Recensioni e servizi culturali
Primo romanzo di Mazarine Pingeot, Rizzoli
AMORI PARIGINI TRA AUTOBIOGRAFIA E FINZIONE
Non ci sentiamo del tutto in sintonia con il giudizio del "Figaro",
a proposito di Primo Romanzo di Mazarine Pingeot, uscito in Italia per
i tipi della Rizzoli, dopo essere stato pubblicato - Premier Roman -
in Francia dall'editore Julliard.
"Un romanzo che lascia dietro di sé un innegabile senso di freschezza",
commenta il quotidiano parigino; a noi sembra che questo sia piuttosto un libro
che fa pensare alla vita ingarbugliata dei giovani del Quartiere Latino, con
i loro amori, i loro dubbi, che vivono con ardente frenesia, ballando al ritmo
di musiche ossessive, tutt'altro che astemi e alieni dalla droga. Il malessere
e il disordine di questa generazione di fine millennio è descritto, con
penna naturale, senza artefazione, dalla figlia naturale di François
Mitterand che, per vent'anni, è rimasta nell'ombra e che ora chiede a
critica e lettori di "essere giudicata solo per il suo talento". Operazione,
questa, non facile ad attuarsi, poiché critica e lettori sanno che la
ventiquattrenne Mazarine - di aspetto più che grazioso, agrégée
di filosofia all'École Normale, figlia di Anne Pingeot, conservatrice
del Museo d'Orsay -, è nata da tanto famoso padre. Ciò non toglie
che la sua opera prima, cui farà seguito un romanzo già in cantiere,
di altro argomento, sia di gradevole lettura, per il concetto giovane dell'amore
e per il piacevole contrasto tra una prosa elegante, di taglio classico, con
avvenimenti e concezioni di vita strettamente del mondo d'oggi, parigini al
cento per cento, come parigina è l'atmosfera che si respira a folate
intense dentro la pagina.
Incontriamo subito Agathe, "frivola, attratta dal piacere in genere, sensuale
e intellettuale" e Victor, "sentimentale illogico, forse romantico".
Ambedue ventenni, studenti alla Sorbona, senza preoccupazioni economiche - vista
la vita che conducono - convivono amandosi in maniera molto "aperta",
ovvero fedeli nell'infedeltà, se così si potesse dire. Agathe
ama infatti anche Hadrien che psicologicamente sostituisce quasi il fratello
gemello, morto suicida: un tocco di morbosità non guasta in un romanzo
francese che si rispetti. Victor, da parte sua, durante un soggiorno di studio
londinese, si innamora perdutamente di una matura madre di famiglia dal fascino
carnoso quanto carnale. Victor, purtroppo, è sempre soprattutto attratto
dalla "donna che non c'è": quando è tra le braccia di
Suzanne, pensa di aver dimenticato Agathe, ma in realtà le vorrebbe tutte
e due, senza rinunciare nemmeno ad Helen.
Una caduta da cavallo di Agathe complica le cose. Victor corre al suo capezzale,
lasciando l'amante londinese distrutta dallo strazio. Eppure non smette di telefonarle,
non sa staccarsi del tutto nemmeno da lei.
Il finale lo lasciamo ai lettori, perché è originale e in linea
con l'afflato morbosetto che abbiamo sottolineato più sopra: anticiparlo
sarebbe tradire il romanzo.
Grazia Giordani