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La spia improbabile di Daniel Silva, Mondadori

VITA DA SPIA SULLO SFONDO DELLA GUERRA MONDIALE
Una spy-story mozzafiato - La spia improbabile - uscita dalla penna di Daniel Silva, ora pubblicata in Italia per i tipi della Mondadori, con traduzione di Piero Spinelli, dopo il grande successo di best-seller in America.
Giornalista e poi executive producer di celebri programmi d'attualità politica presso la CNN, l'autore ricorre alla sua preziosa esperienza professionale per dare vita alla struttura narrativa di questo romanzo d'azione, ambientato durante la seconda guerra mondiale, ma scritto a pannelli scorrevoli, quasi quinte teatrali che - con sapienti salti di scena - portano il lettore dagli Stati Uniti alla Germania e poi ancora in una Londra martoriata dai bombardamenti tedeschi.
Silva descrive l'atmosfera dei luoghi, il paesaggio, ci fa udire il brusio della folla e il tono delle voci protagoniste, introducendoci nel suo romanzo vissuto quasi in "stereofonia", tanto ci è dato di entrare con naturalezza nella pagina.
Il grande dilemma, l'interrogativo maiuscolo che investe tutto il corso della narrazione, riguarda il luogo preciso dello sbarco in Normandia. Mentre le forze alleate si dedicano a questo grande evento, i servizi segreti inglesi si danno anima e corpo in un'impresa quasi romanzesca: un complicatissimo piano di disinformazione per confondere lo stato maggiore di Hitler, depistandolo verso la prospettiva dello sbarco nel porto di Calais.
A rovinare le aspettative del delicato piano - a poche settimane dal D-Day - compare una fascinosa emula di "Mata-Hari", la "spia improbabile", piazzata dai nazisti anni prima della guerra e rimessa in azione dopo lunga quiescenza, quando Hitler ha sentore che gli alleati stanno preparando un attacco diretto. A dare la caccia alla seducente Catherine Blake sarà Alfred Vicary, un raffinato cattedrattico amico di Churcill, che insistentemente ha voluto conferire al professore lo spinoso incarico di capo del controspionaggio. Il potere di seduzione della nostra spia al femminile non è inferiore alla sua spietatezza: Cartherine uccide all'arma bianca, strappando la vita alle sue vittime con fredda determinazione, servendosi di un micidiale stiletto. L' autore dedica molto spazio, con misurati passi graduali, al ritratto di Catherine Blake - nata Anna Katarina von Steiner, caduta nella rete della Abwehr, irretita dallo spionaggio tedesco con l'inganno, incrudelita dalle sofferenze e dalle sopraffazioni di uomini spietati che hanno abusato di lei. La penna abile dello scrittore, non ci induce a giustificare, ma umanamente a comprendere quali prodromi abbiano cancellato l'umanità della spia. Scene cruente insanguinano spesso la pagina del romanzo in un calibrato dosaggio di alternanza con scene idilliache di descrizioni paesistiche, in cui trovano spazio squarci ad acquerello di una dolce campagna inglese, o descrizioni di interni di case e stanze dei personaggi, inquadrati nel loro ambiente.
Vedremo , nel corso della concitatissima trama, lo scontro continuo tra spionaggio e controspionaggio teutonico ed alleato, senza esclusione di colpi, tendendosi trappole insidiose e cruente.
E' molto credibile il mix tra verità e verosimiglianza storica, per cui danzano nella pagina in un pazzo girotondo figure realmente esistite come quella del Furer, di Eisenower, di Himmler, di Churcill, a cui si affiancano personaggi partoriti dalla vulcanica fantasia dell'autore.
La trama è un mosaico molto complicato in cui le tessere si incastrano in un gioco parossistico in cui l'unico neo è che le coincidenze sono a volte troppo "coincidenti", eppure il lettore non vorrebbe mai staccarsi dall'appassionante romanzo di intrattenimento e - quando arriva all'imprevedibile epilogo - chiude a malincuore il libro, poiché aveva finito col prendere gusto alla frequentazione con il seducente Peter Jordan, l'ingegnere americano, grande esperto nella costruzione di ponti, con Vicary, il professore londinese dalla mente affilata come un rasoio, e persino con figure ambigue come l'aristocratico Boothesby, o con la bellissima e sanguinaria spia. Di cui sente lo charme perverso.
I personaggi importanti o comprimari che siano, sono sempre descritti in maniera puntuale, sia nell'aspetto esteriore dei caratteri somatici e dell'abbigliamento, che per quanto riguarda il temperamento e l'accavallarsi dei pensieri dentro il loro animo. Siamo resi partecipi delle loro piccole manie (l'amore esagerato dell'ammiraglio Canaris per i suoi cani bassotti; la pignoleria di Churcill per la temperatura dell'acqua del suo bagno), dei loro tic, delle debolezze, tanto che se li incontrassimo per la strada avremmo l'impressione di saperli riconoscere: Catherine non passerebbe inosservata ai nostri occhi con la sua figura slanciata e quegli zigomi alti e lo sguardo ardente che le regala fascino, e certamente sapremmo riconoscere il maliardo Jordan così puntualmente descritto e forse saremmo in lieve imbarazzo incontrando Churcill in vasca da bagno, così come ce lo presenta l'autore.
Tutto questo per sottolineare come il romanzo valga al di là del giallo di guerra, al di là dell'impostazione della spy-story, perché è denso di colpi di scena innestati su robuste ed impeccabili basi storiche, è un thriller incalzante "fra i migliori del genere" - come ha scritto il New York Times - sottolineando l'intensità dell'azione e la felice riuscita dei personaggi.
Ormai Daniel Silva è entrato - a giudizio della critica anglosassone - tra i grandi maestri dello spionaggio, in buona e meritata compagnia fra Follet e Carré, pronto ad essere tradotto in molteplici lingue.

Grazia Giordani

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