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Le sorgenti dei sogni di Francesco Alberoni, Rizzoli

IMPARARE A LEGGERE IL PRESENTE PER CONOSCERE UN FUTURO MIGLIORE
Quali sono le ragioni del grande successo di Francesco Alberoni, un sociologo che esce dalla lezione della psicoanalisi? Il modo facile di esporre concetti difficili e soprattutto il linguaggio alieno da preziosismi elitari, una prosa per tutti, una scrittura che indossa l'abito di tutti i giorni e non vuole abbigliarsi con il frac - sembrano essere le prime risposte che vengono alle labbra -, ma non va dimenticato il modo nuovo, e lontano dal tradizionale virile imbarazzo, che l'autore propone nel parlarci di temi quali la sua teoria dell'amore e dell'innamoramento.
Alberoni ha capito che la gente quando legge vuole capire e soprattutto aspira ad entrare in sintonia emotiva con l'autore, in un produttivo dialogo virtuale con lui, quasi fosse suo compagno di seggiola in un'amabile conversazione.
Questa impressione che già avevamo provato leggendo "Genesi" e soprattutto "Ti amo" e "Abbiate coraggio", ci viene ampiamente confermata da "Le sorgenti dei sogni", la raccolta di mini saggi che il sociologo - editorialista del "Corriere della Sera" e Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazioni IULM di Milano - ha ora pubblicato per i tipi della Rizzoli.
L'arco temporale dentro cui corre il fiume di riflessioni dell'autore va dal marzo del 1948 al dicembre del 1999 e sembra quasi - salutando il secolo che ci portiamo alle spalle -, volerci indicare vie salvifiche e consolatorie per farci entrare, rinvigoriti dalle sue esperienze, nel nuovo millennio.
Senza mai pontificare "ex cathedra", Alberoni propone dunque una chiave di conoscenza del futuro adeguata a menti che sappiano leggere il presente, invitandoci a ripercorrere fiduciosi il suo lungo cammino.
Contrapposti all'ansia crescente, all'incertezza, all'inquietudine degli anni che stiamo vivendo, il sociologo pone in luce il bisogno di credere in valori di fondo salvifici, di radici stabili nella società, il desiderio di vivere in comunità confortanti. E sono proprio queste aspirazioni, queste speranze, questi desideri che l'autore studia ed interpreta, regalandoci sulla pagina il risultato delle sue puntigliose analisi, delle sue riflessioni alla ricerca dell'origine dei sogni, arricchendole di raffronti fra una civiltà e un'altra (noi e il mondo anglosassone; noi e il mondo orientale, mondo cristiano e mondo musulmano), permettendo sempre al lettore di entrare nella stanza della sua intimità, delle sue esperienze umane e sentimentali: "Ricordo una esperienza, vissuta a Pavia, molti anni fa. Erano i primi giorni che trascorrevo con mia moglie: Sono nel giardinetto davanti al castello, improvvisamente percepisco che il tempo si è fermato. Dico "si è fermato" perché questa esperienza mi ha fatto venire in mente la frase di Goethe: "Attimo fermati, sei bello!". E ancora, a proposito dell'umanità che ha perduto il linguaggio con cui nominare la sfera affettiva sentimentale, le proprie speranze, desideri e paure : "È in questo universo devastato, saccheggiato, falsificato, corrotto, ormai reso afasico che è piombato il mio libro "Innamoramento e amore". Che ha nuovamente raccontato a tutti il sentimento più antico, quello che conoscevano dalla tradizione millenaria. Quello cantato dalle canzoni e dalla poesia; il libro ha espresso ciò che intuitivamente tutti sentivano e pensavano, ma che nessuno osava dire".
Sono espressi in maniera piana e volutamente colloquiale, temi forti come quello del benessere (con la classifica dei "beni di cittadinanza", quelli che possiedono quasi tutti, che ci conducono ad un "movimento collettivo di aggregato", per cui la gente compie le sue scelte per imitazione, e poi ad un "movimento collettivo di gruppo", in cui si forma una comunità, ovvero un momento aggregante di forte solidarietà); della pubblicità, del divismo, dei consumi (per cui "gli oggetti hanno significati diversi nei diversi ambiti sociali. Sono l'espressione di progetti, di speranze, di tipi di relazione.(…) Osservando l'arredamento di una casa, dal soggiorno alla camera da letto, al bagno, al modo in cui sono collocati gli oggetti, si possono capire i diversi ruoli sociali della donna e dell'uomo, e perfino i rapporti emotivi che esistono fra loro".
L'innamoramento ha uno spazio ricorrente, quasi un leit-motiv, nella saggistica alberoniana, non meno forte però di temi quali: "Consumi e trasformazione sociale", "Il Sessantotto" che l'autore dissente da chi lo vuole nato con l'occupazione parigina della Sorbona, trasferendolo piuttosto in Italia. "Ecco i fatti - scrive -. Nell'autunno del 1967 l'Università Cattolica aumenta le tasse. Gli studenti serali si agitano, quelli diurni li appoggiano. Sembra una normale rivendicazione sindacale, anche se dura, con toni di protesta, di lotta contro l'ingiustizia, contro le disuguaglianze".
Non manca, nella silloge dei saggi, un analisi del linguaggio, dell'amicizia, dell'erotismo, della politica e morale, di sentimenti scottanti come la gelosia e l'invidia, dei nuovi movimenti (dalla "Lega" a "Forza Italia"), toccando una miriade composita e sfaccettata di tensioni, desideri, delusioni, aspirazioni, senza tacere la sfera del "sacro e profano", passando attraverso "scienza e morale" per approdare nell'amato tema del "restare innamorati", per cui "Lo stato amoroso non è un permanente, un essere, ma un farsi, un divenire. L'amore non dura perché si irrigidisce, ma perché si rinnova, rinasce".

Grazia Giordani

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