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Infanzia violata

Solo a pronunciarlo il vocabolo pedofilia - quanto mai improprio, a dire il vero, visto che dovrebbe significare amicizia (filìa) nei confronti dell'infanzia - genera in noi un senso di imbarazzato ribrezzo, poiché abbiamo pena di un canceroso, di un emarginato, di uno sventurato colpito da un lutto, ma stentiamo a considerare la squallida perversione di chi corrompe e prevarica l'infanzia - giungendo, nei casi estremi al crimine - come una malattia.
Il pedofilo-killer, quello che ha raggiunto il top della perversione, protagonista di fatti delittuosi che in questi ultimi tempi vanno insanguinando le pagine dei quotidiani mondiali e - purtroppo nazionali - dobbiamo dire che da noi in Polesine ha avuto, per quanto ci è dato ricordare, un solo rappresentante (forse al cadere degli anni Cinquanta, inizio anni Sessanta) con il cosiddetto "mostro di Borsea", seviziatore e omicida di una bimba di tre anni.
Senza giungere ad estremi di così irrimediabile ferocia, non possiamo negare che il fenomeno esista dovunque e che una pedofilia più soft e quindi meno individuabile e facilmente riconoscibile possa trovare spazio anche a pochi passi da noi, praticata da quello che riteniamo essere l'ineccepibile padre di famiglia o dagli esseri umani al di sopra (o al di sotto?) di ogni sospetto.
Come fermare la violenza sui bambini? Quale argine porre tra la perversione e l'infanzia ignara e indifesa?
Sembra dunque che sotto l'apparente normalità i pedofili nascondano tsalvolta un passato di bambini e bambine molestati da adulti perversi e che in molti casi abbiano figli coetanei delle loro vittime. Che vivano in mezzo a noi, nei nostri quartieri, nei nostri condomini, sul nostro pianerottolo. Nessuno infatti parrebbe nutrisse sospetti (anche se a questo proposito qualcuno ha avanzato l'ipotesi dell'omertà) riguardo Zì André, omicida a Cicciano del piccolo Silvestro che ha squartato a colpi di roncola e bruciato in un noccioleto. L' "amoroso" vecchietto non ha poi esitato a compiere l'opera giocandosi al lotto la sua feroce impresa.
Secondo alcuni esperti (e qui si apre un dualismo tra reazionari e liberali nelle scelte) la vigile sorveglianza dei genitori dovrebbe aumentare, purtroppo con conseguente impoverimento degli spazi vitali dell'infanzia che dovrebbe di conseguenza essere tenuta per mano nei supermercati, per la strada, al parco, visto che l'anima dell'orco potrebbe nascondersi - e purtroppo non solo l'anima, ma anche il resto - in quell'innocente vecchietto che sembra leggere il giornale, o in quello che allunga una caramella o un cioccolatino, accarezzando i riccioli della nostra bambina che ci cammina al fianco.
Eppure nemmeno l'allarme permanente, questo clima di perpetuo sospetto è una valida soluzione. In Italia nel 1996 sono spariti 854 bambini, quasi 2,5 al giorno. In Europa un bambino su mille è vittima di un trauma sessuale e 5 su 10 mila di un abuso: i numeri parlano chiaro e ci illustrano una realtà più che abominevole.
Sempre a parere degli esperti, non sarebbero i mostri ad essere in aumento, ma piuttosto è la sensibilità in materia che va crescendo. Sembra che dopo il caso di Silvestro le segnalazioni alle forze dell'ordine siano grandemente aumentate. Obiettori di coscienza e volontari saranno chiamati a vigilare davanti alle scuole. Ma chi ci assicura della purezza dei vigilanti, non si può dare il caso che alcuni dovrebbero essere a loro volta vigilati?
Quello della pedofilia resta comunque un problema soprattutto culturale - e questo concetto è stato ribadito dal presidente della Camera Luciano Violante che auspica l'introduzione dell'educazione sessuale a scuola, la specifica formazione degli insegnanti e una TV maggiormente su scala infantile, più a misura di bambino.
Insomma gli psicopedagoghi, gli uomini di legge, gli psichiatri, i sociologi, auspicano la creazione di una cultura del bambino che lo riconosca come un soggetto pieno, titolare di diritti, primo fra tutti quello di essere libero, creativo e fiducioso negli adulti. Ma la troppa fiducia - interveniamo noi - non potrebbe indurlo in pericolo?
Lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli sembra essere propenso a una "vigilanza capillare" e auspica un impegno globale, di tutti noi al fine di promuovere "un'autentica cultura del bambino che è un bene essenziale per l'intera collettività e non solo per chi l'ha messo al mondo". Lo psichiatra sostiene che ai bambini dovranno essere garantiti spazi fisici e psicologici, nonché serenità, rispetto, attenzione e amore.
Sempre secondo gli addetti ai lavori, un grande nemico della sconfitta della pedofilia resta l'omertà che va a colpire, in alcuni casi, comportamenti aberranti: la gente tace per non essere coinvolta, per indifferenza, per vigliaccheria. La salvezza può venire dunque solo dall'impegno di tutti - in senso lato -, dal concepire l'infanzia come un bene universale, non appartenente al singolo, e dall'impegno del singolo genitore - in senso ristretto -, portato a rassicurare il bambino in maniera vigile, tenendo gli occhi aperti senza eccessivi allarmismi.
Fermare i pedofili forse non è possibile, ma il dialogo con i figli chiaro e rasserenante forse potrebbe rendere i perversi più isolati ed intercettabili, riducendo la loro potenzialità di creare danni. In ultima analisi, per quanto ci sforziamo di apparire pietosi anche nei confronti di questi "malati", non riusciamo a provarne una convinta pena: il ribrezzo ci prende la mano.

Grazia Giordani

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