Recensioni e servizi culturali
Quel tipo di ragazza di Mary Wesley, Corbaccio
LA BELLA ROSE, TRA VERO AMORE E CONVENZIONI
SOCIALI
Ci sono romanzi che gli editori avveduti spediscono in libreria proprio sul
far dell’estate, ben sapendo che le donne sono le lettrici più
attente e che sotto l’ombrellone si ha voglia di qualcosa di frizzante,
che faccia compagnia, che distragga, divertendo. E queste sono le caratteristiche
di «Quel tipo di ragazza» di Mary Wesley che il Corbaccio ha portato
per noi in Italia nella brillante traduzione di Silvia Bini.
L’autrice inglese, scomparsa novantenne l’anno scorso, ha cominciato
a scrivere giovanissima, ma ha pubblicato il suo primo romanzo dopo i settant’anni,
collezionando successi, molto conosciuta anche in Italia per «Una dubbia
eredità», «Una vita sensata», «Una fantastica
esperienza» (Longanesi) e per «Un pezzo d’arredamento»
(Corbaccio).
Anche in questo suo ultimo romanzo – ambientato nell’Inghilterra
della seconda guerra mondiale - la Wesley mantiene la sua cifra stilistica venata
di piacevole ironia, molto attenta alle descrizioni del paesaggio esterno e
di quello intimo dei suoi personaggi che fanno da corona alla bella Rose Feeling,
una riuscita figura femminile che sa muoversi con disinvoltura tra vero amore
e convenzioni sociali.
Tutto sommato una donna vincente che sposa il noiosetto Ned, prototipo del benestante
inglese, abbastanza banale, ma non rinuncia alla passione per Mylo, l’amante
tutto estro e capacità di stupire. Una donna, la vivace Rose, incapace
di rinunciare alle sicurezze borghesi e agli agi di una bella, aristocratica
casa nella campagna londinese, e nel contempo all’eros mozzafiato dell’amante.
Sembrerebbe una storia piuttosto scontata, perché nella vita reale, chissà
quante donne sono vissute facendo scorrere la loro esistenza sopra un doppio
binario, ma l’autrice, con penna elegante e dialogo vaporoso, sa iniettare
novità dentro una trama che parrebbe non presentare nulla di nuovo, arricchendola
di flash sorprendenti e concludendola con un finalino adeguato.
Fuori e dentro al triangolo Rose-Ned-Mylo, si inseriscono personaggi minori,
comunque sempre ben caratterizzati: gli ambigui Nicholas ed Emily, legati da
consuetudini piuttosto incestuose, torbidi sotto molti profili, amici di cui
Rose avrebbe fatto volentieri a meno, vista anche la tresca che la ragazza ha
intrecciato con Ned e la nascita poi di una figlia dalla paternità incerta.
I protagonisti – con Rose in prima fila - non sembrano avere propriamente
valori etici troppo saldi, la disinvoltura, appunto, di cui parlavamo più
sopra, la fa da padrona, ben tratteggiata e sostenuta dalla Wesley che ammicca
verso noi lettori, quasi sussurrandoci una sua teoria per cui ad ogni età
si avrebbe diritto all’amore che parrebbe risultare eterno, solo se si
è sposati a qualcun altro.
Il romanzo si apre con la morte di Ned e con la conseguente decisione di Rose
di lasciare al figlio e alla nuora libertà di vivere nella splendida
“Slepe”, la casa di famiglia nella campagna londinese, ritirandosi
in un albergo.
«A sessantasette anni aveva ancora un bell’aspetto, occhi chiari,
capelli che un tempo erano stati biondo cenere ora tutti cenere, con tante linee
intorno agli occhi e la bocca piuttosto grande. Le mani tradivano la sua vera
età». Dunque, Rose, è una vedova ancora piacente che, cambiando
alloggio – staccandosi da quella magnifica casa dove aveva alternato momenti
d’amore tollerabili col marito a parentesi sconvolgenti con l’amante
– in realtà rinverdisce tutti i ricordi, uno ad uno, convivendo
con essi e rendendocene partecipi, come se avesse aperto le porte delle sue
stanze, e ancor più quelle del suo cuore, mostrandoci trascorse paure,
delusioni, cedimenti, momenti di gioia e di ubriacante piacere.
Quindi, Rose, pur avendo scelto la solitudine, non è mai sola. I ricordi
le fanno buona compagnia. E non solo i ricordi. Il suo Mylo, morta Victoria
che aveva sposato, visto che Rose era risoluta a non lasciare Ned, salta fuori
nuovamente a causa di un matrimonio di famiglia.
Vedovi entrambi, ancora piacenti. Chissà?
Le trecentocinquantadue pagine del romanzo si lasciano leggere rapidamente,
punteggiate da dialoghi stuzzicanti e da pagine “pizzicorine” che
vivacizzeranno la vostra estate.
Grazia Giordani