefice dirà in pubblici discorsi che il "capitalismo ha avuto manifestazioni degenerative". E' animato da una forte convinzione della "politicità intrinseca del religioso". E' il papa della "nuova evangelizzazione e del "terzo millennio". Il suo non è un papato delle mediazioni,
ma della sfida e dell'ecclesiocentrismo e della critica alla modernità. Mira a una politica di apertura in campo ecumenico allargata alle grandi forze religiose mondiali.
Wojtyla è un papa che esorta "a fare un esame di coscienza: dove stiamo, dove Cristo ci ha portati, dove noi abbiamo deviato dal Vangelo" e che non esita a definire il Vangelo stesso "un segno di contraddizione".

Grazia Giordani

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