|
Comprende ventitre racconti, in parte autobiografici (fra
cui: Pelle di ramarro, Aurelio, Arabesco); in parte nati da fatti
di cronaca o da racconti di persone incontrate nel corso della vita. (cfr.
L'anima del gatto che ha dato il titolo alla raccolta, ispirato
dalle confidenze di un'amica).
L'autrice ha sempre preso spunto da fatti reali, dilatandoli poi attraverso
la lente d'ingrandimento della sua ispirazione letteraria.
Nella prefazione, Flaminio De Poli, raffinato uomo di lettere e saggista,
docente di discipline umanistiche negli anni liceali della scrittrice,
sottolinea come nella Giordani risplenda "la ricercatezza stilistica,
il linguaggio terso e pulito, solo di tanto in tanto affabilmente salottiero"
E come "Immagini aeree fatte di niente abbiano la forza segreta dei
respiri profondi. Quelli che assorbono le tensioni estreme e le scaricano
nel mondo del polo negativo. Vi succedono pause di silenzio, trine di
ricordi al centro di un'infanzia ignara alla quale la Giordani appare
fortemente affezionata. Senza sofferenza, perché la rivive come
se fosse una realtà senza tramonti.
Arabesco, Ritratto in cornice, Pelle di ramarro ed altri racconti
sono piccole perle narrative, schegge incandescenti di vita. Come certi
fiori appartati di campo, che si lasciano osservare da lontano: soltanto
un breve soffio di vento anacronistico ed estraneo, varrebbe a dissolverli
"
La raccolta, dedicata a Hena - morta pochi giorni prima che il libro fosse
stampato - si apre con il racconto da cui ha preso il titolo, storia di
un suggestivo transfert psicologico uomo-animale, e prosegue con:
Le amiche, sensuale narrazione con doppio finale - espediente letterario
caro allo stile narrativo dell'autrice -; Tavolo da bridge nasce
dall'hobby del marito della scrittrice, valente bridgista; Arabesco,
scritto negli anni Settanta è strettamente autobiografico, venato
di frizzante ironia; L'Indemoniata è stato ispirato da un
servizio sugli esorcisti e i "posseduti", al tempo della presenza
della cronista nelle pagine de Il Resto del Carlino; Ritratto
in cornice e prende avvio da un fatto realmente accaduto ad un'antenata
dell'autrice, fuggita di casa con un violinista; Clodoveo e Rosa
e Le spoglie d'Ignazia sono ancora racconti di famiglia. Degni
di rilievo speciale - stando ai giudizi critici della stampa -: La
bretella rossa che continua in Ippolito si sveglia, improntati
ad una realtà visionaria e volutamente paradossale.
Come comincia:
Nerone era un gatto con l'anima, così almeno credeva il suo padrone,
un anziano ingegnere che, reso obeso dall'età, conduceva da anni
una vita inerte, troppo sedentaria.
Il bel micio dal superbo mantello, color della notte, era entrato nella
sua vita quasi per caso, dopo aver girovagato a lungo nel dedalo di vie
della Padova storica. Play boy del mondo gattesco, Nerone era l'immagine
della forza, era il fuoco bruciante e ardito della vita.
L'ingegnere aveva la certezza che fosse avvenuto un misterioso transfert
tra il suo spirito ormai stanco ed infiacchito e l'animo fiero del gatto,
quasi un tacito patto faustiano che gli ridava voglia di vivere, anche
se per procura, per interposto animale.
Non si sentiva più una carrozza vuota, ferma in un binario morto
senza speranza di ripartire. Letture e ascolto della musica erano sembrati,
al comparire della malattia, i suoi unici svaghi possibili. Ora non era
più così. Ogni volta che vedeva Nerone tornare pesto per
le battaglie d'amore, risentiva battergli la danza della vita, riprendeva
interesse a quanto gli accadeva intorno. Immaginava
|