Recensioni e servizi culturali
Le storie di Carpaccio di Augusto Gentili, Marsilio
Augusto Gentili, già autore di acuti studi
su Mantegna, Bellini e Giorgione, cattedrattico alla "Sapienza" di
Roma, con il suo ultimo saggio intitolato Le storie di Carpaccio - uscito
per i tipi dell'editore Marsilio - , ci propone le storie figurate di Vittore
Carpaccio, secondo i metodi dell'iconologia contestuale.
Pone attenzione particolare ai referenti direttamente stabiliti dalla storia
ufficiale, senza trascurare la tradizione, sul filo della cronaca, sempre confortato
da documenti d'archivio, registri di fraternite, lettere, e testimonianze di
varia specie.
Con sottile ironia e penna arguta, gentili osserva nell'incipit della sua opera
che le storie di Carpaccio godono di situazioni di privilegio in quanto a collocazioni,
esposte in gallerie veneziane e belle chiese, ma prosegue osservando che : "Riproduzioni
in smaglianti colori , d'insieme e di dettaglio, si trovano immancabilmente
nei calendari illustrati e, talvolta, nelle locandine pubblicitarie di ristoranti
che vantino nel loro menu qualche sofisticata variante del celebre piatto a
base di carne cruda tagliata sottile. Le immagini di Carpaccio - più
di molte altre - appaiono disponibili, leggibili, comprensibili. Ma lo sono
davvero ? E lo saranno altrettanto le sue storie ? Come sottrarle - le immagini
e le storie - alle pratiche di pura degustazione ?"
Proseguendo nella consultazione del saggio si entra dentro uno stimolante clima
imaginifico - per dirla con voce dannunziana - sottolineato dalla grande
sapienza dell'autore che non lesina fonti e riferimenti storici e di tradizione
per rendere comprensibili, e non solo di primo acchito, ma con meditata documentazione,
storie di santi - che piacerebbero a Garcia Marquez, quello Degli amori e
di altri demoni - storie mirabolanti, fantasiose, improbabili, di cui l'autore
va cercando le radici e l'evoluzione.
L'autore si dimostra anche polemico nei confronti della struttura dei correnti
testi di storia dell'arte e del modo approssimativo di gestire le fonti
e sottolinea che l'informazione a grandi linee, orecchiata, non ha nessuna efficacia,
è anzi dannosa.
Apprendiamo da Gentili le fonti sicure di Carpaccio - senza la conoscenza
delle quali sarebbe impossibile entrare veramente nel pregnante significato
dell'opera del pittore - e veniamo a conoscenza della Legenda aurea di Jacopo
da Varagine e del Catalogo sanctorum di Pietro de' Natali.
Lo storico dell'arte e saggista è molto puntuale e didscalico, senza
essere pedante, nel puntualizzare i significati di simbolo-metafora,
soprattutto per quanto concerne la valenza di animali simbolici : draghi,
serpenti, lucertole, rospi ed avvoltoi, per citarne solo alcuni nella vasta
produzione del pittore, avranno significati religiosi, morali e politici che
travalicano la loro immediata apparenza, anche se di norma rinviano alle loro
caratteristiche naturali. L'autore sottolinea la difficoltà data dalla
polivalenza nella simbologia e dedica particolare cura - anzi centrale studio
- alla precisazione della metafora, simbolo del grande nemico, il demonio, simboleggiato
poi da Federico Barbarossa, diavolo persecutore dei cristiani, schiacciato poi
dalla Chiesa, per cui la metafora - argomento chiave del libro - "acquisisce
tradizione e codificazione, dal punto di vista di Venezia e del suo mito di
città cristiana pacifica e savia, con le storie dipinte e ridipinte nella
sala del Maggior Consiglio in palazzo Ducale".
Il testo - sottotitolato Venezia, i Turchi, gli Ebrei - scritto in prosa colta,
ma non "paludata", solo apparentemente è un'opera per addetti
ai lavori, in realtà è una piacevole lettura per chiunque ami
l'arte e la storia, soprattutto quella ancora da interpretare, magari chiusa
sotto le immagini di Vittore Carpaccio.
Grazia Giordani