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142 tele della Mascellani e sculture di Giordani e Tomba donate alla "Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro" a San Lazzaro di Savena
LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO
Con i tempi duri che corrono, poter realizzare un sogno ha quasi il sapore incantato
di una favola. Questa è la sensazione che hanno provato le centinaia
di ospiti assiepati in sala e fuori nell'ampio parco di Villa San Giacomo -
nel dolce panorama delle colline bolognesi -, quando hanno potuto constatare
come la pittrice Norma Mascellani, una "giovanissima" novantenne -
da sempre divisa tra tavolozza e sociale - abbia potuto realizzare il suo sogno,
a lungo vagheggiato, facendo dono alla Fondazione Giacomo Lercaro, a San Lazzaro
di Savena, della sua grande e pregiata collezione di quadri, arricchendola di
opere di Carpigiani e Romagnoli e - soprattutto - delle sculture degli amici
carissimi e - da lei mai dimenticati - Cleto Tomba, scomparso da qualche anno
e Giorgio Giordani, morto trentacinquenne, nel '40, che la critica - assieme
a Luciano Minguzzi - ha consacrato come i " tre grandi scultori bolognesi
del nostro secolo".
Nei nuovi spazi museali della Fondazione si potranno dunque ammirare, senza
date di scadenza (com'è avvenuto per il museo di Giorgio Morandi, che
è stato grande Maestro e amico della pittrice e degli scultori di cui
ospita le opere) le 142 tele della Mascellani, luminose nell'impasto coloristico,
come limpida è stata la vita di una donna che ha scelto da sempre la
"via della bontà". Sensibile e colta, la nostra pittrice, giunta
ad un'età importante, ha deciso (come a suo tempo ha fatto Teresa Morandi)
di affidare alla città e alle sue istituzioni, il corpus principale
della raccolta, senza nulla chiedere in cambio, come aveva sognato da sempre.
E il suo sogno si è realizzato alla grande, proprio perché ha
potuto artisticamente "portarsi appresso", mescolandole alle sue tele,
il "Redentore" di Giorgio Giordani, una scultura di "sofferta
spiritualità", oltre agli eleganti bozzetti per fontana, raffiguranti
figure femminili squisitamente modellate, e il bel ritratto in terracotta policroma,
di cui è stato artefice Cleto Tomba, nel 1931, oltre alle deliziose figurette
in terracotta, ironiche ed ammiccanti.
Hanno "guidato" il pubblico - attraverso le sale - Monsignor Arnaldo
Fraccaroli - presidente della Fondazione Lercaro - che ha fatto gli onori di
casa - il Cardinale Giacomo Biffi - Arcivescovo di Bologna - , il professor
Vittorio Prodi, presidente della Provincia di Bologna, l'avvocato Aldo Bacchiocchi,
dindaco di San lazzaro, il dottor Marco Macciantelli, assessore alla cultura
della Provincia, la dottoressa Marilena Pasquali, direttore scientifico della
Raccolta Lercaro, affiancati dalla pittrice, protagonista felice del movimentato
pomeriggio artistico.
Nella bella monografia - a cura di Enzo Lanzi -, uscita in contemporanea alla
esposizione permanente, troviamo interessanti interventi del curatore dell'opera
(che sottolinea, fra l'altro, come la pittrice, dopo aver ricevuto dal Cardinale
Lercaro il "Premio della Bontà", abbia deciso di devolvere
- da quella data in poi - il ricavato di ogni sua mostra totalmente a scopo
benefico); leggiamo note interessanti di Marilena Pasquali (che evidenzia come
"Norma ritrova su queste pareti tutta se stessa, fotogramma dopo fotogramma:
riconosce il suo volto che muta col trascorrere degli anni, ma rimane sempre
fedele a se stesso - l'ovale minuto, l'espressione intensa, gli occhi pungenti...
-; riconosce i "suoi" luoghi, quelli eletti a rappresentazione del
Sé, dai Paesaggi fuori porta, alle tante Venezie soffuse
di luce liquida, dagli scorci di una San Luca che s'alza dalla brina
di un primo mattino o dalla nebbiolina rosata di un crepuscolo di prima collina,
alle distese di mare solitario, l'Adriatico d'inverno con i suoi silenzi, i
suoi dritti moli deserti e le sue lontananze di infinito."
Oltre a riportare intensi ritratti ed autoritratti che sottolineano la grande
capacità dell'artista di "carpire" lo spirito e il temperamento,
non solo di se stessa, ma anche di chi si è sottoposto al suo pennello,
e dolcissime e sfumate marine e nature morte di rara fragranza tonale -, il
volume riporta anche una selezione di saggi critici di Giorgio Ruggeri (autore
di monografie anche su Tomba e Giordani) che pone in luce la valenza non solo
dei "ritratti in medaglioncino che piacevano anche a Morandi", ma
anche delle "sapienti nature morte di sapore morandiano, delle lagune veneziane,
di cui alcune veramente mirabili". Originale la nota di Cesare Zavattini
che scrive: "La Mascellani trasforma tutto in Venezia, anche quando il
tema è un altro. E mi ha influenzato". Franco Solmi sottolinea che:
"la Mascellani è la protagonista di una storia non scritta, di una
pagina rimossa della cultura bolognese che un giorno o l'altro bisognerà
leggere con attenzione non distratta in quanto essa contiene la testimonianza
vissuta e praticata "a regola d'arte", di una terza via della ricerca
estetica condotta nella nostra città". Ancora Solmi - in un testo
posteriore - : "Netta è la sensazione che Norma Mascellani operi
ormai in una dimensione del tempo e dello spazio inaccessibile, o accessibile
soltanto per via della più pura poesia (...) È una luminosità
nuova quella che accende le tele ultime, come gentili e quasi perverse allucinazioni
cromatiche. Esse sono partecipi e messaggere di un mistero di poesie..."
Vittorio Sgarbi chiede: "Da dove partire per parlare di Norma Mascellani?
Dalla vita o dalla storia? Dalla sua religiosa, monacale fede in Morandi, di
cui porta l'abito come chi appartiene a un ordine, o dalle mie lontane memorie,
veramente dell'infanzia, più di trent'anni fa in un'Italia molto diversa,
con automobili dalle forme oggi desuete (...) Case, luoghi, immagini in un mondo
lento, povero e misterioso (...). La Mascellani ci guarda da un Autoritratto
del '28 con la concentrazione e la sensazione di torpore o di appannamento che
la nostra memoria può avere di quegli anni attraverso il sussidio di
fotografie o di film (...) La Mascellani è cresciuta coerentemente -
scrive in chiusura il critico - e noi possiamo oggi confermare quello che di
sé ingenuamente e limpidamente Norma ha scritto: "Senza avere ambizioni
rivoluzionarie, ben lontane dal mio carattere, anch'io riguardo alla forma,
qualcosa di nuovo, di originale, in quanto forma mia, soltanto e riconoscibilmente
mia, credo di poterlo vantare. Sono molti infatti quelli che, vedendo da lontano
un mio quadro, esclamano: è un Mascellani"".
Grazia Giordani