Recensioni e servizi culturali
La vita davanti ai suoi occhi di Laura Kasischke,
Neri Pozza
NEL ROMANZO, UN ALLUCINATO FOTOGRAMMA DEL
NOSTRO TEMPO
Si resta subito presi, direi quasi impigliati dentro le avvolgenti “maglie”
della scrittura di Laura Kasischke che – col suo nuovo romanzo «La
vita davanti ai suoi occhi», edito da Neri Pozza e sapientemente tradotto
da Massimo Ortelio -, ci trascina, senza preamboli, nel clima di un college
americano.
L’autrice, nota per le sue raccolte di poesie e per i precedenti romanzi
«Suspicious River» e «Withe Bird in a Blizzard», accolti
non solo negli States, con vivo successo da critica e lettori, vincitrice di
ambiti premi letterari, stabilitasi a Chelsea (Michigan), dà felice prova,
in questa sua nuova opera, strutturata in forma innovativa, di una rara capacità
di “scrittura per immagini”, quasi il suo fosse uno scrivere cinematografico.
Due amiche inseparabili – apprendiamo all’inizio della narrazione
– vengono aggredite nei bagni del college da Michael Patrick, un giovane
che avanza indossando una linda camicia bianca, lordata sotto le ascelle dal
sudore della tensione emotiva, sulle labbra il sorriso dello squilibrato, nella
mano destra reca un grosso revolver che avvicina all’orecchio di una delle
due ragazze, terrificandola, mentre sente il calore umano dell’amica accostata
al suo fianco. L’omicida le impone di scegliere, e lei mormora la terribile
sentenza: «Non uccidermi…Uccidi lei. Non me.»
Questa tragica giornata, apparentemente rimossa, continua a vivere dentro la
mente dell’ormai quarantenne Diana, felicemente sposata con un professore
del college; college ombelico del mondo, dal momento che da qui inizia l’insanguinata
vicenda, qui insegnano lei e il marito e la loro vita per buona parte si svolge
dentro l’edificio di questa scuola, in una tranquilla cittadina americana.
Diana si è costruita una vita modello di moglie e madre inappuntabile,
solerte padrona di casa, dopo una giovinezza molto ribelle, scapestrata ed inquieta,
toccata dalla droga (spinelli) e dalla promiscuità sessuale più
sfrenata, da arresti da parte della polizia, per rissa e percosse. Quindicenne,
era stata l’amante di Marcus che l’aveva condotta ad interrompere
una sgradita gravidanza. «Non le era passata neppure per l’anticamera
del cervello di tenere il bambino, né che quella storia potesse sfociare
nella maternità.», tutto questo perché aveva odiato la mascolinità
prevaricatrice del suo seduttore. Anche se qui sarebbe opportuno un distinguo
tra chi seduceva e chi era sedotto, in un’ottica di tale assenza di valori.
Dentro il perbenismo di una vita ora patinata dalle convenzioni borghesi, serpeggia
una realtà allucinata, fatta di spezzoni da incubo, maligni flash di
passato che si ricongiunge al presente, come se la realtà femminile di
questa quarantenne, fosse attraversata da continue lame trafiggenti.
Chissà quale bel film avrebbe saputo trarre Hitchicoch da una trama così
piena di risvolti inquietanti e contorti!
Diana “sente” strane presenze, come se la storia terribile dell’omicidio
in sua presenza, da lei addirittura avallato – per salvarsi la pelle -
continuasse a perseguitarla: «China su letto della figlia, con la schiena
rivolta verso la porta della cameretta, Diana ebbe, per un istante, l’impressione
che ci fosse qualcuno alle sue spalle, nel corridoio, e si voltò di scatto.
Non c’era nessuno.»
È come se la protagonista del romanzo avesse due vite sovrapposte in
cui ritrova gli stessi nomi, persino gli stessi caratteri di scrittura, lo stesso
gatto (redivivo?), le stesse situazioni del suo passato, sempre in un clima
di dubbio e di visione onirica, dentro cui alitano rumori esterni ed intimi
alla sua vita, in una ridda quasi stregata.
Sarebbe piaciuta a Joyce – quello dell’«Ulisse» - la
capacità di questa scrittrice di annullare le differenze di tempo e di
spazio, in un fluire ininterrotto della coscienza, conducendo il lettore verso
un finale del tutto inaspettato, passando attraverso sentimenti, paure, crudeltà,
illusioni di una gioventù americana vulnerata dal perduto spessore della
vita.
Grazia Giordani