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Il fiume al centro del mondo di Simon Winchester, Neri Pozza

VIAGGIANDO LUNGO LO YANGTZE ATTRAVERSO LA STORIA DELLA CINA
Già con Danubio di Claudio Magris ci eravamo resi conto del fatto che vi siano fiumi capaci di trasportare simbolicamente, dentro la corrente delle loro acque, la storia di uomini e cose dei paesi che attraversano. Ad avvalorarci ancor più in questa nostra persuasione contribuisce Il fiume al centro del mondo di Simon Winchester che Neri Pozza ha portato in Italia, per l'attenta traduzione di Stefano Di Marino.
L'autore - reporter di fama internazionale -, inglese di nascita e newyorkese d'adozione, sa offrirci la serietà di un saggio espresso con linguaggio brioso e scorrevole, nato dalle sue esperienze di viaggiatore instancabile e curioso di etnie e costumi lontani. Tra i numerosi best-seller usciti dalla penna di Winchester, meritano sottolineatura: The Sun Never Sets, Pacific Rising e The Professor and the Madman, pubblicato in Italia con il titolo L'assassino più colto del mondo.
La voglia di narrarci l'epopea dello Yangtze che - nonostante i suoi oltre seimila chilometri - scorre per tutto il suo corso in terra cinese, è nata nell'autore in maniera veramente singolare, legata ad un curioso messaggio ricevuto sul computer e al conseguente invio della copia di un prezioso dipinto riproducente a inchiostro e pastello l'intero corso del "Lungo Fiume".
Già nel motivo da cui prende origine l'incipit del viaggio da parte del curioso reporter, in compagnia della impareggiabile guida cinese Lily, coraggiosa e fattiva, vi è qualcosa di magico e misterioso, anche perché l'autore ha subito la sensazione, esaminando la suggestiva mappa, che in essa stia l'elemento più importante della serie di coincidenze, poiché "il fiume di quel dipinto era proprio quello che stava al centro del suo mondo".
"Alcuni geografi - scrive Winchester, apprestandosi ad intraprendere la sua grande avventura - amano descrivere il fiume come una sorta di cintura, un nastro di seta che cinge la Cina dividendola quasi esattamente in due metà. Nella metà superiore ci sono il cuore, l'anima e il cervello del paese: la terra degli alti e pallidi mangiatori di grano che si esprimono in mandarino, gente discreta e conservatrice, i veri eredi dei cinquemila anni di ininterrotta storia del Regno di Mezzo. Nella metà inferiore troviamo i muscoli e le sinapsi del paese: genti forti, dalla carnagione più scura e dagli abiti più sgargianti, che mangiano riso e parlano complicatissimi dialetti costieri, uomini e donne la cui energia, acume e perspicacia (oltre all'abilità culinaria) hanno diffuso i prodotti e la cultura della Cina nel resto del mondo".
L'autore ci incuriosisce più che mai con tutte queste sue premesse, a cui aggiunge la notizia che lo Yangtze è "un fiume-madre. È il cuore, in senso letterale, figurativo e spirituale, del paese attraverso cui scorre con una maestosa grandiosità".
Eccoci dunque idealmente al suo fianco - sul ponte della nave -, con Lily, macchine fotografiche, carte di navigazione e programma sull'iter da seguire minuziosamente stilato, emozionati, accarezzati dalla brezza marina, pronti ad avvistare il "punto che i marinai di tutto il mondo considerano l'inizio dell'estuario dello Yangtze, il luogo dove il fiume incontra l'oceano". Il viaggio - per meditata scelta del reporter -, inizia all'inverso: si parte dalla fine del corso d'acqua per approdare all'origine e già questa scelta ha dell'originale e del trasgressivo. Fa una certa impressione l'incontro con la Barriera di Woosung (descritta da Tennyson come "un luogo colmo di pericoli e di melanconia, dove i marinai recitano i loro addii e dove i comandanti aspettano di poter virare verso casa. Superare una barriera è un evento: lasciandovela alle spalle, passate da una distesa d'acqua ferma a un ribollire di gorghi; di ritorno affrontate l'ultimo rischio, perché in quel tratto il mare ha ancora una possibilità di prendersi gioco di voi rigettandovi fra i suoi mulinelli..."). Gustiamo, in navigazione, i paesaggi più suggestivi in un continuo variare di luci e colori; alle esotiche bellezze paesistiche orientali si alternano avanzi di una lugubre archeologia industriale e si incontrano popolazioni di difformi e contrastanti etnie.
Ecco Shanghai, la porta spalancata della Cina sul mondo, collegata al cuore interno dell'entroterra proprio dallo Yangtze, divenuto quindi una "lunghissima autostrada" che attraversa tutto il territorio cinese. Risalendo la corrente del mitico fiume dalla misteriosa Shanghai su per le pianure centrali fino alle pendici della catena himalayana, abbiamo la sensazione di rivisitare all'inverso la millenaria storia di un enigmatico popolo, penetrando i meandri oscuri del Regno di Mezzo.
Scendendo idealmente a terra, siamo consapevoli di aver fatto una incomparabile esperienza: abbiamo gli occhi illuminati da paesaggi di struggente bellezza, il cuore toccato dal racconto di orrori storici quali quello del massacro di Nanchino ad opera degli invasori giapponesi nel 1937 e dalla cronaca delle efferate lotte politiche all'epoca della Rivoluzione Culturale, e conserviamo un morboso interesse per la vita torbida della Shanghai oppressa dai gangster, un po' come se vivessimo in un film.
La storia del Fiume al centro del mondo ci ha fatto vivere un viaggio di sogno sul filo del rigore storico, dell'amore per l'avventura, attraverso gli occhi di un grande cronista che ci ha dimostrato di non essere solo una vivacissima penna, ma anche un uomo che (rara avis!) sa anche con garbo ringraziare e non vuole arrogarsi tutti i meriti dell'impresa.
In chiusura, infatti, afferma: "Senza Lily questo libro non sarebbe stato scritto, o almeno non in questa forma (...) Lily è una giovane donna eccezionale e coraggiosa, quel genere di ragazza di cui la Cina dovrebbe essere fiera. Sono certo di non essere il solo a sperare che giovani uomini e donne come lei riescano alla fine a trovare il modo di ereditare la guida del loro immenso paese, permettendo in tal modo alla Cina di offrire, un giorno, un futuro umanamente più dignitoso alla sua meravigliosa e quasi inimmaginabile varietà di popolazioni".

Grazia Giordani

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