Recensioni e servizi culturali
L'imperfezione dell'amore di Camilla Baresani, Bompiani
UNA COPPIA, DUE PSICOLOGIE IN CONFLITTO
Molto graziosa, poco più che quarantenne, scrittrice e giornalista di
successo- scrive per “Il Sole 24 Ore” e “Vanity Fair”
– ecologista convinta, partecipa alla campagna “Scrittori per le
foreste”, lanciata da Greenpeace, Camilla Baresani sta già raccogliendo
consensi per il suo nuovo romanzo, L’imperfezione dell’amore (Bompiani,
pp. 187, € 14).
A nostro avviso, la buona accoglienza da parte di critica e lettori, nei confronti
di un tema non certo nuovo, come quello dell’amore, è dovuta non
solo allo stile vaporoso e al lessico così moderno e “parlato”
dell’autrice, ma anche e soprattutto alla situazione sentimentale inedita
e in linea con i nostri tempi – quelli che tutti stiamo vivendo –
che la Baresani ha saputo, briosamente , proporci, senza cadere nell’insidia
del feuilleton.
Era bastato uno sguardo galeotto in un hotel milanese perché tra Galja
e Stefano, scattasse il colpo di fulmine amoroso. Lui è un trentottenne
del Lago di Garda che vive dei residui di una ricchezza familiare ormai disfatta,
poco laborioso, poco produttivo, più incline ad imbracciare le mazze
da golf o la racchetta da tennis, piuttosto che a concludere vantaggiosi contratti
d’affari, come spesso accade a chi è nato bene e non sa cosa significhi
il sacrificio. Lei è una quarantunenne, iperattiva, grande affarista,
una moscovita ex proletaria, diventata ferocemente capitalista. Il risultato
è quello di due psicologie in conflitto. Quella dell’italiano snob,
figlio di un’Europa stanca e decaduta, erede di un benessere vecchio,
contro quella della russa che sta vivendo la fase della sopravvalutazione del
danaro e del suo relativo potere d’acquisto.
A questo proposito, è interessante sentire il parere dell’autrice
(Panorama del 3 marzo 2005), espresso a chi l’ha intervistata, chiedendola
se Galja e Stefano siano personaggi reali. “Sì – ha risposto
– lei è un concentrato delle donne russe che ho conosciuto, ex
ragazze che sono arrivate in Italia negli anni Ottanta, con espedienti o con
matrimoni di comodo. Stefano, invece, ha molto di me, della gente di qui e degli
uomini del lago che ho conosciuto. Ero stanca delle storie d’amore dove
la donna è sempre la vittima, quella che soffre e basta. Galja e Stefano
si mollano, ma lei lo rivuole, fa di tutto per riprenderselo e se lo riprende
in modo non piagnucoloso. È lei la dominante. Galja è di Mosca,
è cresciuta nel comunismo, è scappata perché voleva competere.
Le ragazze arrivate a Desenzano, dopo lo smantellamento dell’Unione Sovietica,
fuggono dalla miseria nera delle ex repubbliche russe che non sono entrate nell’Unione
Europea, oppure non hanno studiato e cercano il modo più facile per riscattarsi:
trovare un uomo che le mantenga”.
Salta subito agli occhi che Galia non è nulla di tutto questo, determinata,
persino con esagerazione, a comprare case, abiti costosi, lusso ad oltranza,
perché acquistando, dimostri che vali. Dopo un anno di storia burrascosa,
tra eros bollente e liti generate dalla provenienza da due mentalità
diverse, assistiamo alla rottura di un rapporto così ardente, ma bastano
quattro mesi di lontananza, perché la sera del Natale ortodosso i nostri
due litigiosi ancora innamorati si incontrino in un ristorante francese a Mosca.
E qui si confrontano, maturati da un’ ultima clamorosa esperienza, proprio
nelle pagine in chiusura dell’appassionante romanzo.
La Baresani non ci offre solo un vibrante viaggio dentro
la difficoltà dei sentimenti amorosi, ma anche ci apre la strada per
addentraci dentro la mentalità e gli usi di un mondo così diverso
dal nostro, quello della Russia prima comunista e poi post sovietica, con tratti
di penna arguti e spesso venati di solleticante ironia.
Grazia Giordani