Recensioni e servizi culturali
La casa delle sorelle di Charlotte Link, Corbaccio
AMORI E FOSCHI MISTERI CHIUSI IN UN DIARIO SEGRETO
Che Charlotte Link ci sappia fare, lo si capisce fin dai primi capitoli
del suo romanzo "La casa delle sorelle" - edito dal Corbaccio - nella
attenta traduzione di Lidia Perria. L'autrice, non ancora quarantenne, nata
a Francoforte e, in un certo senso figlia d'arte, poiché anche la madre
è scrittrice, già a sedici anni aveva dato buona prova di sé,
pubblicando un romanzo storico, seguito poi da una trilogia che l' ha portata
nel numero degli scrittori di successo tedeschi, in continua ascesa.
Ci sa fare - dicevamo - non solo per lo stile fluido ed accattivante, ma anche
e soprattutto, per il ben equilibrato dosaggio di ingredienti che fermano sulla
pagina l'attenzione del lettore: amore, rimandi tra il vissuto dei personaggi
in parallelo, gusto del mistero, condito da note fosche; si sa che un po' di
"noir" ci sta sempre bene e tiene desta la voglia di andare in fondo.
La narrazione si apre in un "clima" caro alle sorelle Brontë:
siamo in quello Yorkshire, cupo e sbattuto dalla tempesta, che tanto ci ha fatto
sognare leggendo "Cime tempestose" e qui incontriamo una coppia di
giovani avvocati tedeschi - Barbara e Ralph -, in piena crisi coniugale, animati
dalla speranza di rinverdire il loro rapporto, con un viaggio in luoghi intimi
ed appartati. Fin dalle prime battute, si intuisce che nella isolata dimora
che li ospita, aleggia un'aura di mistero. Barbara ritrova un diario, scritto
da Frances Gray, antica proprietaria di Westhill House. I destini delle due
donne, così simili per temperamento fiero ed indipendente, sembrano prendere
una strana allure incrociata. Passato e presente si rincorrono nella pagina
con continui flash back, atti a rendere sempre più avvincente la storia
dei protagonisti, inframmezzata a quella di più lato respiro, descritta
nel diario ritrovato: le due grandi guerre mondiali, la lotta per il suffragio
femminile in Inghilterra, i momenti di depressione economica inglesi, sembrano
voler regalare note di maggior verosimiglianza a tutto il tessuto narrativo.
La casa, dopo la morte dei genitori, era stata abitata dalle sorelle Frances
e Victoria, oltre che dalla governante, Laura, che la riceverà in eredità;
il conflitto, ovvero l'invidia tra sorelle, è uno dei motivi conduttori
del romanzo che tocca parecchi filoni, dallo storico-sociale, all'umano-esistenziale,
senza mai assumere voce noiosamente didascalica.
A dividere la determinata Frances - dotata di un'avvenenza intelligente - e
la femminilissima, stucchevole Victoria, concorrerà anche l'amore per
lo stesso uomo che sposerà la sorella più dolce, pur continuando
a restare legato all'affascinante donna libera, al di sopra delle regole correnti
nel suo tempo.
In un romanzo così percorso dall'ala del mistero era inevitabile che
ci scappasse anche il morto: un omicidio involontario (o meglio preterintenzionale),
di cui non vogliamo proprio dirvi di più, onde evitare l'atteggiamento
odioso di coloro che - nel bel mezzo di un film giallo - hanno il vezzo di sussurrare
al vicino di seggiola il nome dell'omicida
La scrittrice non ci fa mancare nemmeno una tempesta di neve colossale che isola
completamente Westhill House (niente luce, niente telefono) e i due coniugi
tedeschi che qui si erano illusi di ritrovare reciproca comprensione. Una ridda
di colpi di scena lega sempre più saldamente il passato degli antichi
abitanti della casa, agli inquilini occasionali, soprattutto alla affascinante
Barbara che, procedendo nella lettura del voluminoso diario, sempre più
si assimila alla defunta Frances., mentre il suo assennato e un po' opaco coniuge,
vaga nella tormenta alla ricerca di soccorso.
Un romanzo che si fa leggere quasi senza tirare il fiato, scontenti di aver
raggiunto la parola "fine", perché un po' di emozione, chiusa
dentro lo scudo della pagina, vivifica i giorni e le notti dei lettori curiosi
di un' esistenza più movimentata di quella realmente vissuta. Avventurosi
- questi lettori - almeno quanto la bella Barbara che non si fa scrupolo a frugare
nei cassetti e nel pavimento di una cantina buia, per di più in una casa
non sua, impadronendosi del passato appassionato e tenebroso dei suoi abitanti.
Grazia Giordani