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Wonder Boys di Michael Chabon, Rizzoli

UN WEEKEND DI FOLLI AVVENTURE DI EX "RAGAZZI PRODIGIO"
Ci spiace apparire una voce fuori dal coro nel commentare il valore del secondo romanzo di Michael Chabon, così osannato dalla critica per la sua opera prima, "Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay", definito da critici di conclamata fama "un lavoro ammirevole, qua e là irresistibile"; "il più bel romanzo attualmente in circolazione", dotato della "vitalità ruspante dell'emigrazione ebraica nella New York del primo dopoguerra"; ricco di "esuberanza emozionale e scoppiettante ironia nei dialoghi"... solo per citare alcune delle lodi uscite dall'entusiastico commento dei più importanti quotidiani nazionali, propensi a ritenerlo "il più grande scrittore americano della sua generazione".
Avremmo potuto pensare che l'autore avesse esaurito tutto il suo talento in questa sua prima prova, visto che "Wonder boys",tradotto ottimamente da Luciana e Margherita Crepax, pubblicato dalla Rizzoli ci ha fatto l'effetto di un polpettone, ingentilito qua e là da flash comici o abbandoni sentimentali non certo sufficienti per far gridare al capolavoro, se non avessimo conosciuto l'uso degli editori di pubblicare consapevolmente opere di minor talento, sulla scia di romanzi di scuccesso. Sorte questa, toccata anche a Marai, con i romanzi usciti dopo "Le braci" e a Cunningham con quelli che hanno fatto seguito a "Le ore".
Incontriamo in questa faticosa opera, piena di forzature, ex ragazzi prodigio che in un weekend di folli avventure cercano motivi esistenziali per il loro vivere al di sopra delle righe.
In parte opera autobiografica, ed è storia più che nota, senza scomodare una volta di troppo Flaubert, quella per cui gli scrittori parlano di sé anche scrivendo di altri, la pagina dell'autore ci presenta un gruppo di svitati, format o da Grady Tripp, scrittore quarantunenne, accompagnato da Terry Crabtree suo editor e amico fin dai tempi degli studi universitari e da James Leer, discepolo di Grady: un terzetto allo sbando, afflitto da un momento nodale dell'esistenza: Grady soffrel'abbandono della moglie numero tre e ha l'amante incinta, con un chilometrico romanzo incompiuto ("Wonder bois", appunto) da consegnare all'editore Crabtree a sua volta legato a doppio filo dagli esiti positivi di un successo editoriale; per chiudere in allegria (si fa per dire!) la presentazione dei tre personaggi anticipiamo al lettore le intenzioni suicide del fragile James, prototipo di molte nevrosi americane, cultore appassionato del cinema holliwoodiano, con particolare attaccamento a Frank Capra.
Una nota positiva, nel romanzo, potrebbe essere rilevata nell'intento socio-esistenziale di sottolineare le angosce, e le speranze ora deluse ora felicemente avverate di giovani che si avviano alla maturità, evidenziando sentimenti forti come quelli dell'amicizia e dell'amore.
L'autore, nato a Washington nel 1963, con la sua citata precedente opera, ha vinto il Pulitzer prize, ambitissimo riconoscimento.Vive a Berkeley in California con la moglie avvocato e scrittrice di thriller, e i figli. Da "Wonder boys" - uscito in America nel 1995 - il regista Curtis hanson ha tratto un film con Michael Douglas.

Grazia Giordani

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