Recensioni e servizi culturali
Una piccola storia ignobile di Alessandro Perissinotto, Rizzoli
Tutte le sfumature del giallo
Non fa meraviglia il buon posto in classifica – decretato
dal giudizio dei lettori – guadagnato dal nuovo romanzo di Alessandro
Perissinotto. Intendiamo dire che chi legge il genere noir ha saputo esprimere
un giustificato interesse poiché Una piccola storia ignobile (Rizzoli,
pp.247, euro 17) è un giallo ben costruito, in quanto attraversato anche
da risvolti sociali e soprattutto dallo sguardo lungo e acuto di un autore non
indifferente ai problemi contemporanei della nostra vita. Vincitore del Premio
Grinzane Cavour 2005 per la narrativa con Al mio giudice, l’autore torinese
- docente presso la facoltà di scienze dell’Educazione nell’ateneo
della sua città – ha confermato la sua brillante capacità
di narratore, capace di immedesimarsi nella psicologia femminile di Anna, la
protagonista, una psicologa detective per caso, per bisogno di danaro, visto
che i suoi guadagni sono esigui, maggiormente ristretti dal divorzio da un marito
immaturo, infedele eppure sempre molto presente nei suoi pensieri. Anna, per
impellenti necessità economiche accetterà dunque l’incarico
di indagare – conferitole da una donna di successo della Milano bene –
sulla vita della sorellastra Patrizia, finita sotto le ruote di un‘auto
pirata. Il cadavere della sventurata ragazza è scomparso. Questo è
il primo grosso mistero che impegnerà l’indagine della nostra psicologa-detective.
Seguendo la regola aurea dei gialli di qualità, i sospettati o sospettabili
sembrano balzare fuori dalla pagina sotto i nostri occhi, inducendoci a pensar
male del dottor Maestri, medico curante di Patrizia ormai in agonia; a diffidare
di Imperiale, il datore di lavoro, proprietario della fabbrica presso cui la
ragazza prestava servizio; di Pasquale Avvisato, un giovane siciliano di cui
parlerà la trasmissione televisiva Chi l’ha visto? misteriosamente
scomparso e a sua volta parrebbe legato d’amicizia alla ragazza. Sospettiamo
persino di Marco un aitante medico che intreccia una relazione abbastanza squallida
con la protagonista della narrazione, incline ad accontentarsi di una storia
di ripiego, di un piuttosto che niente, visto che quello che le sembrava essere
l’amore vero l’ha lasciata con l’amaro in bocca. E forse dentro
l’area della “piccola storia ignobile” vive anche l’umiliazione
dei propri sentimenti traditi, dell’accettazione di un lavoro non adeguato
per sopravvivere, non adeguato al punto da costringere la nostra detective a
scavare nell’arida terra di un’insidiosa periferia, frequentata
da malavita e prostitute, alla ricerca di un cadavere scomparso dalla propria
bara. Affiancati ad Anna, viaggiamo tra Bergamo Alta, dove la detective divide
la vita con la deliziosa micia Morgana – dopo il divorzio da Stefano –
e la livida provincia milanese, avvolta da un perenne sudario di nebbia. Proprio
qui, nella boscaglia del parco Agricolo Sud di Milano, divideremo con Anna la
fisicità della sua paura, quando sola, in piena notte si dedica agli
scavi per appurare la verità. A catturare la nostra attenzione non sarà
solo l’esame attento dei fatti accaduti che scorrono sotto i nostro occhi
come i fotogrammi di un film, ma anche e soprattutto l’analisi psicologica
dei personaggi dipinti con uno stile narrativo più che mai avvincente.
Anche quelli marginali, minori, posizionati sullo sfondo, hanno un loro carattere
ben delineato ed espresso con dialoghi appropriati. I temi della solitudine
e dell’incomunicabilità trovano uno spazio esistenziale molto forte
nella narrativa di Perissinotto che sembra conoscere a fondo queste voragini
dell’animo umano, coagulate attorno alla figura della protagonista che
non sa dialogare con la madre da cui si sente disapprovata per il divorzio dal
marito, che ha per unica vera amica la sua gatta, insoddisfatta dalla storia
di sesso con l’aitante Marco con cui sta ricalcando all’inverso
la vicenda che l’ha indotta a divorziare da Stefano. Il finale –
dopo gli indizi sapientemente disseminati nella pagina dall’autore –
è talmente sorprendente da apparirci un poco anche inverosimile: un vero
coup de théâtre quale degna chiusura di una storia così
intrigante che ci ha fatto riflettere sui valori alti della vita.
Grazia Giordani