Recensioni e servizi culturali


Lista di nozze di Jean Rouaud, Oscar Mondadori

UN INTENSO RITRATTO DI MADRE INCORNICIATO NELLA STORIA DI FAMIGLIA
Sì, ha fatto bene Jean Rouaud a decidersi, dopo essersi impegnato in svariati mestieri, a dedicarsi interamente alla scrittura, perché sarebbe stato un vero peccato che piegandosi a lavori di altro genere, disperdesse le sue straordinarie capacità, privando noi di capolavori quali "I campi della gloria" (Oscar Mondatori 1995) - con il quale vinse il premio Goncourt, bestseller internazionale, tradotto in ben venti lingue - e che ora ci privasse di quel gioiellino che è "Lista di nozze", che Mondatori ha appena pubblicato nella brillante traduzione di Laura Frausin Guarino.
"Lista di nozze" (titolo originale: Pour vos cadeaux) è il quarto capitolo di un progetto di letteratura della memoria e del dolore con cui Rouaud, nato a Nantes nel 1952, ricostruisce la storia della propria famiglia. Già In "Les champs d'honneur" l'autore ci aveva dato prova dell'immenso amore di un quarantenne - lui in persona - che narra, a partire dai suoi ricordi d'infanzia, un certo numero di storie del passato della sua famiglia, allora mossi questi suoi ricordi dall'impulso mentale che la morte del padre aveva causato.
Ora, l'evocazione intimista di Rouaud, rivisita le figure dei suoi cari (la "petite tante" Marie, lo zio Emile) regalandoci delle vere miniature, briosi schizzi tra il sentimentale e l'umoristico, fra cui campeggia la figura materna, uno dei più intensi ritratti di madre della letteratura contemporanea, espresso con elegante dolcezza, con un filiale affetto che non scade però mai nella retorica del patetico.
Assorbita nell'eccezionale e forte personalità del marito, Annick era vissuta in ombra, silente, discreta, fino alla notte del dicembre 1963 quando resta improvvisamente vedova. Dopo lo strazio di un dolore così improvviso, la mite signora reagisce con un'energia insospettabile, risolta a non soccombere allo strazio e alla nostalgia, decisa a non chiudersi nell'incomunicabilità del lutto, trovando piuttosto nella gestione del negozio avviato con il marito, una riserva di forza e determinazione tanto insospettata quanto inesauribile
Paradossalmente, la morte dell'amato coniuge la fa rinascere a nuova vita.
Sono difficili da raccontare i romanzi di Rouaud, narrazioni praticamente senza trama, flash di anima, proiezioni di un cuore vibrante, cocktail di tenerezza ed ironia; romanzi fatti di impressioni, sul filo di una serpeggiante nostalgia; ritratti di interni (per cui l'autore ci porta nei pressi di Nantes a casa sua e ci fa sentire voci, musiche, profumi, risate, singhiozzi, il tinnire del campanello del negozio di famiglia…).
Sentiamo il ticchettio dei tacchi di questa sua madre fine, educata, discreta, che ha studiato in buoni collegi e che, con la vedovanza, ha ritrovato piaceri dimenticati come quello del pianoforte e ha saputo trasformare il commercio un po' dozzinale del marito, in qualcosa di più raffinato, dove viene spontaneo depositare la propria "lista di nozze" per l'acquisto non di banali articoli per la casa, ma per comperare finissime porcellane di Limoges.
Non demorde questa madre resuscitata da una vita di riflesso, una vita un tempo da comprimaria e continua nella sua fervente attività.. "Se ne avrà voglia, se il cuore le reggerà, arriverà al terzo millennio trotterellando sui suoi tacchetti. Inutile farle la lezione, la conosciamo la nostra ridente gabbianella: chinerà il capo a mo' di finta penitente, borbotterà qualcosa, e voi parlate pure, tanto è lo stesso. La decisione di fermarsi non verrà da lei."
Quando il temuto momento di quella inevitabile "fermata" è arrivato, l'autore chiude la sua commossa narrazione, con note accorate, di struggente nostalgia: "E comprendiamo - scrive - che nostra madre, defunta, ha approfittato della nostra momentanea assenza per risparmiarci quell'ultimo respiro, il petto che si abbassa e non risale più, per risparmiarci il terrore, il grido e le lacrime".
E la narrazione si chiude, lasciandoci in cuore una velata nostalgia, una malinconia che non è disperazione, perché l'autore continua a sentire e a farci percepire la risata materna "impetuosa come un'onda", un'onda che resta nella tenerezza dei ricordi.

Grazia Giordani

Torna all'indice delle Recensioni