Recensioni e servizi culturali
Mrs.Kimble di Jennifer Haig, Marco Tropea
MRS. KIMBLE: IL ROMANZO DI TRE SOGNI ROVINOSAMENTE
DISTRUTTI
Incontrare un‘opera prima di rara qualità come Mrs. Kimble, il
coinvolgente romanzo di Jennifer Haigh, che Marco Tropea ci propone nella bella
traduzione italiana di Chiara Gabutti, non è fatto comune, anche se il
minimalismo americano, in letteratura, a partire da Hemingway – che ne
è stato il pregevole maestro – passando attraverso Carver, Ford,
Leavitt e Cunningham, ci ha abituato ai grandi romanzieri americani. Questo
romanzo d’esordio, ha giustamente fruttato alla giovane autrice bostoniana
l’Hemingway/Pen Award, proprio nel 2004.
Al di là della trama affascinante, proprio perché abilmente congegnata
con sapienti giochi di rimando ed incastro, siamo rimasti incantati dalla capacità
di scrittura minuziosa ed elegante, atta a farci entrare spontaneamente nel
pieno dell’azione, a fianco di personaggi così vivi e ben descritti.
Tre donne, tre modi diversi di amare, tre sogni rovinosamente distrutti. In
estrema sintesi questa è la sostanza della narrazione, ovvero il dipanarsi
di tre esistenze femminili, perdutamente prese da un camaleontico charmeur,
incantatore senza scrupoli, capace di macchiare, come inizio, l’innocenza
di Birdie, la diciottenne, sempliciotta ragazza di provincia che, inviata in
un collegio del Sud da un severo genitore, indignato per le attenzioni amorose
riservatele da un inserviente di colore, cadrà fra le braccia del reverendo
Kimble, folgorata dall’irresistibile suo sguardo azzurro e dai suoi modi
fluidi e dalle sue mani di velluto.
Birdie firmerà così il contratto della sua rovina: presto abbandonata
dal capriccioso pastore di anime, con due teneri figli, incapace di cavarsela
da sola nella vita, finirà alcolista e disperata.
Ken Kimble la lascia per Moira, involontario trait-d’union per fargli
incontrare la seconda vittima, l’ ereditiera Joan, afflitta da un male
fisico che ha menomato la sua femminilità. Nuovo matrimonio dell’impudente
ex pastore che non esita, per i suoi meschini fini a spacciarsi addirittura
per ebreo.
La terza moglie del vedevo, presto consolato, sarà Dinah, l’ex
bambinaia dei suoi abbandonati figli. Tutte e tre molto più giovani dell’irriducibile
seduttore, lo ameranno secondo la forza del loro carattere e della loro condizione:
con estrema ingenuità, quasi dabbenaggine Birdie, così inesperta
del mondo; con iniziale gratitudine Joan che – dopo l’intervento
chirurgico – pensava di non poter più essere amata, con abbandono
assoluto Dinah che lo vedeva come un essere superiore.
Inutile negare che Ken Kimble ci appare (e così, purtroppo inizialemente
non è apparso alle sue donne!) come un irresistibile serpente, mutevole
nell’aspetto, nell’abbigliamento, nel linguaggio e persino nella
religione, pur di ottenere i suoi bassi scopi in tutti i campi, capace di indurre
tre figure femminili, lontane per età, estrazione ed ideali, ad essere
concordi solo nell’unica aspirazione, quella di diventare Mrs. Kimble.
L’indagine continua dell’autrice tra la capacità di ingannatore
del suo protagonista e la vulnerabilità delle vittime al femminile, deborda
dalla trama stessa del romanzo, spingendoci a una riflessione su cosa spinga
una donna tra le braccia di uno sconosciuto, prestandogli fede in maniera così
assoluta e fatale.
Sono i suoi occhi così splendidamente azzurri? I suoi modi di miele?
L’attenzione che sembra mostrare come se fosse del tutto preso? Quale
debolezza rende le sue prede complici consenzienti? Questa è certo una
grande domanda che la Haig lascia a noi maliziosamente aperta, offrendoci la
storia di una fascinazione senza rimedio – sulla falsariga della moira
degli antichi greci, di quell’ineluttabile destino cui non è possibile
sottrarsi.
Romanzo pieno di sorprese, di colpi di scena, un debutto veramente di tutto
rispetto che si fa leggere con la velocità dei libri che coinvolgono
nel profondo.
Grazia Giordani