"SIGNORA A UNA PIAZZA" Presentazione del romanzo alle "Giubbe Rosse" di Firenze Presentazione romanzo Grazia firma il primo volume del romanzo "Giubbe Rosse" - Il volantino pubblicitario della presentazione del romanzo nel famoso caffè letterario di Firenze |
Signora a una
piazza, esce nel 1995, dedicato al marito dell'autrice, per i tipi
di Turismo & Cultura. Il titolo - che originariamente era Donna a
una piazza -, viene cambiato all'ultimo momento, perché in contemporanea
(raro caso del destino letterario!), una giornalista milanese, lo aveva
usato per un suo saggio sul mondo femminile. Il cambiamento non ha certo danneggiato il romanzo, sottolineando addirittura la "signorilità" della protagonista. Infatti, Ginevra Valmarana è da tutti chiamata "la signora", soprattutto per lo stile di vita improntato alla ricerca della raffinatezza e per il progressivo rarefarsi dei rapporti con gli abitanti della sua città. A Badia Polesine - dove è nata e dove ha trascorso l'infanzia -, Ginevra vive gli anni dell'età senile, senza perdere il gusto per il bello e i "colori" della vita, avvertendo una suggestione sempre viva, in lei suscitata dall'antica abbazia, dal cui chiostro prende appunto avvio l'incipit del romanzo. È infatti durante la visita alla cappella della "Vangadizza" che la sensazione di un presenza maschile la porta a ripensare al suo passato. "Sentì un passo leggero alle spalle. Era entrato un uomo vestito di scuro, di statura media, che non si tolse il cappello ben calcato in testa, e parve salutarla in maniera impercettibile, senza aprire la bocca, con un piccolo battito di ciglia che avrebbe potuto essere un tic o un gesto riflesso, per difendersi dall'ombra improvvisa, incontrata all'interno " L'originalità del romanzo consiste nel dubbio sottile tra immaginato e reale: è come se il "fantasma" appaia a Ginevra, anticipando la comparsa dell'uomo in carne ed ossa. Scossa da questo incontro, la protagonista si improvvisa scrittrice, vivendo un romanzo nel romanzo, nello stile di Truffaut che fece vivere un film nel film, mago in questi artifici. Ginevra, anche se e forse proprio perché incontra dolorosamente l'amore, chiude sdegnosamente i suoi giorni da single, imprendibile, orgogliosissima padrona della sua solitudine. "È un fantasma il protagonista dell'ultimo romanzo di Grazia Giordani - scrive Giuliano Ramazzina nel giugno del 1995, nelle pagine culturali de Il Resto del Carlino - che dopo L'anima del gatto e Hena, si rituffa nella sua fervida fantasia, condita di tempestosa interiorità, per continuare un percorso letterario già felicemente delineato. "Sarebbe bello che incontrassi un fantasma" - dice a un certo punto Ginevra. Bello e possibile, se si concepisce appunto la vita come un romanzo, se montalianamente sentiamo "l'immobilità come un tormento". Ginevra, donna "fortunatamente a una piazza" è un altro miracolo umano che esce dall'universo caro alla Giordani. Un universo dominato dalla cultura e dalla gentilezza, ma anche dalle regole borghesi e "infrante"; dalle lacerazioni interiori che si assommano ai turbamenti esistenziali; dai personaggi sempre colti e magari artisti, in ogni caso sempre originali (vedi i due maschi del romanzo: Guido, il pittore e Luigi, detto Chiodo, il giornalista); dai "triangoli" amorosi che sfiorano l'erotismo, ma che proprio per questa leggerezza sono forse più "torbidi" e carichi di sensualità. Un regno assolutamente dell'inquietudine stemperata nelle buone maniere. Qual è infatti l'idea di vita di Ginevra? "Esplosioni di colore, emozioni trasgressive, annegate dentro un mare di tenerezza". Ginevra insofferente alla noia. Ginevra che manovra la sua vita per uscire dall'immobilità. Ginevra che scrive un romanzo diventandone protagonista e lo mette tra sé e i suoi due uomini fino al finale rigorosamente doppio. L'ultimo libro di Grazia Giordani, ritagliato in una Badia che assiste come addormentata e indifferente ai drammi individuali e di coppia che pure realmente scoppiano copiosi e dirompenti tra via Cigno e l'oratorio di S.Antonio, è un altro spaccato di quella borghesia, eternamente in crisi, tra stanchi riti domestici, obblighi matrimoniali, frustrazioni carrieristiche, in un clima di insopportabile aurea mediocritas polesana che porta spesso sul lettino dello psicanalista. Un regno dove l'unico modo per mettersi in discussione e godere della libertà tanto desiderata è appunto vivere - come dice la protagonista - in bilico tra realtà e fantasticheria, ma senza rompere nulla. E sperando sempre di trovare un fantasma che ci porti via". Il romanzo ha avuto una trionfale presentazione alle "Giubbe Rosse" fiorentine nell'ottobre del 1995, dopo essere stato accolto dalle più importanti biblioteche italiane. Come comincia: |