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Il sogno di Claire di Stephanie Gertler, Corbaccio

NON ABBANDONARMI, MADRE
Molti romanzi pubblicati da Corbaccio, a partire da La casa delle sorelle e La donna delle rose di Charlotte Link, non dimenticando Quel tipo di ragazza e Una vita sensata di Mary Wesley, sono passati sotto la nostra penna, esprimendo giudizi in proposito, su queste colonne. E ora è la volta de Il sogno di Claire di Stephanie Gertler.
Cosa accomuna questi testi inerenti il pianeta femminile? I temi sono simili, anche se espressi con piglio diverso: l’amore, il vibrare dei sensi, il gusto per il mistero e per l’intrigo. Certamente, avere assemblato in una collana questo tipo di letteratura, faciliterà la scelta di quelle lettrici che amano la leggerezza dell’evasione, traendola dalle pagine di libri rassicuranti e ad emozione – come dire? - controllata.
I personaggi di questo genere letterario vivono spesso in dimore di tipo vittoriano, perché un pizzico d’antan ci sta sempre bene e fa atmosfera. Quindi, anche Claire ed Eli, protagonisti del romanzo della Gertler, abitano in una residenza con queste caratteristiche, adibita a pensione, a Drifting, nelle coste del Connecticut. Psicologa lei, veterinario lui, si amano teneramente, genitori felici di bravi figli, ormai cresciuti.
Se tutto continuasse così liscio, ne uscirebbe un romanzo privo di emozioni.
Ecco che arriva alla pensione Nicholas Pierce, corredato di Kayla, la sua piccola figlia cieca. Da questo momento la trama si fa più intensa, perché Claire che era stata abbandonata ad appena due anni d’età da una madre (tipo «balocchi e profumi»), presa dalla sua carriera artistica e annoiata dal matrimonio – seppur allevata da Jack, un padre meraviglioso – non ha mai risolto il suo doloroso problema dell’abbandono. Tema forte, questo, più volte trattato in letteratura, qui arricchito dal parallelo Claire-Kayla. La nostra psicologa rivive nei Pierce la sua mai veramente superata vicenda, ingelosendo forse anche un poco il marito che la vede così interessata a padre e figlia, ospiti della loro pensione. Claire cerca di sostituirsi alla madre mancante, dando alla piccola quello che tanto avrebbe voluto avere negli anni infantili, ma che non le è stato dato.
La sua ansia di identificazione, atta ad aiutarla a superare il suo trauma infantile, non le risparmierà brutte sorprese.
Nicholas è uno psicotico, un uomo a sua volta traumatizzato da fallimenti, che insegue suoi oscuri programmi di vendetta nei confronti della moglie, accusata di aver abbandonato quella figlia che, in realtà, è stato lui a sottrarle.
Fortunatamente, la figlia verrà restituita alla madre, ma il momento più emozionante del romanzo è quello in cui Claire maturerà il progetto di ritrovare chi l’aveva, a sua volta, così ingiustamente abbandonata.
Sebbene avesse detto in passato alla sua adorata figlia, che l’aveva sollecitata a questa ricerca: «È solo che non so cosa fare se dovessi trovarla. Se mi chiedesse scusa per essersene andata, non so se sarei capace di perdonarla. E se non le dispiacesse, credo che mi sentirei abbandonata un’altra volta», Claire, dopo la vicenda di Kayla, si ammorbidisce e si mette in cammino per ritrovare, dopo oltre quarant’anni, chi le aveva dato la vita, staccandosi da lei, quando più avrebbe avuto bisogno delle sue cure.
Le pagine della maturazione del progetto di ricerca sono le più tormentate. «E se l’avesse trovata e avesse scoperto tracce di Sulie (nome della madre ndr) in se stessa? E se fosse stato meglio non rievocare la sua decisione di andarsene? Jack conosceva Sulie come un marito dovrebbe conoscere la moglie, come Elie conosceva lei? Elie capiva che qualcosa non andava da un semplice gesto della mano, da uno sguardo, dal tono della voce quando lo salutava.»
A questo punto, lasciamo al lettore il piacere della scoperta.
Si incontreranno veramente Claire e Sulie?
E la figlia sarà capace di perdonare?
Un po’ di suspense non guasta, anche quando si sente nell’aria odor di lieto fine.

Grazia Giordani

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