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SCRITTURA DI EMOZIONI NELLA RICERCA GRAFICA DI MAURIZIO BAROZZI

Avere recensito Maurizio Barozzi pittore e scultore, ci agevola il compito di leggere anche la sua produzione grafica, il suo stile di "scrittura" artistica della realtà che lo circonda, prosciugandola dalle "facilitazioni" della pittura pura, confortata dalla ricca pennellata, o della scultura in cui la vis plastica ci regala in aggiunta la visione della tridimensionalità.
La grafica di Barozzi è asciutta, senza essere eccessivamente stilizzata: un modo conciso dell'artista di proporci i suoi temi conduttori, arricchiti anche da ispirazioni nuove, pur sempre trattate con coerenza, senza allontanarsi troppo dal suo stile personale. Il tema del dolore esistenziale, della fatica di vivere, persiste, sottolineato dalla presenza forte dei "barboni", uomini alla deriva, che - per necessità o per scelta -, consumano i loro giorni ai margini del vivere civile. Splendida, per eleganza, la sanguigna in cui un clochard si piega in avanti, in un estremo gesto di disperazione, e chiome e vestito si fondono in un unico amalgama, quasi l'uomo si fosse fatto "cosa", tanto è triste il suo terreno destino. Ancora barboni fra i rifiuti: umanità reietta e condannata a postazioni di minoranza, quasi mimetizzata fra le immondizie; a descrivere queste emozioni grafiche, la pennellata di colore si fa acida, ricorrendo agli ocra e ai verdi spenti.
In "Cristo fra i barboni", Barozzi ritrova l'impianto dell'"Orto degli ulivi", in cui la figura del Redentore campeggiava candida e solitaria tra gli apostoli; anche in questa sanguigna Cristo ci appare solo, i diseredati gli voltano le spalle, non sembrano essere coinvolti dal suo messaggio, anche perché il figlio di Dio ci appare ineffabile e, a sua volta, è appartato, a sottolineare il tema dell'incomunicabilità, dell'assenza di travaso di emozioni tra uomo e uomo, uomo e Dio.
Non solo i vagabondi abitano tra i rifiuti, anche il mondo animale acquisisce un suo spessore: nell'immaginario artistico trovano spazio degli agili e saettanti mici affamati, rassegnati a cibarsi di immondizie. Il tema si fa ancora più forte ed assoluto: un clochard entra realmente in un bidone dei rifiuti, rifiuto egli stesso, con ai piedi un piccolo micio che si arrampica: Per consolarlo? Per cercare un po' di calore? Il messaggio non è mai platealmente esplicito, è giusto che l'enigma venga svelato di volta in volta dalla sensibilità del fruitore. Si ha comunque la sensazione che i barboni abbiano maggior feeling con i felini che con i loro simili. In effetti la sequenza uomo reietto-animale ha un'azione in tre tempi in cui ci sembra di notare una voglia di avvicinamento, se non altro da parte del micio solitario.
Il divino è sempre "terragno" : un dio-uomo con sangue e carne e umana sofferenza; molto suggestiva la sanguigna in cui il Cristo sembra triplicarsi (o tripartirsi?) in una inquietante dissolvenza.
Le bagnanti nude sulla spiaggia, sedute o sdraiate, rese con pochi tratti nervosi, guardano un cielo di nuvole, nemmeno in vacanza l'umanità di Barozzi - maschile o femminile - ha l'aria felice.
Maschere: Arlecchino e Pulcinella a dirci come l'uomo sappia camuffare sentimenti ed emozioni, a volte tradendo se stesso.
Stampa, giornali stazzonati e spazzatura sembrano vivere uno stato di endiadi, una scoperta allusione all'effimero, al caduco, al blà- blà di un mondo non certo gratificante, di cui il nostro grafico vede soprattutto i lati negativi.
Un bucato sventola al sole, si muove, oscilla sul foglio; nella fantasia dell'artista diventa una schiera di "finti angeli": speriamo che il capriccio del vento regali loro un aspetto più gratificante, speriamo che una brezza nuova sappia dar loro la forma della speranza.

Grazia Giordani

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