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Storie inquiete e disorientate di Giuliana Pistoso, Tufani Editore

Sono sapidi spicchi di vita queste Storie inquiete e disorientate che la veronese Giuliana Pistoso ha scritto con piglio volutamente "svagato", senza un'apparente, precisa orientazione, ma in realtà con l'intento di colpire proprio la sensibilità maschile, a cui queste "tranche" di esistenza sembrano particolarmente dirette. Un libro dunque al femminile per il sesso dell'autore, dell'editore Lucia Tufani, per lo stile aggraziato della copertina, ma grintoso nei contenuti, soprattutto quando il tema è quello della guerra.
Giuliana Pistoso ha un retroterra letterario di tutto rispetto per serietà di studi storici - per la Mondadori ha pubblicato Grandi regine, Donne qualunque nel tempo, Robespierre - ha collaborato a settimanali Rizzoli, ha fondato la rivista Sel, uno dei periodici scientifici di maggior prestigio internazionale, e - nonostante diriga una collana di scrittura femminile della Essedue edizioni - ha avuto la finezza di non pubblicare con se stessa, ma di rivolgersi altrove. Per brevità abbiamo citato solo per via riassuntiva la fervida attività di questa vulcanica scrittrice nella cui opera notiamo un unico neo : una certa tendenza a dividere i buoni e i cattivi della società secondo l'egida politica. Ma, superato questo scoglio dobbiamo dire che - sotto il profilo strettamente letterario l'opera della nostra veronese è di prima qualità, sia per la vis drammatica che risalta in particolare nel racconto I giorni dell'ira in cui situazioni e personaggi del periodo storico del Ventennio sono descritti con grande abilità nel ricreare il "clima" e nel dare corpo e carattere ai personaggi (deliziosa quella coraggiosissima Alberta !) ; sia per il grande senso dell'umorismo, anche se talvolta è un umorismo amaro.
Esilarante il brano dedicato a Letteratura rosa, gustosissima presa in giro dell'atmosfera che regnava nelle redazioni dei settimanali femminili, con i consigli del caporedattore, per cui i racconti avrebbero dovuto avere un incipit con entrata in tromba, sarebbe a dire senza troppi preamboli e con quel preciso e assai buffo decalogo di limitazioni a cui la scrittrice avrebbe dovuto attenersi.
L'umorismo da rosa si fa nero nel racconto Feuilles d'album, in cui ci scappa addirittura il morto, anche se non si tratta di un morto ammazzato, ma di un commendator Zaniboni, "passato a miglior vita", come direbbe un personaggio di Fulvio Tomizza.
L'humour della nostra autrice può tingersi anche di colori domestici, come in Tu ci sai più fare, malizioso bozzetto di vita.
Le storie, che sembrerebbero spaiate, senza filo conduttore, petali di fiori differenti, in realtà sono intelligenti tessere di un unico mosaico che ci regala un quadro di un'Italia della memoria che corre sui binari di episodi bellici della Grande Guerra e di quella degli anni Quaranta, con un dopoguerra difficile soprattutto per la donna che la Pistoso "difende" con penna decisa, intinta in un femminismo non fine a se stesso, ma sempre razionalmente motivato.
Molto arguto e solleticante il vocabolarietto in premessa, dedicato - precisa l'autrice - alle donne nate nella mia terra (veronese ndr) nei primi anni 20, cioè poco dopo la prima guerra mondiale, ma credo che il suo significato possa essere allargato a tutto il Paese".
E l'autrice non si sbaglia : il suo mini-dizionario ha una valenza universale, serio nella sua apparente giocosità, scritto con frizzante ironia, con prosa elegante, uscita dalla penna di una donna che sa farci riflettere sui grandi problemi della storia, di quella quotidiana di cui siamo tutti protagonisti, e - quello che più conta - ci riesce senza mai indurci alla noia.

Grazia Giordani

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